Riflettori su Rcs, dopo il tourbillon di scambi dell'ultima giornata in Borsa, che porta al 5,2% il capitale del gruppo di via Rizzoli passato di mano nelle ultime sette sedute di continui rialzi. Di certo per ora c'è solo l'interesse di Stefano Ricucci, che dopo il superamento della soglia del 5% ufficializzato mercoledì si trova già a un passo dal 7,5%, secondo quanto filtra da fonti finanziarie.
Riflettori su Rcs, dopo il tourbillon di scambi dell'ultima giornata in Borsa, che porta al 5,2% il capitale del gruppo di via Rizzoli passato di mano nelle ultime sette sedute di continui rialzi. Di certo per ora c'è solo l'interesse di Stefano Ricucci, che dopo il superamento della soglia del 5% ufficializzato mercoledì si trova già a un passo dal 7,5%, secondo quanto filtra da fonti finanziarie. Acquisti che fanno dell'immobiliarista romano il primo socio esterno al patto che blinda il 57% del capitale di Rcs, seguito a stretto giro da Francesco Caltagirone (al 2%), innescando maggiori interrogativi sulla possibile regia dietro il rastrellamento in atto sul mercato. Ricucci parlerebbe dell'investimento nel gruppo editoriale come di una mossa di natura strettamente finanziaria, escludendo tanto di voler chiedere l'ingresso nel patto (che effettivamente non registra richieste in tal senso), quanto di far parte di una più nutrita pattuglia interessata magari a costituire una minoranza di blocco. Eppure i soli acquisti di Ricucci non bastano a spiegare i forti volumi visti negli ultimi tempi su Rcs, ancor più significativi, se possibile, del balzo delle quotazioni del 6,4% visto in chiusura di settimana. Si tende, tra l'altro, a ritenere limitato il possibile ruolo dei tre soci del patto - Intesa Pirelli e Diego della Valle - autorizzati dall'ultima revisione degli accordi parasociali ad aumentare le proprie quote dal 3 al 5% (portando al 63% il capitale Rcs controllato dal patto). L'attenzione per il 'salotto buonò milanese sarebbe piuttosto intrecciata con i dossier finanziari più caldi di questi giorni, il cui esito non potrà che ridefinire alcuni equilibri. Da segnalare, in tal senso, vecchie indiscrezioni ancora senza conferme che vogliono il patron della Lodi, Giampiero Fiorani, a un soffio dal 2% del capitale di Rcs. Come pure i rumor invece di questi giorni sul fatto che Ricucci si starebbe muovendo di sponda con Caltagirone. Le voci circolate chiamano allora in causa un fronte più complesso di acquirenti, ricordando le possibili plusvalenze del cosiddetto contropatto Bnl dall'offerta di scambio del Bbva. Con Caltagirone e Ricucci viene così segnalato anche un possibile ruolo di Danilo Coppola, Giuseppe Statuto ed Ettore Lonati. Mentre l'unica reazione per ora registrata è quella del finanziere bresciano Emilio Gnutti, il cui nome è stato speso proprio in questo schieramento e che esclude ogni acquisto di titoli Rcs. L'obiettivo di questo presunto 'contropatto Rcs' potrebbe essere quello di costituire una minoranza di blocco, che con un quinto del capitale sociale possa convocare le assemblee straordinarie, e comunque esercitare pressioni esterne sul patto, per quanto possa essere blindato. Si tratta ora di vedere se qualcuno in questa pattuglia, e chi, uscirà allo scoperto nei prossimi giorni, tenendo anche conto del fatto che Consob sta monitorando da vicino la situazione. Alla conta si arriverà comunque all'assemblea del 4 maggio, in cui dovrebbe venir ridefinito alla luce della nuova governance anche l'attuale consiglio di amministrazione, ed è previsto il passaggio di testimone tra il presidente uscente Guido Roberto Vitale e Piergaetano Marchetti, già presidente Rcs Quotidiani. (ANSA)