Ci sono molti modi per colpire la libertà di stampa, che non piace al potere perché ne mette a nudo l’illegalità e l’arroganza. In un’Italia che è oramai al 49° posto nella graduatoria della libertà dell’informazione,come attesta Reporter sans Frontières, ci sono modi visibili e devastanti per svuotare di contenuto l’informazione, quali il ddl governativo sulle intercettazioniall’esame del Parlamento.
Ce ne sono però altri, altrettanto devastanti e più infidi, perché non visibili: parliamo dell’indennizzo civile, cioè delle somme richieste per il risarcimento del danno di una presunta diffamazione, legato alla discrezionalità della persona che si ritiene offesa e al giudizio insindacabile di un giudice monocratico. Richieste milionarie, che insieme alla minaccia di sanzione penale tendono a dissuadere giornalisti ed editori che si cimentano con inchieste scomode. Una normativa che va in senso opposto alle legislazioni dei paesi più evoluti come l’Inghilterra che, allineandosi con gli Stati Uniti, ha depenalizzato la diffamazione, sanzionabile soltanto quando sia provata una volontà criminale.
La normativa italiana deve cambiare profondamente, restituendo alla stampa le funzioni di controllo sociale e garantendo ai cittadini il diritto a conoscere la realtà sancito dall’articolo 21 della Costituzione.
Per dibattere questo tema e formulare nuove proposte legislative che modifichino alla radice le attuali norme, trasformate oramai in un’arma impropria, sabato 24 aprile, al Festival del Giornalismo in corso a Perugia, presso il Centro G. Alessi (corso Vannucci) alle ore 10 avrà luogo un pubblico confronto.
Parteciperanno:
Gaetano Pecorella, avvocato, deputato del PDL
Roberto Zaccaria, giurista, deputato del PD
Domenico D’Amati, avvocato, Articolo 21
Oreste Flamminii Minuto, avvocato
Roberto Morrione, Presidente Libera Informazione
Roberto Natale, Presidente FNSI