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Ordine 03 Ago 2012

Siddi: “Il Dpr è un’aggiustatina non una riforma”

''Il Dpr sulle professioni, per i giornalisti - a mio avviso - non è una riforma. È un'aggiustatina che salva gli Ordini da una sostanziale cancellazione, introducendo qualche novità interessante e norme e procedure che non possono avere efficacia identità per ciascuna professione''. Lo dice il segretario generale della Fnsi Franco Siddi, che commenta l'approvazione oggi in Cdm del regolamento attuativo della legge di riordino degli ordini professionali. E sottolinea: ''Il Dpr sia lo strumento per disperdere un patrimonio di organizzazione, autonomie e indipendenze necessarie per fare poi le riforme vere dove sono indispensabili''.

''Il Dpr sulle professioni, per i giornalisti - a mio avviso - non è una riforma. È un'aggiustatina che salva gli Ordini da una sostanziale cancellazione, introducendo qualche novità interessante e norme e procedure che non possono avere efficacia identità per ciascuna professione''. Lo dice il segretario generale della Fnsi Franco Siddi, che commenta l'approvazione oggi in Cdm del regolamento attuativo della legge di riordino degli ordini professionali. E sottolinea: ''Il Dpr sia lo strumento per disperdere un patrimonio di organizzazione, autonomie e indipendenze necessarie per fare poi le riforme vere dove sono indispensabili''.

Per quella giornalistica, prosegue Siddi, ''serve una riforma realistica e specifica, non per rivendicazione corporativa, ma perché si tratta di pensare a un'attività non meramente tecnica o giuridica, che non fa riferimento a 'clienti' ma ha come destinatari i cittadini, ai quali debbono assicurare il diritto a essere informati. L'ipotesi di esonero dall'assicurazione andrebbe in questa direzione ma non basta. È necessario - aggiunge il segretario del sindacato dei giornalisti- che il ministro Severino vada avanti per una riforma dell'Ordinamento dei giornalisti, per il quale uno stralcio è già in attesa di trattazione in Senato dopo aver avuto da tempo il via libera dalla Camera''.
Occorre, dice ancora Siddi, ''guardare all'organizzazione dello strumento Ordine, all'obiettivo di non introdurre surretizie barriere di censo per l'accesso, né pesanti oneri di formazione, all'efficacia della disciplina deontologica, all'attenzione a non riprodurre organismi e mini apparati. E infine - ma direi intanto -  è necessario rivedere criteri e numeri di una rappresentanza che deve tenere conto della realtà del lavoro e mantenere base democratica e espressione di autonomia di categoria, senza alimentare organismi ipertrofici, in controtendenza con i ripensamenti di sistema in corso.'' (ROMA, 3 AGOSTO - ANSA)

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