I giornalisti italiani inviati in Egitto "stanno facendo un lavoro delicato, che evidenzia il valore" della professione. "Un buon giornalismo, attento, competente e leale è fondamentale per informare e formare opinioni pubbliche capaci di reagire con civiltà". Lo scrive su Articolo 21 il segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi.
"In Egitto - afferma - ci sono enormi problemi per l'informazione, sempre più indispensabile. Altri giornalisti sono morti in questi giorni in cui cadono centinaia di manifestanti dei Fratelli musulmani e di militari e poliziotti del governo voluto dalla Forze armate. Decine di giornalisti di tutto il mondo ogni giorno corrono rischi alti per essere testimoni di verità, come successo anche a Gabriella Simoni e ad Arturo Scotti (di Mediaset) e a Maria Gianniti e a Sergio Cianiermata (della Rai), rilasciati dopo alcune ore dai militari dell'Esercito".
Il portavoce di Articolo 21, Giuseppe Giulietti condivide le preoccupazioni della Fnsi e auspica "che il governo abbia già fatto i suoi passi sul governo egiziano a tutela per quanto possibile del lavoro di tutti i cronisti anche di quelli egiziani da sempre nel mirino degli opposti integralismi". (ROMA, 18 AGOSTO - AGI)
EGITTO: SIDDI (FNSI), GIORNALISTI A RISCHIO PER ESSERE TESTIMONI DI VERITÀ
"In Egitto c'è una grande tragedia in corso e ci sono enormi problemi per l'informazione, sempre più indispensabile. Altri giornalisti sono morti in questi giorni, in cui cadono centinaia di manifestanti dei Fratelli musulmani e di militari e poliziotti del governo voluto dalla Forze armate". È quanto osserva il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi ricordando che "decine di giornalisti di tutto il mondo ogni giorno corrono rischi alti per essere testimoni di verità, come successo anche a Gabriella Simoni e Arturo Scotti di Mediaset ed a Maria Gianniti e Sergio Cianiermata della Rai, tra tanta trepidazione rilasciati dopo alcune ore dai militari dell'Esercito".
Per Siddi, "in queste condizioni, lavorare per informare correttamente è la missione più difficile da compiere, che diversi giornalisti di tutto il mondo, come centinaia di civili, stanno oggi pagando con la vita - sottolinea Siddi, in un editoriale sul sito di Articolo21 - Un prezzo che non potremo, testimoni di libertà e di diritti umani universali, mai accettare come giusto. I colleghi della Federazione araba dei giornalisti si danno da fare per far passare tra i contendenti il concetto dei giornalisti quali operatori non belligeranti al servizio della informazione sui fatti, ma in un contesto infuocato e segnato da ataviche diffidenze hanno difficoltà a incidere: c'è troppa diffidenza verso di loro".
Nei Paesi della 'primavera araba' "c'è un caso Al Jazeera, la tv qatariota che si è imposta nel mondo ma che in quelle aree è considerata da tanti divisiva e invadente. È ciò talvolta alimenta ulteriori tensioni verso la categoria del giornalismo. Gli inviati stranieri fanno il loro meglio, talvolta esponendosi oltre ogni ragionevole limite, operando secondo i canoni del giornalismo occidentale che santifica la notizia ma che può diventare fatale.
Muoversi con cautela è d'obbligo, ma è più facile a dirsi che a farsi, quando un giornalista-testimone si trova davanti a un evento tragico e storico. Un buon giornalismo, attento, competente e leale, è fondamentale per informare e formare opinioni pubbliche capaci di reagire con civiltà". (ROMA, 18 AGOSTO - ADNKRONOS)