Cambiamento, coinvolgimento, trasparenza. Questi i concetti tornati più volte negli interventi dei relatori del convegno 'Rai: dall'organizzazione per media all'organizzazione per generi', promosso nel Parlamentino del Cnel da Articolo 21, Eurovisioni, Fnsi, Usigrai, Adrai, Slc-Cgil e Fondazione Di Vittorio per approfondire i temi del nuovo piano industriale dell'azienda concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. Un cambiamento atteso e auspicato, come rilevato negli interventi seguiti al saluto iniziale di Paolo Peluffo, segretario generale del Cnel, che deve però passare attraverso il più ampio confronto fra gli organismi e le istituzioni che, a vario titolo, dovranno realizzare, indirizzare e gestire il cambiamento radicale che la Rai si appresta ad affrontare. Senza mai dimenticare i 'veri proprietari' dell'azienda: i cittadini, e dunque la società italiana, con particolare riguardo al ruolo della Rai nella costruzione della coesione sociale.
«Il piano industriale va valutato man mano che viene realizzato, mettendo a fuoco gli elementi critici. E la prima criticità da affrontare è quella delle risorse. Una volta sciolto questo nodo si può parlare in concreto di autonomia e di indipendenza del servizio pubblico», ha osservato Ezio Cerasi, componente della Giunta esecutiva della Fnsi, intervenuto in rappresentanza del sindacato. «Noi – ha proseguito – siamo pronti al confronto perché siamo convinti che senza coinvolgimento non possa esserci vero cambiamento. Chi accusa il sindacato di essere quello che frena il cambiamento in realtà vuole nascondere i propri errori». Concetti ribaditi anche dal rappresentante dell'Usigrai, Daniele Macheda, che ha posto poi l'accento sulla situazione dei giornalisti «che lavorano in Rai senza vedersi riconosciuto il 'giusto contratto'».
Al convegno, dove era atteso l'amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, era presente, in sua vece, il direttore generale Alberto Matassino, incaricato dall'ad di realizzare il nuovo piano industriale. «Siamo chiamati a rimettere la Rai in posizione di attacco e crediamo che ci siano in azienda tutti gli ingredienti, dalle capacità professionali dei lavoratori ai mezzi, per vincere questa sfida», ha detto intervistato da Renato Parascandolo, promotore dell'iniziativa. Per il nuovo piano industriale, ha aggiunto Matassino, «si avvierà prima il processo di formazione delle direzioni di genere, immediatamente dopo verranno nominati i direttori. La partenza sarà prima la strutturazione della direzione, la nomina dei direttori sarà immediatamente successiva. Ma lasciatemelo dire, se non cominciamo tutti a porre l'attenzione, a focalizzare le nostre energie e le nostre capacità professionali» sulla realizzazione del piano «rischiamo davvero di partire con il freno a mano tirato. Dateci fiducia, giudicateci, ma fateci partire, poi saremo ben lieti di ricevere contributi e critiche. C'è un diffuso scetticismo per questo piano industriale – ha proseguito – lo percepisco e me lo riportano, ma noi lo realizzeremo. Siamo convinti che abbia tutte le caratteristiche per funzionare, per avvicinare la Rai ai cittadini, per convincere i lavoratori della bontà di quello che vogliamo fare».
Densa la scaletta dei lavori. Roberto Natale, dopo aver letto il messaggio del presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ha osservato come si parli poco della riorganizzazione della Rai, che secondo il piano dovrà passare da un modello di produzione di contenuti per media ad una organizzazione per generi, e ha evidenziato due temi: l'indipendenza dell'azienda dalla politica e il mandato del servizio pubblico.
Il senatore, e componente della commissione di Vigilanza, Primo Di Nicola ha ribadito che «la questione fondamentale per la Rai è rinnovarsi mantenendo fermo l'ancoraggio al contratto di servizio». La sfida, ha detto, «è rompere con il passato, rompere con la politica. Bisogna creare un organo autonomo, indipendente e di carattere elettivo tra la politica, il governo, i partiti e l'azienda Rai. Vogliamo un organismo indipendente, con tutte le caratteristiche necessarie, in grado di indicare il Consiglio di amministrazione, che poi nominerà i direttori di rete e dei Tg», ha aggiunto.
Di governance ha parlato anche Mario Morcellini, che ha puntato i riflettori sull'esigenza di cambiamento e «di monitoraggio costante del cambiamento con autoverifiche pubbliche». Una rivoluzione che parta dai giovani, «una 'vertenza giovani' che coinvolga anche università e scuola», ha auspicato.
Elisa Marincola, portavoce di Articolo 21, ha anticipato che «questo è solo il primo incontro di un percorso che proseguirà in autunno», chiedendo che «qualità, professionalità e pluralismo siano al centro del processo di trasformazione della Rai». E Renato Parascandolo, nell'introdurre i lavori, ha subito incalzato: «Qualsiasi riorganizzazione richiede il coinvolgimento attivo e motivato dei lavoratori», augurando che «il piano di riorganizzazione preveda anche un vasto piano di aggiornamento professionale».
Presenti anche i consiglieri di amministrazione Riccardo Laganà, che ha evidenziato il bisogno di trasparenza e partecipazione per poter «davvero coinvolgere e convincere quelle grandi sacche di resistenza a ogni cambiamento che ci sono in azienda»; Rita Borioni, che ha manifestato tutte le sue perplessità rispetto al piano («Non ho ancora capito quale è il percorso per cui si sradica un sistema e se ne pianta un altro; questa rischia di diventare una nuova occasione di occupazione di posti: in Rai oggi non si parla di cambio di mentalità, ma di chi andrà lì o da un'altra parte e chi sarà vicedirettore», ha commentato); e Giampaolo Rossi, che, ripercorse le tappe della breve esperienza di RaiNet, ha manifestato preoccupazione sul fattore tempo: «Credo che la Rai non abbia il tempo di fare la riforma, non solo per il ritardo con cui parte, ma per la velocità con cui si muovono i competitor e il settore», ha detto.
Di «enunciazioni positive e in larga parte condivisibili» ha parlato Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio, che ha però evidenziato anche «forti criticità sulla realizzabilità del piano, a partire dalle risorse e dai temi di attuazione». Temi toccati anche dai rappresentanti dei sindacati presenti, Adrai e Slc-Cgil, che hanno chiesto più coinvolgimento, informazioni più dettagliate, numeri più concreti e coraggio, per fare presto e bene, evitando sovrapposizioni tra la struttura attuale e la nuova organizzazione.
In chiusura le relazioni di Giacomo Mazzone e Vincenzo Vita, i cui interventi hanno preannunciato altri momenti di approfondimento da organizzare dopo la pausa estiva.