Presentata a Roma, presso l’Auditorium della Cassa geometri, la ricerca condotta da Adepp e Censis che fotografa le condizioni dei circa 2 milioni di liberi professionisti italiani iscritti agli albi: “La crisi ha colpito duro, ma ci sono segnali di ripresa che – sintetizza il presidente Adepp, Camporese – vanno colti dai professionisti, ma anche dalle istituzioni politiche ed economiche del Paese”. E il ministro Poletti annuncia l’ok ad aprire un nuovo tavolo ad hoc al ministero del Lavoro.
Sono stati presenti questa mattina a Roma, nell’Auditorium
della Cassa di previdenza dei geometri, i risultati della ricerca sulle libere
professioni condotta dal Censis in collaborazione con Adepp, l’associazione che
riunisce le casse di previdenza dei professionisti italiani (qui i materiali e il testo della ricerca).
All’incontro erano presenti il presidente di Inpgi e Adepp, Andrea Camporese,
il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, la sottosegretaria allo Sviluppo
economico, Simona Vicari, il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, e il
preside della facoltà di economia dell’Università Sapienza, Giuseppe Ciccarone.
Il primo dato lo ha fornito il presidente Camporese quando ha evidenziato come
siano “poche le ricerche sul mondo delle libere professioni, benché i
professionisti italiani siano oltre 2 milioni e producano quasi il 15% del
Pil”.
“Dalla ricerca – ha proseguito Camporese – emerge un mondo delle professioni
diviso in due, che corre a due velocità: da una parte ci sono gli over 55, che
lavorano principalmente nell’ambito cittadino o regionale, usano poco le
tecnologie della comunicazione e pur accusando un calo del fatturato riescono solo
con molte difficoltà a trovare strategie che amplino il bacino di potenziali clienti”.
Dall’altra parte dello spettro ci sono i professionisti under 40, che sono più
proiettati in una dimensione europea, sfruttano internet per promuovere
l’attività professionale, puntano a formarsi e specializzarsi per essere
competitivi e comunque hanno un giro d’affari ridotto rispetto ai colleghi più
anziani.
E quindi più dei colleghi fanno i conti con la necessità di maggiori tutele di
welfare, “nonostante – ha precisato Camporese – lo scorso anno il sistema delle
Casse abbia stanziato circa 550milioni in azioni di sostegno al mondo delle
professioni, senza un euro di costi per lo Stato”.
“Fondamentale – ha evidenziato in collegamento telefonico da Strasburgo il
vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani – è completare l’apertura
dei bandi europei anche ai liberi professionisti, come abbiamo iniziato a fare
con l’action plan per le libere professioni. E bisogna garantire ai
professionisti le stesse possibilità di accesso al credito che hanno gli
imprenditori”, ha ricordato ancora Tajani.
Il presidente del Censis De Rita ha definito meglio il profilo del libero
professionista italiano, chiamato oggi a confrontarsi con un contesto che si
basa “su tre elementi: l’economia reale, l’internazionalizzazione dei mercati,
la ultra-specializzazione delle competenze. Solo cogliendo la sfida di
adattarsi al mutato contesto globale – ha sollecitato De Rita – il mondo dei
professionisti italiani può uscire da questi anni di crisi con maggiore forza,
energia e ricchezza di prima”.
La sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico, Simona Vicari, ha
invece ricordato il lavoro fin qui fatto con i rappresentanti dei
professionisti intorno al tavolo per le libere professioni istituito presso il
ministero su suggerimento proprio dell’Adepp, riproponendo il nodo da
sciogliere senza affrontare il quale non sarà possibile studiare le politiche
ad hoc richieste dai relatori che l’hanno preceduta: “Bisogna modificare il
codice civile e rendere i prestatori di opera intellettuale anche prestatori di
opera economica, come già succede in Europa e in particolare in Germania?” Il
quesito resta aperto, anche se sembra che “ci si indirizzerà proprio lungo
quella strada”, ha concluso Vicari.
Il preside Ciccarone ha quindi fornito qualche incoraggiante dato sul possibile
futuro del settore delle libere professioni, dove – stando alle proiezioni
elaborate dall’Isfol – si dovrebbe assistere nei prossimi anni ad una ripresa
dell’occupazione, almeno in alcuni settori chiave dell’economia legati alle professioni.
Ma anche qui oltre al rapporto, in alcuni casi già stretto, tra università e
ordini professionali, “l’importante – ha sottolineato il preside Ciccarone – è
che l’intero sistema colga le potenziali occasioni offerte da una congiuntura
economica più favorevole”.
“Età, formazione, globalizzazione, tecnologie, la dimensione dell’Europa e
l’euro: tutti fattori – ha detto il ministro Poletti nel suo intervento – che
richiedono ai professionisti di adeguare le loro competenze al mutato contesto
economico. Il professionista deve ritrovare il valore aggiunto che rende la sua
attività utile ai cittadini: solo così – ha concluso il ministro – si può
rilanciare il settore. Certo, anche con il sostegno di tutto il sistema Paese,
comprese la politica, le istituzioni, l’economia”.
Il ministro ha quindi messo in luce il ruolo fondamentale dell’informazione in
questa operazione di rilancio, “perché bisogna far circolare la conoscenza”, ha
detto prima di fare alcuni rapidi cenni al ‘jobs act’ per il lavoro autonomo
allo studio del governo.
E in chiusura di mattinata, ancora su sollecitazione del presidente Camporese,
il ministro Poletti ha infine annunciato l’ok alla creazione di un nuovo tavolo
sulle libere professione presso il ministero del Lavoro.