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Componenti Fnsi 21 Giu 2008

Quarto Potere lancia un appello a Ordine, Fnsi, Inpgi e Casagit perché si riveda la politica di accesso alla professione riducendo le scuole, puntando sulla formazione permanente e su una retribuzione per gli stagisti

venerdì, 20 giugno 2008 Lettera aperta a Ordine, Fnsi, Inpgi e Casagit. Quarto Potere chiede di rivedere la poltitica sulle scuole di giornalismo puntando anche sulla formazione permanente e su una retribuzione per dare dignità al lavoro degli stagisti.

venerdì, 20 giugno 2008 Lettera aperta a Ordine, Fnsi, Inpgi e Casagit. Quarto Potere chiede di rivedere la poltitica sulle scuole di giornalismo puntando anche sulla formazione permanente e su una retribuzione per dare dignità al lavoro degli stagisti.

Cari colleghi, Il giornalismo vive ormai da anni una pericolosa fase di regressione occupazionale e professionale. Ordine, Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Inpgi e Casagit devono coordinarsi – insieme a tutti gli altri organismi di categoria – per riuscire finalmente a guidare l’accesso alla professione e a garantire livelli i vita dignitosi ai nuovi colleghi e a quanti, e sono molti, vengono ciclicamente espulsi dal lavoro. Quarto Potere, anche in passato, ha contrastato l’eccessivo proliferare delle scuole. Una politica miope che sta facendo fallire i due obiettivi con cui erano nati gli istituti per la formazione al giornalismo: garantire la qualità di chi lavora e rendere quanto possibile trasparenti e meritocratiche le assunzioni. Il primo obiettivo, fornire agli aspiranti giornalisti quel capitale intellettuale necessario per svolgere la nostra professione, va assolutamente recuperato. Ed esteso. Tecnologie e nuovi strumenti di comunicazione rendono necessario un costante aggiornamento che però ad ogni rinnovo contrattuale (l’ultimo oltre 1.000 giorni fa!) trova posto solo in striminziti commi marginali: le attuali scuole di giornalismo vanno invece utilizzate anche e soprattutto per la formazione permanente di tutti i colleghi. Questo tema va contrattato con gli editori e inserito ai “piani nobili” del nuovo contratto, prevedendo ore di aggiornamento professionale da svolgere proprio nelle scuole. Il secondo obiettivo, quello di togliere agli editori il controllo unico sulle assunzioni, è oggettivamente fallito. Ci sono troppi colleghi fuori dalle redazioni, disoccupati e precari (spesso provenienti proprio dalle scuole) che fanno una vita molto dura. Se le normative nazionali vanno nella direzione di contingentare e restringere l’uso (e l’abuso) del precariato, bisognerebbe quindi introdurre norme che limitano (e di molto) l’uso del lavoro gratuito, unico vero motivo di propagazione degli stagisti nelle redazioni. Siamo convinti che chi lavora, sia pure come apprendista, ha diritto ad un salario. Avviene per artigiani, avvocati, medici, perché non giornalisti? Il tema “scuole e stage” è centrale per l’accesso e quindi per il futuro di stipendi, pensioni, posti di lavoro: tutti gli organismi della categoria devono impegnarsi. È stato moltiplicato a dismisura il numero delle scuole senza tener conto dell'effettiva domanda di lavoro delle aziende. I corsi sono diventati negli ultimi dieci anni fabbriche di precari e di inoccupati. Spesso le scuole rappresentano più un posto di lavoro per i colleghi che vi insegnano che un’opportunità di inserimento per i giovani che aspirano alla professione. Le stesse organizzazioni dei giornalisti che hanno dato vita alle scuole stanno minacciando, in nome di una tutela del lavoro male interpretata, di impedire agli studenti gli stage nelle redazioni, dando spazio esclusivamente alle sostituzioni estive. Questa politica è contraddittoria. Non ci si può preoccupare per l'aumento dei disoccupati e degli inoccupati e contemporaneamente ampliare il numero delle scuole. Non si può far crescere il numero dei studenti-praticanti e chiudere gli sbocchi nelle redazioni. Non si può annacquare il valore dei corsi di giornalismo e poi pretendere che l'informazione sia "di qualità" e i giornalisti siano scelti al di fuori della logica della raccomandazione e della contiguità politica con l'editore o con questo o quel partito. Occorre una politica complessiva e coordinata, che dia a tutti questi problemi una soluzione coerente. È per questo che Quarto Potere chiede: * all'Ordine, 1) nella sua funzione di vigilare, come richiede la Corte Costituzionale, sull'accesso alla professione di ridurre il numero delle scuole riconosciute a pochi centri d'eccellenza, modulando annualmente il numero dei partecipanti in base alla reale situazione del mercato del lavoro anche attraverso la revoca del riconoscimento nel caso in cui non siano rispettati standard minimi di qualità; 2) di affidare a organismi indipendenti la verifica sulla qualità dei corsi. * alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana 1) di garantire sempre e comunque, di concerto con l'Ordine, l'accesso agli stage almeno per le migliori scuole o per i migliori allievi; 2) di recuperare l'antica funzione sindacale di agenzia di collocamento dei disoccupati e degli inoccupati, puntando sulla competenza e quindi sulla formazione permanente e non su liste indifferenziate e mortificanti dei colleghi più sfortunati; 3) di introdurre – tra i temi del dibattito per il rinnovo contrattuale – la possibilità di un reddito dignitoso per gli stagisti, così da limitare l’abuso da parte delle aziende e per rispettare il dettato costituzionale di una retribuzione dignitosa per il lavoratore. * All'Inpgi 1) di studiare provvedimenti per dare sostegno a queste iniziative. L’integrazione tra Inpgi 1 e Inpgi 2 va studiata per tempo visto l’evolversi del mercato e le proiezioni demografiche della categoria che vedono diminuire i contratti articolo 1 e aumentare esponenzialmente quelli atipici. * Alla Casagit 1) di prevedere forme di assistenza (anche con il contributo degli editori) anche per gli stagisti. La componente sindacale Quarto Potere www.quartopotere.org

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