«Penso che trasparenza e partecipazione siano oggi dei principi cardine e dei doveri, non più delle opzioni». Per questo «nell'atto di indirizzo sul primo contratto del pubblico impiego che abbiamo rinnovato sul comparto delle funzioni centrali, ho voluto introdurre un aspetto fondamentale, che poi ha trovato vita nel contratto firmato prima di Natale, cioè la definizione di nuove figure professionali per la comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione». Lo ha detto la ministra per la Semplificazione e Pubblica amministrazione, Marianna Madia, in occasione del convegno 'Il cittadino al centro. Nuovo giornalismo pubblico e social al servizio della Trasparenza totale', organizzato a Palazzo Vidoni da Formez PA e Ocse, all'interno della settimana dell'amministrazione aperta 2018.
«Sono contenta che a fine legislatura ci sia un confronto così importante sul tema del giornalismo pubblico e della comunicazione social», ha detto Madia spiegando che «in questi 4 anni di governo abbiamo puntato molto sulla trasparenza, fatta secondo me in maniera diversa da come era intesa prima. Questo deve essere un valore che amministrazioni e governi devono portare avanti con azioni concrete; devono diventare processi virtuosi che migliorino la qualità delle politiche pubbliche e delle comunicazioni, perché ci siano più diritti per i cittadini».
Affinché i processi positivi portati avanti «siano il più utili possibile, servono persone e competenze giuste. Senza le competenze non si sfrutta pienamente il potenziale della trasparenza», ha sottolineato la ministra.
Al convegno, coordinato da Sergio Talamo, direttore Comunicazione editoria trasparenza e progetti speciali del ForumPA, ha partecipato anche Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi. «La disponibilità della ministra Marianna Madia e la sua determinazione nella definizione dei nuovi profili per le attività di comunicazione e informazione – ha detto – hanno rappresentato una netta inversione di tendenza rispetto a 17 anni di pressoché totale immobilismo. Prima dell’atto di indirizzo della ministra della Funzione Pubblica, la legge 150 del 2000 sull’attività degli uffici stampa pubblici, era rimasta una mera dichiarazione di principi. L’atto di indirizzo della ministra ha portato adesso ad un primo risultato concreto: l’articolo 95 del contratto nazionale del pubblico impiego, con il quale vengono gettate le basi per l’istituzione di nuovi profili per le attività di comunicazione e informazione».
Fondamentale da questo punto di vista, sarà il confronto con l’Aran, che dovrà proseguire in sede di classificazione delle varie categorie professionali all’interno della pubblica amministrazione. Di certo, l’attività di comunicazione e informazione e l’accesso dei cittadini agli atti della pubblica amministrazione secondo i principi del Foia, voluto dalla stessa ministra, richiede un salto di qualità sia a livello contrattuale, sia a livello legislativo.
«La norma dell’articolo 95 del contratto del pubblico impiego – ha spiegato Raffaele Lorusso – richiede la definizione di profili, qualifiche e prestazioni che siano in linea con le peculiarità della professione giornalistica. Oltre che di una piena flessibilità delle prestazioni, bisognerà ragionare sul corretto inquadramento contrattuale e previdenziale dei giornalisti della pubblica amministrazione, così come dell’accesso all’assistenza sanitaria e al fondo di previdenza complementare».
È poi necessario superare la divisione tra comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione. «Sono attività complementari – ha osservato Sergio Talamo –. Le distinzioni potevano avere senso nel 2000, ma oggi, alla luce delle molteplici piattaforme con cui l’amministrazione pubblica interagisce con il cittadino, è necessario lavorare al profilo professionale di giornalista pubblico. Oltre che contrattuale, ovviamente, il percorso dovrà essere anche legislativo, perché si tratta di superare la legge 150 e la stessa legge ordinistica, datata 1963».