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Cdr 30 Ott 2015

Mondadori chiude la sede romana e lascia i giornalisti senza ufficio. Il Cdr: “Inaccettabile”

Mondadori chiude il presidio romano dove lavoravano i giornalisti di tre redazioni: ‘Panorama’, ‘Sorrisi & Canzoni Tv’ e ‘Chi’. Dura la reazione del Cdr, che giudica inaccettabile la decisione della direzione del personale dell’azienda e “tanto più grave – scrive – in quanto i conti della Mondadori si tengono in equilibrio dal 2013 anche grazie alla decurtazione dello stipendio dei giornalisti dovuta al contratto di solidarietà”.

Mondadori chiude il presidio romano dove lavoravano i giornalisti di tre redazioni: ‘Panorama’, ‘Sorrisi & Canzoni Tv’ e ‘Chi’. Dura la reazione del Cdr, che giudica inaccettabile la decisione della direzione del personale dell’azienda e “tanto più grave – scrive – in quanto i conti della Mondadori si tengono in equilibrio dal 2013 anche grazie alla decurtazione dello stipendio dei giornalisti dovuta al contratto di solidarietà”.

La direzione del personale della Arnoldo Mondadori Editore ha deciso di chiudere il presidio romano, nel quale sono presenti al momento tre redazioni, Panorama, Sorrisi & Canzoni Tv e Chi.
Lo hanno annunciato l’esecutivo del Cdr Mondadori con i fiduciari di testata in una nota pubblicata sul sito dell’Alg.
“La Direzione del personale Arnoldo Mondadori Editore – si legge nel comunicato - ieri ha convocato il Cdr per una comunicazione importante. Mondadori ha venduto l’immobile della sede in via Sicilia a Roma. Tale intenzione era nota da tempo”.
“Ciò che invece non era noto – prosegue la nota – è che, in occasione di questa vendita, Ame ha deciso di chiudere il presidio romano, nel quale sono al momento presenti tre redazioni (‘Panorama’, ‘Sorrisi e Canzoni tv’ e ‘Chi’). Questa chiusura comporta le seguenti misure, stabilite in accordo con i direttori delle testate: i tre giornalisti di ‘Sorrisi & Canzoni’ verranno richiamati a lavorare nell’unica sede di Segrate; il giornalista di ‘Chi’ resterà operativo a Roma; l’attuale redazione romana di ‘Panorama’, attualmente composta di sei persone, verrà smembrata: due colleghi trasferiti forzatamente nell’unica sede di Segrate; gli altri quattro resteranno su Roma. I giornalisti che resteranno su Roma lavoreranno prevalentemente dalle rispettive abitazioni, con la disponibilità di un punto d’appoggio utilizzabile in modo non continuativo”.
Il Cdr ha subito manifestato alla direzione del personale la totale contrarietà a questa decisione, in quanto “non giustificata da motivi di risparmio economico (anzi, si rischierebbe di andare ad aumentare i costi). E questo avviene nonostante sinora i giornalisti abbiano dato sempre ampia disponibilità a confrontarsi sulle tematiche del costo del lavoro. Inoltre – proseguono Cdr e fiduciari – sottolineiamo come a Roma, in sede di trattativa al tavolo nazionale per definire il nuovo accordo sullo stato di crisi (presenti Fnsi, Fieg, Associazione Lombarda e Associazione Romana della Stampa, Cdr e Direzione del personale), l’azienda da noi sollecitata sul tema, avesse dichiarato di non avere alcuna intenzione di trasferire i giornalisti dalla sede romana alla sede milanese per tutto il periodo della durata dello stato di crisi. Purtroppo è andata persino oltre, chiudendo il presidio romano”.
“Per questo – incalzano i giornalisti – riteniamo che la decisione aziendale sia la rottura di un reciproco patto di fiducia, tanto più grave in quanto i conti della Mondadori si tengono in equilibrio dal 2013 anche grazie alla decurtazione dello stipendio dei giornalisti dovuta al contratto di solidarietà. Tutto questo non potrà non avere conseguenze nei rapporti quotidiani con l’azienda e con le direzioni delle testate”.
“Chiediamo all’azienda – concludono l'esecutivo dei Cdr Mondadori e i fiduciari di testata – di riconsiderare immediatamente la decisione che riguarda lo spostamento dei colleghi romani nella sede di Segrate, nella ricerca di soluzioni rese possibili anche dall’utilizzo delle tecnologie e del lavoro a distanza. Nel frattempo i fiduciari delle testate del gruppo annunciano la convocazione al più presto delle assemblee dei giornalisti delle singole redazioni per discutere problemi organizzativi e prospettive editoriali delle rispettive testate riservandosi, dopo una serie di passaggi tecnici, di convocare l’assemblea generale”.

@fnsisocial

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