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Internazionale 06 Ago 2007

Pena di morte, Iran a Italia: “Critiche sono interferenze” Isf e Articolo21: “Obiettivo è salvare vite umane”

5 agosto - ''Ogni Paese indipendente combatte il crimine secondo le sue leggi interne, e ogni interferenza in questo campo è un'interferenza negli affari interni di un Paese''. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Mohammad Ali Hosseini, rispondendo ad una domanda dell'ANSA sulle ''forti inquietudini'' espresse giovedì dalla Farnesina per l'ondata di impiccagioni delle ultime settimane nella Repubblica islamica.

5 agosto - ''Ogni Paese indipendente combatte il crimine secondo le sue leggi interne, e ogni interferenza in questo campo è un'interferenza negli affari interni di un Paese''. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Mohammad Ali Hosseini, rispondendo ad una domanda dell'ANSA sulle ''forti inquietudini'' espresse giovedì dalla Farnesina per l'ondata di impiccagioni delle ultime settimane nella Repubblica islamica.

Ma Hosseini, interpellato durante la sua conferenza stampa settimanale, se l'è presa soprattutto con il modo usato dalla stampa occidentale per trattare le notizie sulle sentenze capitali in Iran. In particolare su quelle emesse nei confronti di due giornalisti curdi, Adnan Hassanpur e Abdolvahed 'Hiwa' Butimar, il 16 luglio scorso dalla Corte rivoluzionaria di Marivan, nel nord-ovest del Paese. Per queste due condanne la Farnesina ha espresso ''viva preoccupazione''. ''La copertura della vicenda da parte dei media occidentali -ha affermato Hosseini - si è basata su due opinioni: la prima che i due siano stati condannati in quanto giornalisti, la seconda, perchè sono curdi''. Ma ciò non è vero, ha aggiunto il portavoce iraniano, perchè ''le sentenze emesse dalla magistratura iraniana riguardano la violazione della legge'' e ''non hanno nulla a che fare con l'appartenenza etnica, la professione o la carica'' dei condannati. Secondo Hosseini la stampa occidentale persegue dei ''fini politici'', e comunque le inchieste e i processi in Iran rientrano esclusivamente ''nel quadro della responsabilità della magistratura''. Anche un avvocato dei due curdi condannati, Saleh Nikhbakht, ha detto nei giorni scorsi all'ANSA che la sentenza non riguarda la loro attività giornalistica, ma reati penali a loro contestati e che essi hanno confessato. (ANSA) 5 agosto - ''È vero, la stampa, le associazioni, l'opinione pubblica e le istituzioni italiane impegnate nella campagna per Adnan Hassanpou e Hiwa Butimar perseguono finalità politiche: salvare due vite umane e ribadire il diritto alla libertà d'espressione per il popolo iraniano''. Così Information safety and freedom (Isf) e Articolo 21 - che hanno lanciato insieme la campagna per la salvezza dei due giornalisti curdi condannati all'impiccagione in Iran - rispondono alle affermazioni fatte dal portavoce del ministero degli Esteri di Teheran Mohammad Ali Hosseini. In un comunicato congiunto diffuso a Firenze il presidente di Isf Stefano Marcelli e il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti, dicono anche di constatare ''con soddisfazione che le autorità iraniane hanno preso atto dell'ampia e determinata mobilitazione internazionale che si è sviluppata attorno alla vicenda dei colleghi'' e invitano ''la stampa a voler fare ancora più luce su questa vicenda, illustrando le biografie dei due colleghi e indagando sulle loro attività. Sarebbe interessante anche far conoscere meglio all'opinione pubblica occidentale l'ampio ventaglio di associazioni umanitarie che in queste settimane si sta mobilitando in Iran per la salvezza dei due giornalisti e per arrestare l'ondata di esecuzioni che si sta abbattendo sul popolo iraniano''. ''Riguardo alla presunta autonomia della giustizia iraniana e alle confessioni di gravi reati che Adnan e Hiwa avrebbero rilasciato in carcere - concludono Giulietti e Marcelli - ricordiamo che di tale letteratura sono pieni gli archivi di tutti i regimi totalitari, a cominciare da quelli stalinisti''. (ANSA)

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