CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Internazionale 29 Lug 2007

Russia, giornalista scomoda rinchiusa in manicomio per vendetta. Movimento Kasparov: "Ritorno alla repressione sovietica" Giulietti (Art. 21): "Preoccupati per la sorte di Larissa Arap"

Una giornalista e militante dell'opposizione ricoverata in manicomio come vendetta per un suo articolo sull'elettrochoc praticato ai pazienti minorenni di un ospedale psichiatrico: lo denunciano il marito e il movimento Fronte Civile Unito dell'ex campione di scacchi Garry Kasparov, ammonendo sul rischio di un ritorno alla prassi comunista di usare la psichiatria per reprimere la dissidenza

Una giornalista e militante dell'opposizione ricoverata in manicomio come vendetta per un suo articolo sull'elettrochoc praticato ai pazienti minorenni di un ospedale psichiatrico: lo denunciano il marito e il movimento Fronte Civile Unito dell'ex campione di scacchi Garry Kasparov, ammonendo sul rischio di un ritorno alla prassi comunista di usare la psichiatria per reprimere la dissidenza

La vicenda, cosi' come e' raccontata nel sito dello stesso Kasparov, leader della coalizione di opposizione 'Altra Russia' nota per le sue marce anti Putin, comincia l'8 giugno scorso, quando un giornale della remota citta' di Murmansk, sul mare di Barents, pubblica un reportage della giornalista Larissa Arap, militante del Fronte Civile Unito. Un servizio con tanto di testimonianze sugli abusi nei trattamenti dell'ospedale psichiatrico regionale sui piccoli pazienti, elettrochoc compreso. Con una loro indagine, i giornalisti indipendenti riconoscono la fondatezza dei fatti. Circa un mese dopo, il 5 luglio, la Arap va all'ospedale di Severomosk per una copia del certificato della visita medica per la patente, superata a giugno con la psichiatra Olga Rekish. Ma quest'ultima, quando la rivede, le chiede di aspettare in corridoio. Arriva la polizia, carica la giornalista in auto di forza e la porta nello stesso manicomio regionale oggetto del reportage, dove la donna si oppone al trattamento sanitario obbligatorio anche con uno sciopero della fame. Il tribunale pero' lo autorizza e nei giorni scorsi la Arap viene pure trasferita in un centro per malati psichiatrici cronici ad Apatit, a circa 150 km da Murmansk. Inutili le proteste del marito con il capo del dipartimento sanitario locale, Igor Khovalov, che non si sarebbe voluto immischiare, secondo il sito di Kasparov. ''Noi non crediamo che lei sia malata, magari soffre di una forma di nevrosi, ma non ha mai perso il controllo e non costituisce una minaccia per nessuno. E' un ritorno all' era della repressione stalinian'', ha sostenuto Elena Vassilieva, presidente della sezione di Murmansk del Fronte Civile unito. Un portavoce del governatore della regione, pur non essendo al corrente del caso, ha escluso ''completamente l'idea che si possa trattare di un caso di repressione politica''. A teorizzare la psichiatria politica fu Vladimir Lenin in persona, anche se la grande rete di manicomi politici fu organizzata piu' tardi, prima con Stalin e poi, negli anni '60 con Iuri Andropov, capo del Kgb e poi leader sovietico. Famigerato l'istituto Serbski di Mosca, che ha messo a tacere numerosi dissidenti trattandoli come malati mentali. Alcune stime calcolano che in 70 anni siano state internate nei manicomi sovietici due milioni di persone sane, ma in contrasto con il regime. Fu Mikhail Gorbaciov ad abolire l'uso politico dei manicomi, ma alcuni psichiatri di scuola sovietica sono ancora all'opera nella Russia post-comunista, come aveva denunciato anche Anna Politkovskaia, la giornalista d'opposizione freddata sotto casa lo scorso ottobre, ultima vittima di una categoria a rischio in Russia. Iuri Sovienko, presidente dell'associazione psichiatri indipendenti russi, ha ricordato oggi che, da meta' degli anni novanta, ''la psichiatria e' stata usata qualche volta per scopi contrari alla medicina''. L'ex dissidente Valeria Novodvorskaia, ora tra i critici piu' feroci del presidente russo Vladimir Putin, e' stata ancora piu' esplicita: ''La vendetta per mezzo della detenzione psichiatrica oggi e' caratteristica delle regioni piu' remote della Russia''. (ANSA) Una giornalista russa, Larissa Arap, oppositrice del presidente Vladimir Putin e appartenente ad un'organizzazione politica militante d'opposizione, e' stata internata in un ospedale psichiatrico a causa della sua attivita'. Lo ha denunciato l'organizzazione di cui fa parte la donna, il 'Fronte Civile Unito', ispirata all'attivita' di opposizione dell'ex campione di scacchi Garry Kasparov. Stando alla presidentessa della cellula di Murmansk (nord-ovest della Russia) dell'organizzazione, Elena Vassilieva, Larissa Arap sarebbe stata ricoverata a causa dei suoi articoli in cui denunciava che in centri per la cura delle malattie mentali nella zona veniva praticato l'elettroshock su bambini. La presidentessa ha inoltre dichiarato che la donna e' stata portata via di forza dalle polizia, che e' stata prima ricoverata in una clinica per un periodo per poi essere trasferita in un centro psichiatrico a circa 150 chilometri dalla citta'. "'Noi non crediamo che lei sia malata - ha detto ancora la leader del gruppo - magari soffre di una forma di nevrosi , ma non ha mai perso il controllo e non costituisce una minaccia per nessuno. E' un ritorno all'era della repressione staliniana''. Un portavoce del governo locale interpellato sulla vicenda ha risposto che, benche' non sia al corrente del caso di Larissa Arap, ritiene impossibile che qualcuno nella regione venga ricoverato per motivi politici. (ANSA-AFP) ART. 21: "CHIEDEREMO LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA INTERNATA" Saputo che la giornalista Larissa Arap, oppositrice di Putin e attivista del Movimento ''Fronte civile unito'' e' stata internata in un manicomio ''a causa della sua attivita', l'associazione Art, 21 si mobilita e annuncia che, se la notizia sara' confermata dalle autorita' russe, promuovera' le opportune iniziative per la sua liberazione. ''Ci auguriamo che le autorita' istituzionali russe vogliano immediatamente smentire una tale notizia - afferma Giuseppe Giulietti, portavoce di Art. 21 - dal momento che l'internamento degli oppositori aveva gia' caratterizzato il precedente regime comunista, nel quale peraltro il presidente Putin era un attivo sostenitore. Se la notizia dovesse essere confermata in tutta la sua drammaticita', l'associazione Articolo 21 chiedera' a tutte le associazioni internazionali che si occupano dei diritti umani e della liberta' dell'informazione di promuovere le piu' opportune iniziative per arrivare alla immediata liberazione di Larissa''. (ANSA) ISF: "LA RUSSIA E' IL PAESE PIU' A RISCHIO PER I GIORNALISTI" ''Il caso di Larissa Arap e' solo l'ultimo di un'escalation che pone la Federazione Russa al primo posto nella classifica mondiale dei Paesi piu' a rischio per i giornalisti''. E' quanto afferma in una nota diffusa a Firenze l'associazione Information Safety and Freedom che chiede al Governo russo la liberazione immediata della giornalista, membro del Fronte civico unito, ''ricoverata a forza nell'ospedale psichiatrico di Murmansk''. Isf spiega che ''dal 2000 sono gia' piu' di venti i giornalisti assassinati in quel Paese'' e, oltre a ''omicidi e aggressioni, tutti non puniti'' parla di ''molte altre forme di intimidazione e vessazione nei confronti del giornalismo indipendente. Il 26 giugno scorso le associazioni per la liberta' di stampa e i diritti umani sono insorte contro l'entrata in vigore delle nuove norme antiterrorismo che consentono ai servizi segreti russi di agire senza alcuna autorizzazione nei confronti di cittadini sospettati di agire o anche solo parlare di attivita' ritenute terroristiche. Se questa deregulation assoluta delle attivita' poliziesche faceva temere un'ondata repressiva verso i media e le Ong, gia' sotto pesante attacco, oggi il presidente dell'Associazione psichiatria indipendente di Mosca, Yuriy Sovenko, denuncia il ritorno della pratica staliniana degli internamenti come arma contro il dissenso''. (ANSA) GIULIETI (ART. 21): "PREOCCUPATI PER LA SORTE DELLA GIORNALISTA" ''La sorte di Larissa Arap, la giornalista internata in un ospedale psichiatrico russo ci preoccupa molto''. Lo dice Giuseppe Giulietti, paralmentare dell'Ulivo e portavoce dell'associazione Art. 21. ''Impossibile non vedere che fino a questo momento - aggiunge Giulietti - non sia stata fornita nessuna rettifica formale dalle autorita' istituzionali. Certamente quello che e' successo fino ad oggi non ci autorizza a stare tranquilli, a cominciare dall' assassinio di Antonio Russo e Anna Politoskaya. Chiediamo risposte immediate altrimenti saranno necessari gli opportuni passi istituzionali. Articolo 21 - conclude - seguira' questa vicenda sul proprio sito attraverso riflessioni ed interventi dei giornalisti italiani ed internazionali''. (ANSA) INFORMATIONS SAFETY AND FREEDOM: "IL GOVERNO RUSSO LIBERI LARISSA. DAL 2000 GIA' PIÙ DI 20 GIORNALISTI ASSASSINATI" «Dopo la censura , le leggi liberticide, le minacce, le aggressioni e gli assassinii, ora per giornalisti russi torna anche la pena del manicomio politico». Così si legge in una nota di 'Information Safety and Freedom' (ISF) sul caso di Larissa Arap. «La giornalista Larissa Arap, è stata ricoverata a forza nell'Ospedale Psichiatrico della città portuale di Murmansk, nel nord del paese, dopo aver pubblicato un'inchiesta su quella stessa struttura sanitaria denunciandone gli abusi, con l'utilizzo di pratiche giudicate al limite della tortura come l'elettroshock applicato ai bambini. La collega è membro del Fronte Civico Unito, forza di opposizione capeggiata dall'ex campione di scacchi Kasparov e già brutalmente repressa dal regime russo. Chiediamo al Governo Russo - invoca Information Safety and Freedom - di volerla rimettere immediatamente in libertà. Il caso di Larissa Arap è solo l'ultimo di un'esclation che pone la Federazione Russa al primo posto nella classifica mondiale dei Paesi più a rischio per i giornalisti». «Dal 2000 -prosegue la nota di ISF - sono già più di venti giornalisti assassinati in quel Paese. Una lista che inizia con Antonio Russo e purtroppo non finisce con Anna Politkovskaia, ma che unisce agli omicidi e alle aggressioni, tutti non puniti, molte altre forme di intimidazione e vessazione nei confronti del giornalismo indipendente. Il 26 giugno scorso le associazioni per la libertà di stampa e i diritti umani sono insorte contro l'entrata in vigore delle nuove norme antiterrorismo che consentono ai servizi segreti russi di agire senza alcuna autorizzazione nei confronti di cittadini sospettati di agire o anche solo parlare di attività ritenute terroristiche. Se questa deregulation assoluta delle attività poliziesche faceva temere un'ondata repressiva verso i media e le Ong, già sotto pesante attacco, oggi il presidente dell'Associazione Psichiatria Indipendente di Mosca, Yuriy Sovenko, denuncia il ritorno della pratica staliniana degli internamenti come arma contro il dissenso». « Il governo russo ha intimato lo sfratto all'Unione dei Giornalisti Russi - si legge ancora nella nota ISF - Mikhail Baklanov, direttore di uno dei maggiori network radiofonici indipendenti, RSN, è stato rimosso dall'incarico. Il suo successore ha fissato nella nuova linea editoriale la direttiva di immettere nei notiziari almeno il 50 per cento di buone notizie». Non è finita. «Elena Tregoubova, ex cronista del quotidiano 'Kommersant', ha dichiarato di temere per la sua vita e chiesto asilo politico alla Gran Bretagna. +Rientrare in Russia sarebbe come suicidarsi; ha affermato durante un'intervista telefonica con la radio ECHO di Mosca. Nel 2006 - ricorda l'ISF - tre giornalisti sono stati uccisi nella Federazione Russa, uno nel 2007, decine quelli imprigionati». «Non vogliamo essere granelli di sabbia sugli stivali del colonnello Putin», così scriveva Anna Politkovskia - conclude l'ISF - inviandoci un drammatico appello poco prima di essere assassinata». (Adnkronos)

@fnsisocial

Articoli correlati