Dismettere progressivamente il patrimonio immobiliare a uso abitativo, che rende pochissimo e, a conti fatti, è gestito in perdita; assicurare agli inquilini che ne fanno richiesta il diritto di acquistare le case e garantire il mantenimento delle attuali condizioni a coloro che desiderano invece restare in affitto. Una scelta, questa, che porterebbe all’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani proprietario degli immobili, indubbi vantaggi, favorendo reimpieghi più redditizi a breve e lungo termine. La proposta arriva da Carlo Gariboldi ed Edmondo Rho, consiglieri generali Inpgi di Quarto Potere, movimento sindacale e professionale di giornalisti presente a Milano e Roma
“L’Inpgi deve avviare la progressiva dismissione del suo patrimonio immobiliare destinato ad abitazioni – dicono - se imputassimo le spese generali e dei consulenti esterni, ci renderemmo probabilmente conto che il patrimonio immobiliare è gestito in perdita”. Questa la situazione: l’Inpgi è oggi proprietario in Italia di 2.512 unità immobiliari, pari a 345mila metri quadrati. Il 76% del patrimonio è a uso abitativo, il 24% a uso uffici, per una rendita che, secondo i dati iscritti a bilancio, non raggiunge l’1,5% di rendimento complessivo. Un valore che non considera, tra l’altro, il netto divario tra gli immobili a uso abitativo e non abitativo, con i primi che rendono un terzo dei secondi. “Il consiglio di amministrazione che si formerà dopo le prossime elezioni – aggiungono Gariboldi e Rho – deve a nostro avviso avviare un piano di valorizzazione del patrimonio Inpgi, che deve considerare anche possibili dismissioni. Anche perché, se non si procede in questo senso in tempi brevi, l’Inpgi rischia subire gli effetti dello scoppio della bolla immobiliare, con il risultato di vedere crollare il valore del suo patrimonio; l’effetto potrebbe essere ancora più ampio soprattutto per gli immobili di scarso pregio nei grandi centri, che rappresentano la maggioranza delle abitazioni Inpgi”.