“La decisione di Rcs Mediagroup di dismettere l'agenzia multimediale di gruppo, Redazione contenuti digitali (Rcd), aprendo la strada ad un appalto esterno per le attività finora da essa svolte, è grave, inaccettabile e illegittima. Le norme e il contratto di lavoro vietano l'interposizione di manodopera e l'affidamento a service, ancorché qualificati, per attività editoriali proprie. La scelta aziendale contrasta, inoltre, con i principi essenziali dell'unitarietà della matrice editoriale, posto che Rcd produce in modo particolare per il Corriere della Sera e per la Gazzetta dello Sport, oltre che per i siti delle testate periodiche di Rcs.
Sinergie positive e moderne vengono così cancellate per una semplice operazione di "efficientamento" contabile che nulla ha a che vedere con la promozione dello sviluppo multimediale originale del gruppo e con il rafforzamento dell'identità editoriale, rispetto alla quale è anzi in aperta contraddizione. La Fnsi contrasterà con ogni mezzo questa scelta, affiancando i colleghi di Rcd - che l'azienda vorrebbe collocare in cassa integrazione a zero ore - in una vertenza che non è più solo della giusta difesa del loro posto di lavoro ma vale, come si può capire, molto di più. Alla Fieg, il Sindacato nazionale dei giornalisti chiede di convocare urgentemente un tavolo di confronto aperto ai Comitati di redazione di tutto il gruppo (Corriere della sera, Gazzetta dello Sport e Periodici), con l'obiettivo di ripristinare una corretta progettualità, nel rispetto delle professionalità e del naturale e corretto impiego primario delle risorse interne. L'insistenza su una scelta differente, ove ci fosse, non potrà che comportare anche una chiamata alla verifica in sede governativa”. 8 aprile 2014
Il digitale è il futuro, ma Rcs vuole annullare la Redazione Contenuti Digitali, prospettando la cassa integrazione per tutti i 15 giornalisti della testata. Fino al 31 dicembre scorso per l’unica realtà multimediale del gruppo che fornisce contenuti video per i siti Rcs, perfettamente allineata al piano di sviluppo annunciato nel 2012 dall’ad Scott Jovane erano previsti investimenti e allargamento della pianta organica. Oggi la chiusura: più che una scelta inspiegabile, un suicidio editoriale 50/70 milioni di risparmi che Rcs prevede per il 2014 non riguardano il personale. Lo ha detto l’ad Scott Jovane all’Investor Day il 12 marzo scorso. Poco prima, il 3 marzo, l’ufficio del personale aveva già annunciato al Cdr di Rcd l’intenzione di consegnare un allegato D per crisi aziendale. Due giorni dopo, il direttore generale divisione Media di Rcs Alessandro Bompieri dichiarava alla stampa che su Rcd “nessuna decisione è stata presa”.
Il 7 aprile l’ufficio del personale ha consegnato al Cdr di Rcd la comunicazione della cessazione di attività, prospettando la cassa integrazione a zero ore per tutti i 15 giornalisti della testata. Lo stesso giorno Rcs ha inviato alle principali agenzie di stampa italiane un bando per un servizio di fornitura video identico a quello oggi garantito da Rcd. Il capitolato elenca punto per punto, in fotocopia, il lavoro svolto quotidianamente da anni dai giornalisti della Redazione Contenuti Digitali per i quali l’azienda contemporaneamente vorrebbe attivare gli ammortizzatori sociali. Questo dimostra che la motivazione adotta non è di carattere editoriale, ma puramente ragionieristico: Rcs vuole risparmiare ulteriormente sul personale, con l’aggravante del profilo di illiceità rispetto alla volontà di attivazione di fondi dell’Inpgi per l’unico comparto del gruppo, il digitale, che presenta margini positivi e che lo stesso ad Scott Jovane ha dichiarato essere in efficienza e con ulteriori incrementi nei ricavi per il 2014 da 50 a 60 milioni.
Rcd avrebbe un bilancio in perdita, che in realtà il gruppo tiene volutamente in rosso, stabilendo un corrispettivo per i servizi forniti (oltre 16mila nel 2013 tutti tagliati sulle esigenze delle singole testate) al di sotto dei valori di mercato che, comunque, sarebbero ampiamente ripagati con il ritorno economico garantito dalla pubblicità agganciata ai prodotti video di Rcd.
I giornalisti di Rcd, da oggi in stato di agitazione, hanno consegnato un pacchetto di 5 giorni sciopero nelle mani del Cdr al quale danno mandato di trattare con l’azienda per verificare ogni strada percorribile per una soluzione non traumatica della vicenda. L’assemblea dà contemporaneamente mandato al Cdr di verificare per via legale la legittimità della procedura intrapresa dall’azienda e la sussistenza del vincolo di continuità aziendale. Milano, 8 aprile 2014
Il Cdr
RCD: L’ALG COMUNICA
RCS VUOLE CHIUDERE IL FUTURO
E’ inaccettabile la decisione di Rcs Mediagroup di chiudere la Redazione Contenuti Digitali (Rcd) e di mettere in Cassa integrazione a zero ore 15 giornalisti. Non è più tollerabile la politica dei tagli che da tempo caratterizza le scelte dei vertici dell’azienda. Nessun colpevole nell’”affaire” Recoletos: quel disastro continua a essere pagato dai lavoratori e con il pesante depauperamento del patrimonio culturale e industriale del Gruppo. Hanno svenduto compartecipazioni importanti, venduto e chiuso testate periodiche, svenduto il palazzo storico di via Solferino, ora tocca a Rcd, società del gruppo che fornisce contenuti video per il Corriere della Sera, Gazzetta dello sport e i siti di quel che resta dei periodici. Ma a rendere più grave la decisione dei vertici Rcs è che mentre comunicavano la cessazione dell’attività, si sono rivolti alle maggiori agenzie di stampa bandendo una gara per chiedere la fornitura degli stessi contenuti prodotti da anni dai anni dai colleghi di Rcd. Tutto ciò viola il Contratto nazionale e le leggi.
Con la chiusura di Rcd i vertici Rcs Mediagroup abdicano allo sviluppo multimediale e ad essere protagonisti nel futuro dei media, quindi ad essere editori, un “mestiere” che bisogna saper fare.
L’Associazione Lombarda dei giornalisti dichiara che tutelerà i colleghi di Rcd in tutte le sedi, sostiene la loro iniziativa di indire lo stato di agitazione e di affidare 5 giorni di sciopero al Cdr. Chiede un po’ di coerenza vera ai vertici Rcs Mediagroup aprendo un confronto volto ad evitare la soluzione traumatica di una decisione sbagliata, che il sindacato dei giornalisti non può e non vuole accettare. Milano 9 aprile 2014