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Fnsi 01 Dic 2003

Reporter senza frontiere chiede a Colin Powell di intervenire presso le autorità marocchine per la liberazione dei giornalisti prigionieri

Reporter senza frontiere chiede a Colin Powell di intervenire presso le autorità marocchine per la liberazione dei giornalisti prigionieri

Reporter senza frontiere chiede a Colin Powell di intervenire presso le autorità marocchine per la liberazione dei giornalisti prigionieri

In occasione della visita di Colin Powell in Marocco, il 2 dicembre prossimo, Reporter senza frontiere chiede al segretario di Stato americano di fare tutto quanto è in suo potere per far sì che le autorità marocchine liberino i giornalisti prigionieri. "Poiché gli Stati-Uniti non perdono occasione per sottolineare il loro attaccamento alla libertà di stampa, Le chiediamo di mettere il rispetto di questa libertà al centro dei suoi incontri con il sovrano del Marocco, Mohamed VI, e di condizionare il sostegno economico fornito dall’America al pieno rispetto di questo fondamentale diritto", ha scritto Robert Ménard, segretario generale di Reporter senza frontiere. Due giornalisti sono attualmente prigionieri in Marocco: Ali Lmrabet (detenuto dal 21 maggio scorso) e Mohammed el Hourd (in carcere dal 13 giugno scorso). Altri tre giornalisti - Moustapha Kechnini, Abdelaziz Jallouli e Miloud Trigui – sono stati condannati a delle pene detentive (da un anno e mezzo a due anni di carcere), pur essendo attualmente in libertà provvisoria in attesa del processo d’appello. In un discorso tenuto il 7 novembre scorso, che voleva essere un accorato appello alla liberalizzazione dei regimi politici in Medio-Oriente, il Presidente Bush ha elogiato il progresso democratico compiuto dal Marocco, dimenticando però che la libertà di stampa è la conditio sine qua non per una vera democrazia. Il Marocco, potente alleato politico degli Stati-Uniti in seno al mondo arabo, riceve un sostegno economico di vitale importanza. Il 28 ottobre scorso, Washington ha del resto annunciato che a partire dal 2004, avrebbe quadruplicato il suo aiuto non militare al paese nord-africano (per l’ammontare di 40 milioni di dollari).

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