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Editoria 10 Nov 2011

Siddi: "Per l’editoria solo un soffio d’aria Appello in tre punti al Parlamento e al nuovo Governo"

“E’ solo un soffio d’aria il ridimensionamento dei tagli all’editoria contenuto nel maxi emendamento alla legge di stabilità. Meglio di niente. E’ un piccolo risultato delle azioni portate avanti dagli organismi di settore per sostenere il pluralismo dell’informazione e aprire una fase di transizione verso una riforma degli interventi pubblici, che ha trovato autorevole ascolto e risposta nel Capo dello Stato.

“E’ solo un soffio d’aria il ridimensionamento dei tagli all’editoria contenuto nel maxi emendamento alla legge di stabilità. Meglio di niente. E’ un piccolo risultato delle azioni portate avanti dagli organismi di settore per sostenere il pluralismo dell’informazione e aprire una fase di transizione verso una riforma degli interventi pubblici, che ha trovato autorevole ascolto e risposta nel Capo dello Stato.

Ma 20 milioni in meno di tagli a fronte di oltre 50 che rimangono e che sono ben superiori alle dimensioni delle sforbiciate medie di tutti i settori mettono in ginocchio decine e decine di testate, in crisi centinaia di posti di lavoro di giornalisti e alcune migliaia di operatori diretti e indiretti del settore.
Immaginare una tenuta, già nel breve periodo, per giornali di idee, gestiti in cooperativa o  da centri no profit, o pubblicati all’estero o per le minoranze linguistiche diventa ora molto, molto problematico.
L’emergenza non può non impegnare il Parlamento, alla ricerca di soluzioni sostenibili. E’ un appello forte per l’equità e lo sviluppo.
Nello stesso tempo al Governo che ancora c’è e soprattutto a quello che verrà chiediamo tre piccole cose immediate:
1) l’assegnazione ai capitoli del Ministero dell’Economia del debito dello Stato verso le Poste per le somme non pagate a fronte degli sgravi tariffari per la spedizione dei giornali che sono stati in vigore fino  a marzo del 2010, con ricalcolo dei fondi dell’editoria;
2) l’assegnazione all’emittenza locale del minore taglio di 80 milioni iscritto nel maxi emendamento per il Ministero delle Poste; è una misura indispensabile per impedire il tracollo totale del pluralismo dell’informazione garantito nel territorio;
3) l’introduzione di un’aliquota dell’1, 2 % sulla pubblicità televisiva, a fronte dello squilibrio altrimenti sin qui incorreggibile nella ripartizione delle risorse, per finanziare almeno in parte il pluralismo dei media e il welfare del settore.
Non vi è dubbio infatti che la crisi che si apre ancora più grave oggi determinerà costi sociali pesantissimi, strutturalmente più onerosi del risparmio che si fa sui conti pubblici con i tagli.”

 

IL GIUDIZIO DI FULVIO FAMMONI SEGRETARIO CONFEDERALE DELLA CGIL

I tagli del governo all'editoria sono stati leggermente ridimensionati. Un primissimo risultato della iniziativa di questi mesi che però non basta assolutamente.
Così le testate che sarebbero comunque sopravvissute lo faranno un po' meglio, ma chi avrebbe dovuto chiudere ha ancora davanti questo destino.
Gran parte delle attuali 450.000 copie spariranno nel corso del 2012, 4.000 lavoratori poligrafici e giornalisti finiranno in cassa integrazione o se precari perderanno direttamente il lavoro. Si creeranno ripercussioni nelle aziende che producono carta e stampano le testate, con ulteriori gravi problemi sui  lavoratori.
Un fatturato di circa 500 milioni di euro andrà in gran parte a morire.
Così lo Stato perderà risorse che provengono dall'IVA, dalle tasse e dai contributi e dovrà pagare risorse ingenti per gli ammortizzatori sociali con un bilancio in perdita già dal 2012.
Questo significa i tagli ai fondi per l'editoria e il massacro mediatico produttivo ed occupazionale che ne consegue.
Tutto questo per tagliare voci libere dell'informazione, una ossessione di questo governo,  poiché dal versante economico non è spiegabile né motivabile.
Questo insensato proposito deve essere fermato.
Proposte ne sono state fatte molte e tutte potrebbero risolvere il problema, altre se ci sono siamo disponibili a discuterle.
Ma il vero problema è la volontà politica. Questo governo che vuole chiudere le testate finalmente se ne va.
Dalla prossima settimana chiederemo al prossimo governo di cambiare questa norma.

@fnsisocial

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