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Fnsi 10 Nov 2009

Siddi e Natale al Corriere: "Battista per dimostrare le sue tesi nasconde scorrettamente le notizie". La replica dell’editorialista

Pubblichiamo la lettera che la Federazione nazionale della Stampa ha inviato al Direttore del Corriere della Sera per protestare contro la faziosità dell’editorialista che fa a pugni con le regole minime di correttezza dell’informazione:

Pubblichiamo la lettera che la Federazione nazionale della Stampa ha inviato al Direttore del Corriere della Sera per protestare contro la faziosità dell’editorialista che fa a pugni con le regole minime di correttezza dell’informazione:

Caro Direttore,

in risposta alla odierna rubrica di Pierluigi Battista Ti chiediamo che Il Corriere della Sera ospiti questa nostra replica. RingraziandoTi dell’attenzione Ti auguriamo buon lavoro.   “Occhiuto con il sindacato, cieco sulle notizie. Pierluigi Battista, con la sua faziosità, fa a pugni con le regole minime di correttezza dell’informazione. Nella sua odierna rubrica, “Particelle elementari”, l’editorialista del “Corriere della Sera” si ingegna ancora una volta ad accreditare l’idea che il sindacato dei giornalisti sia obnubilato dall’ideologia e perciò non voglia vedere le violazioni che alla libertà di espressione vengono inflitte in paesi come l’Iran o Cuba. E pur di sostenere questa tesi infamante, Battista non esita a chiudere gli occhi - lui sì, afflitto da quella cecità ideologica che ci attribuisce - su inoppugnabili dati di fatto. Sull’home page del sito della Ifj (la Federazione Internazionale dei Giornalisti), http://www.ifj.org/, accessibile a chiunque voglia giudicarne l’operato, campeggia da tempo il logo della campagna “Spezzare le catene - liberare i giornalisti iraniani”: c’è un elenco continuamente aggiornato dei colleghi in carcere e delle iniziative che la Federazione sta attuando per sostenerli, col pieno coinvolgimento del sindacato italiano. Egualmente strumentale e disinformato il riferimento a Cuba. Già domenica 8 novembre, quando i giornali riportavano la notizia delle violenze a Yoani Sanchez, la Fnsi è intervenuta nelle agenzie per testimoniare solidarietà alla giovane blogger dissidente, per dar conto dell’intervento della Federazione Internazionale sulle autorità cubane e per preannunciare la lettera di protesta del sindacato italiano all’ambasciatore cubano a Roma, che è stata inviata all’indomani. Nessuno di questi dati di fatto entra nella “analisi” che la rubrica fa delle posizioni del sindacato. Ad un grande editorialista è evidentemente consentito infischiarsene tanto delle agenzie quanto dei siti. Libero il collega Battista di avere opinioni molto diverse dalle nostre, ma è deontologicamente inaccettabile che per sostenere le sue tesi nasconda le notizie o le deformi”.
Franco Siddi
Segretario generale Fnsi
Roberto Natale
Presidente Fnsi

LA REPLICA DI PIERLUIGI BATTISTA

I colleghi della Fnsi, che si impancano (non si capisce a che titolo) a giudici della deontologia altrui, dovrebbero avere l'accortezza almeno di leggere gli articoli criticati con tanta veemenza. Se avessero letto quello che li fa tanto inalberare, avrebbero compreso che la denuncia del silenzio sulla blogger cubana Yoani Sanchez riguardava la Federazione internazionale dei giornalisti, già responsabile di una grave discriminazione anti-israeliana ora sconfessata (anche per merito, sia pur tardivo, della Fnsi). E infatti, nel momento in cui scrivo, sulla homepage del sito della suddetta organizzazione non compare una riga, nemmeno una riga sul caso della dissidente malmenata dagli sgherri del regime castrista. E solo una notizia, tra le altre, sulle decine di giornalisti rinchiusi nelle galere di Teheran. Giudichi il lettore da che parte stanno i ciechi. (p. bat.)

DA IL CORRIERE.IT DEL 9 NOVEMBRE

PARTICELLE ELEMENTARI
Occhiuti con Israele, ciechi su Cuba
Nessuna mobilitazione in difesa della blogger Yoani Sanchez

Alla fine, tardivamente, obtorto collo, la Federazione internazionale dei giornalisti ha riammesso gli oltre 600 colleghi israeliani discriminati nel giugno scorso con il futile pretesto di una storia di quote non pagate. C' è voluto un po' di tempo perché la nostra Federazione nazionale della stampa sconfessasse un atto di prepotenza purtroppo condiviso dal rappresentante italiano Paolo Serventi Longhi, ma dopo qualche mese, finalmente, è stata sanata una ferita. La scelta ideologica di unirsi alla campagna contro Israele da parte dell' organismo che riunisce i giornalisti di tutto il mondo è stata sconfitta. Finalmente una notizia buona sul fronte della libertà di stampa nel mondo. Finalmente l' abitudine di mettere al bando la democrazia israeliana, di boicottarla, di isolarla in un fronte comune che paradossalmente include nazioni in cui non esiste la minima libertà d' espressione, ha conosciuto uno smacco. Finalmente La storia, però, non finisce qui. Resta l' amara constatazione che l' ipersensibilità per ogni minima manchevolezza di Israele (che non ne immune, come tutte le democrazie imperfette che conosciamo) è complementare a una totale assenza di sensibilità per le ripetute e sistematiche violazioni dei diritti fondamentali di Paesi, a cominciare dall' Iran, che imbavagliano la stampa, mettono in galera i giornalisti, esercitano un controllo assoluto sulle notizie che potrebbero scuotere l' opinione pubblica. Resta la certezza di un doppio standard, frammisto di ipocrisia e di puro e semplice servilismo, che accende la protesta nei sistemi in cui chi protesta per fortuna non rischia la libertà e la vita, e spegne ogni flebile mormorio quando si ha a che fare con dittature che sanno come trattare brutalmente il dissenso e la critica più elementare. Ipocrisia, o anche cecità ideologica. È di questi giorni la notizia che una coraggiosa blogger anticastrista, Yoani Sanchez, è stata sequestrata assieme ad alcuni suoi amici all' Avana e malmenata da una squadra di agenti in borghese con la missione di terrorizzare le attività «controrivoluzionarie». Nel maggio scorso, invitata dalla Fiera del libro di Torino, la Sanchez non ha potuto lasciare Cuba e ha parlato con gli interlocutori torinesi solo attraverso il suo oramai celebre blog. Anche in quel caso, non risulta che ci siano stati proteste, appelli, petizioni, mobilitazioni. Forse perché impegnata a perfezionare le pratiche burocratiche per espellere i giornalisti israeliani, anche la Federazione internazionale non attuò clamorosi gesti di protesta. La sorte della Sanchez non è considerata meritevole di grande attenzione, evidentemente. Che un gruppo di energumeni la porti in galera per picchiare chi ha osato contraddire la politica di Fidel Castro non sembra motivo sufficiente per allarmarsi sui destini della libertà di stampa nel mondo. Del resto, Cuba non è Israele. Perché mai doversene occupare?

Battista Pierluigi

@fnsisocial

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