E’ l’ora di nuove regole per il servizio pubblico. Romano Prodi afferma oggi che va chiusa l’epoca delle lottizzazioni, fissando norme per le nomine che incrementino l’autonomia della Rai dal governo di turno e dai partiti sull’esempio di quanto accade in altri grandi Paesi europei.
E’ l’ora di nuove regole per il servizio pubblico. Romano Prodi afferma oggi che va chiusa l’epoca delle lottizzazioni, fissando norme per le nomine che incrementino l’autonomia della Rai dal governo di turno e dai partiti sull’esempio di quanto accade in altri grandi Paesi europei. Il sindacato dei giornalisti Rai, che le nuove regole le sta chiedendo da anni, si dichiara assai interessato ad approfondire il confronto su questi temi con il leader del centrosinistra, così come auspica che anche il centrodestra sappia andare oltre la concezione di una Rai strutturalmente subalterna al governo che è espressa dalla legge Gasparri. Sarebbe di straordinaria importanza – non solo per la Rai, ma per la qualità stessa della democrazia italiana – se entrambi i poli si impegnassero, prima di una consultazione elettorale dall’esito assai incerto, a definire regole per le quali il servizio pubblico esce dai possedimenti della maggioranza: restituendo autonomia a giornalisti, autori, dirigenti e ripristinando percorsi di carriera basati sulla capacità anziché sulla fedeltà. La Rai ha da qualificarsi non per il suo grado di obbedienza al potere, ma per contenuti che alimentino il dibattito sociale. Anche le parole di Antonio Socci sul “Corriere” di oggi stanno a ricordare che, prima ancora che in base al criterio destra-sinistra, i programmi Rai andrebbero giudicati in base al criterio pieno-vuoto, civile-banale. Molto più che di idee scomode, la Rai deve aver paura quando le idee non ci sono.