Un centro di coordinamento per la libertà di informazione costituito da Federazione nazionale della Stampa, Ordine dei giornalisti, ministero dell’Interno e Dipartimento di Pubblica sicurezza, per «lavorare insieme affinché non vi sia nessuno minacciato e nessuno tacitato». Questa la proposta lanciata dal segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso e subito accolta dal ministro Minniti, presente nella sede del sindacato dei giornalisti per l’incontro organizzato all’indomani dell’aggressione da parte di Roberto Spada, a Ostia, alla troupe del programma di Rai2 "Nemo".
«Non possiamo che accogliere con soddisfazione la risposta positiva data dal ministro dell’Interno alla richiesta formulata da Federazione nazionale della Stampa e Ordine dei Giornalisti di istituire un centro di coordinamento che si ponga l’obiettivo di uno scambio permanente di informazioni sulle realtà dei cronisti minacciati, quelli già noti e soprattutto i tanti che non sono sotto i riflettori, e dei nuovi fenomeni di aggressioni che non vengono più solo da mafie, criminalità e corruzione, ma anche da organizzazioni neonaziste e neofasciste», commentano il segretario e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Verna.
Il coordinamento avrà anche il compito di definire le più opportune misure di sicurezza e di protezione nei confronti dei cronisti minacciati, della libertà di informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati; di evitare che i cronisti minacciati vengano lasciati soli; di stabilire una strategia di attacco e prevenzione che consenta di impedire la nascita di fenomeni di ritorsione contro gli operatori dei media.
«Federazione nazionale della Stampa e Ordine dei giornalisti – proseguono i vertici degli enti di categoria – hanno inoltre apprezzato l’impegno del ministro, anche nella sua veste di senatore della Repubblica, affinché siano portate a rapida approvazione le parti della proposta di legge sulla diffamazione relative all’abrogazione del carcere per i cronisti e per giungere alla definizione di specifiche norme che scoraggino le cosiddette “querele temerarie”».
Temi che il ministro Minniti ha affrontato anche nel suo intervento, a conclusione dell’incontro in Fnsi. «La previsione del carcere per i giornalisti e il fenomeno delle querele bavaglio non possono esistere in un Paese democratico. Quelle norme vanno cancellate. Mi impegno su questo, anche se siamo a fine legislatura», ha rilevato.
«Se viene meno la libertà di stampa viene meno l'ossigeno, la democrazia soffoca e siamo tutti più deboli, perché l'informazione è un pilastro della democrazia. La risposta più forte che si può dare dopo l'aggressione di Ostia è la convinta partecipazione al voto. Se posso suggerirlo, insieme a penne e Costituzione, alla manifestazione di domani va portato anche questo messaggio», ha detto ancora Minniti, che ha definito l'aggressione al giornalista Piervincenzi una «questione gravissima: per chi si è colpito e per il momento in cui è avvenuta l'aggressione, quello della competizione elettorale che è il momento più sacro di una democrazia».
Un episodio contro il quale il mondo del giornalismo si è schierato da subito compatto e con forza. Per il segretario del sindacato dei giornalisti, Raffaele Lorusso, quella della categoria «non è una difesa corporativa ma una reazione ferma contro un attacco alla professione, alla libertà e al diritto dei cittadini ad essere informati. In Italia la stampa è libera, ma spesso non lo sono i giornalisti». Se viene a mancare questa libertà, ha sottolineato il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, «il giornalismo rischia di morire. Ci sono tantissimi cronisti minacciati che non hanno dalla loro la forza dell'immagine della testata di Spada a Piervincenzi, che ha portato l'indignazione anche fuori dai confini nazionali. È lì che dobbiamo intervenire. Noi siamo i "postini" del diritto di sapere dei cittadini, dobbiamo poter svolgere questo lavoro».
Lorusso e Verna hanno poi ricordato il presidio organizzato da Fnsi e Odg in piazza di Montecitorio il 22 novembre, durante il quale i giornalisti italiani torneranno a reclamare l’intervento di governo e parlamento sui temi delle minacce, del carcere e delle querele bavaglio, ma anche della precarietà dilagante nel settore. Mentre il segretario generale aggiunto della Fnsi, e segretario del Sindacato dei giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, ha voluto ringraziare il ministro Minniti «reggino come me, che da sempre combatte la ‘Ndrangheta».
All’incontro erano presenti anche il responsabile per la legalità del sindacato dei giornalisti, Michele Albanese, e alcuni cronisti costretti a vivere sotto scorta per via del loro lavoro. «C’è troppo spesso un odio civile nei confronti di chi cerca di illuminare quel che avviene nelle periferie del Paese. Cerchiamo di resistere, a costo di sacrifici enormi, sapendo bene che il crimine in certe zone ha più paura dell'informazione che delle forze dell'ordine», ha detto Albanese, che ha poi rivolto «un appello al ministro perché le istituzioni lavorino per calibrare bene la protezione dei giornalisti. Ma anche per riproporre con forza alla politica il tema della libertà di stampa in Italia».
Federica Angeli, da quattro anni sotto scorta, ha chiesto a Minniti di pensare «ad una strategia di attacco per contrastare la criminalità e impedire sul nascere fenomeni che altrimenti costringono i giornalisti a doversi difendere». Mentre Paolo Borrometi ha ricordato che «le intimidazioni da parte dei mafiosi non riguardano solo i giornalisti, ma anche amministratori e cittadini» e chiesto «allo Stato di non lasciarci soli nella nostra battaglia».
Infine Sandro Ruotolo, dopo aver invitato anche i colleghi «ad essere meno conformisti e meno omologati» e «a non lasciare soli i giornalisti impegnati a denunciare il malaffare sui territori», ha osservato che «anche ogni volta che un politico delegittima un giornalista questo è un attacco all’articolo 21 della Costituzione e alla libertà di informazione».
«Domani saremo ad Ostia ma andremo in tutti i luoghi dove è stato minacciato il diritto ad essere informati», ha concluso il presidente Giulietti. «Quella di Spada è stata una testata all'articolo 21 della Costituzione perché non è Ostia il luogo del male, ma tutti quei luoghi dove viene leso il diritto di informare».