In questi giorni, il quotidiano di destra, l'Opinione, ha pubblicato un intervento di Sergio Menicucci, inoltrato peraltro da Giorgio Prinzi, che tira in ballo Senza Bavaglio come partecipante a un "tavolo delle opposizioni" a Serventi Longhi.
Vogliamo qui chiarire la nostra posizione per ristabilire la verità dei fatti, che, peraltro, poteva essere velocemente accertata dall'estensore della nota, contattando i diretti interessati ed evitando di riportare "chiacchiere". (L'Opinione, tra l'altro propone l'apertura di scuole di giornalismo per ristabilire le verità dei fatti italiani). Qualche considerazione. La battaglia che si è sviluppata nel sindacato tra le due più grosse correnti, è ideologica da una parte e dall'altra. Senza Bavaglio ha sempre fatto una politica di contenuti e non di schieramenti. In relazione al rinnovo del contratto, attualmente non esiste alcun margine di trattativa ed è per questo che abbiamo giudicato inopportuna nei tempi e nei modi la lettera di Giovanni Negri e Daniela Stigliano. L'accusa di stalinismo rivolta alla dirigenza, in questo caso, è artificiosa e tendenziosa: nessuno contesta la liceità delle critiche, quello che ci appare miope è il prevedibile risultato di queste critiche: una spaccatura del sindacato in un momento grave e difficile. Senza Bavaglio intende ricompattare il sindacato. Una battaglia ideologica contro Serventi Longhi, ma anche ogni battaglia ideologica all'interno della categoria, nuoce al sindacato stesso. Ci stupiamo del fatto che chi dava del pavido a Serventi, oggi lo accusi di eccessiva durezza. Serventi Longhi oggi dice le stesse cose che quattro anni fa dicevamo noi e dicevano anche Quarto Potere, Stampa Democratica, PuntoeaCapo e tutti gli altri. Finalmente Serventi Longhi si è "convertito", ma a qualcuno non va bene lo stesso. Qualcosa non quadra. Senza Bavaglio ha criticato Serventi Longhi perché quattro anni fa ha rinunciato a scioperare per non nuocere al governo, di Sinistra, alla vigilia delle elezioni. Non accettiamo incitamenti al non sciopero ora, per non danneggiare il governo attuale, di Destra. Questi i nostri dubbi su un tavolo cui sono chiamati a partecipare colleghi degnissimi e colleghi che negli anni hanno dimostrato di avere più a cuore la tutela degli interessi delle loro correnti (o addirittura personali), che quelli della categoria e dei singoli giornalisti. Siamo pronti ad appoggiare tutte le iniziative che condividiamo, da chiunque siano proposte, non a schierarci acriticamente con chi sostiene, per esempio sul referendum, posizioni strumentali e inaccettabili. Qualcuno tra i colleghi pensa che sia prioritario "far fuori" Serventi Longhi. Si comporta, in sostanza, come uno dei polli che Renzo Tramaglino portò all'Azzeccagarbugli. I polli si azzuffavano tra loro, dimentichi del loro destino. Il problema principale, adesso, è quello di non finire nella pentola degli Editori, non quello di mandare in pensione Serventi Longhi. La FNSI, lo ripetiamo ancora una volta, manca di democrazia. Lo pensiamo avendo preso atto dell'esistenza, in seno alla maggioranza, di opinioni che consideriamo "inaccettabili" sul referendum e, in seno alla minoranza, di illogiche considerazioni, tese esclusivamente a indebolire la posizione di chi deve affrontare la controparte. Alla FNSI occorre una togliattiana "Svolta di Salerno". Allora la questione monarchica fu per un po' accantonata per concentrarsi sulla liberazione dell'Italia del Nord. Mutatis mutandis, smettiamo per ora di accapigliarci sul futuro di Serventi Longhi. L'avversario attuale da contrastare, con assoluta compattezza di intenti, è la FIEG. Senza Bavaglio