Ancora un giornalista Rai nel mirino della Russia. Dopo il caso di Stefania Battistini e Simone Traini, contro i quali l'Fsb ha aperto un procedimento penale con l'accusa di "aver attraversato illegalmente il confine" russo per riprese video a Sudzha, a scatenare le ire della portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, è un reportage di Ilario Piagnerelli, inviato di RaiNews24 in Ucraina.
Lunedì 19 agosto 2024 Zakharova se la prende con i media italiani, che elogiano «i neonazisti ucraini mentre posano in reportage indossando simboli delle SS» e con il cronista che ha intervistato il soldato ucraino che indossava - appunto - un simbolo nazista.
Intervista rispetto alla quale Piagnerelli spiega: «Mi rammarico profondamente di aver dato voce, anche se per pochi secondi, a un soldato ucraino che solo dopo la messa in onda del reportage ho notato indossare una patch con un simbolo nazista. Esiste in Italia una rete di profili pro-invasione legati a Mosca, che dedica le sue risorse a screditare il lavoro mio e degli altri inviati. Fingono sconcerto, ma hanno trovato in quell'immagine un formidabile argomento di propaganda anti-ucraina».
In diversi post su Telegram, Zakharova era tornata ad attaccare i giornalisti occidentali entrati dall'Ucraina nella regione russa di Kursk, la cui attività sarebbe «prova del loro coinvolgimento diretto nell'attuazione di un'aggressione ibrida su larga scala contro la Russia», ad additare i media italiani, accusandoli di essere megafoni di Kiev, fino a citare direttamente Piagnerelli.
«Sono cresciuto con un nonno partigiano, di quelli veri, che oggi non avrebbero dubbi nel distinguere tra invaso e invasore, tra chi resiste e chi occupa. Sono stato educato ai valori della Costituzione», scrive il giornalista italiano nel suo lungo post di risposta su X.
«Quella appena conclusa - si legge ancora - è stata la mia quindicesima trasferta in Ucraina. In due anni e mezzo ho prodotto decine di servizi e centinaia di dirette. Tra i servizi pubblici europei, la Rai è probabilmente quello che sta raccontando il conflitto con maggiore assiduità. I nostri reportage vengono spesso distribuiti in Eurovisione. Anche per questo subiamo attacchi, come quelli, recentissimi, seguiti allo scoop mondiale di Stefania Battistini. Il nostro lavoro continuerà a essere libero da condizionamenti e improntato al massimo rigore».