«Da quanto siamo in solidarietà? Due, tre anni». Lo ha detto Andrea Riffeser Monti, vicepresidente e amministratore delegato della Poligrafici Editoriale, nonché presidente della Fieg, durante un'intervista alla trasmissione televisiva Report. «Una dichiarazione che ci lascia allibiti, sconcertati e delusi. È dal 27 aprile del 2012, infatti, che senza sosta sulle buste paga dei giornalisti di questo gruppo grava la solidarietà (inframezzata da un corto periodo di cassa integrazione però finalizzata ai prepensionamenti), ammortizzatore sociale che è diventato nel tempo via via più pesante economicamente», commentano, in una nota, i giornalisti del Coordinamento dei Cdr della Poligrafici Editoriale.
«Gli accordi, ricordiamo a Riffeser, sono stati firmati da questi Comitati di redazione e dai rappresentanti della Poligrafici. Quindi – proseguono i Cdr –, rispondendo alla domanda del giornalista di Report, le ipotesi possono essere soltanto due: o l'editore ha mentito oppure non sa che cosa accade nella sua azienda. Ed entrambe le situazioni, appunto, ci lasciano allibiti e sconcertati».
La delusione, incalzano i giornalisti, «nasce invece dal fatto che ai vertici di questa azienda non importa nulla dei sacrifici che il corpo redazionale sta facendo da anni per il bene dei nostri giornali: il taglio delle buste paga viene considerato una consuetudine. Vertici che tra l'altro evitano di sacrificarsi allo stesso modo: lo dimostrano i compensi che percepiscono i membri della famiglia Riffeser che siedono nel consiglio di amministrazione (superiori complessivamente al milione e mezzo di euro all'anno) e i tre dirigenti strategici (superiori complessivamente a 600mila euro). Stipendi probabilmente non commisurati ai risultati visto che lo stesso Riffeser, nell'intervista, sostiene che senza solidarietà dovrebbe licenziare. Insomma, come riconosce, senza di noi l'azienda sarebbe già gambe all'aria».
La dichiarazione del presidente della Fieg, concludono i Comitati di redazione del gruppo Poligrafici Editoriale, «assume, però, un altro significato: dimostra come per gli editori il ricorso agli ammortizzatori sociali (che i giornalisti si pagano da soli) è diventata una pratica strutturale, un bancomat per far quadrare i bilanci e coprire le mancanze gestionali. Confidando che si presenti più preparato anche ai tavoli Fieg (lì si discute anche del nostro contratto e del nostro futuro), intanto ricordiamo a Riffeser che la Poligrafici Editoriale ricorre senza interruzioni agli ammortizzatori sociali dall'inizio degli anni Novanta (considerando cassa integrazione e stati di crisi) e che comunque, dal 2012 a oggi, nonostante la solidarietà, non ha certo tutelato i nostri organici: i giornalisti articolo 1 sono passati da 312 a 282 (meno 10%) ed è stato ridotto anche il numero dei corrispondenti».