La Mondadori ha chiuso Flair, rivista alla quale lavoravano quattro giornalisti, che verranno ora ricollocati all'interno del Gruppo, andando però ad allungare la lista degli esuberi attualmente gestiti con un contratto di solidarietà difensiva.
La Federazione nazionale della stampa italiana e l'Associazione lombarda dei giornalisti sono a fianco dei colleghi di Flair, del Cdr e dei fiduciari Mondadori nel chiedere azioni di rilancio dei periodici e di investimento in nuovi business ponendo fine alla politica di continui tagli che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Di seguito, il comunicato del Cdr Mondadori.
Ieri il Cdr Ame ha ricevuto dal direttore della Periodici Mondadori e dalla direzione del personale una comunicazione che avremmo preferito non dover ascoltare: Mondadori ha deciso, a partire da subito, di chiudere la testata “Flair”, alla quale sono assegnati quattro nostri colleghi.
Quattro esuberi che vanno ad aggiungersi ai 38 già dichiarati all’interno del nostro attuale stato di crisi, che è scaturito dalla chiusura di una testata – con conseguente riduzione del perimetro editoriale –, e da un’ulteriore dichiarazione di esuberi su settimanali in crisi economica, o per i quali è previsto uno sviluppo tecnologico che andrebbe a eliminare sovrapposizioni di lavorazione (sviluppo tecnologico annunciato nel giugno del 2015, ma che a oggi è ancora in fase di test).
Rispetto a questa ennesima chiusura di testata (che va ad aggiungersi alle altre 5 testate chiuse nello stato di crisi precedente – del biennio 2013-2015 –; nonché alle 2 cessioni di ramo di azienda e allo scioglimento della società Aci-Mondadori per procedura di messa in liquidazione del 2014), ricordiamo subito che, vista la presenza dello stato di crisi già in atto (e che si concluderà alla fine di giugno del 2017), grazie all’ammortizzatore sociale di cui esso si avvale, la cosiddetta solidarietà “difensiva” prevista dagli accordi firmati davanti al ministero del Lavoro, anche i colleghi di “Flair” – al pari degli altri che provenivano dalla testata chiusa –, dopo aver smaltito le ferie arretrate, verranno appoggiati su altre redazioni, tenendo conto delle loro competenze. E in questo percorso saranno seguiti – come sempre – dal Cdr.
Questa la cruda realtà. Ma il Cdr e l’assemblea dei fiduciari hanno il dovere di guardare avanti e affidare alla riflessione di tutti i colleghi, dell’Azienda e delle rappresentanze sindacali territoriali e nazionali, a memoria futura e per un futuro ormai prossimo, alcune semplici (e purtroppo amare) considerazioni.
Mondadori è un grande gruppo editoriale, anche grazie alle recenti acquisizioni di Rizzoli Libri e di Banzai, che ha cercato di resistere e rispondere alla crisi che ormai da anni coinvolge il mondo dell’editoria.
Per far fronte alla crisi sono state chiuse svariate testate, accompagnati molti nostri colleghi alla porta e utilizzati gli ammortizzatori sociali messi fino ad oggi a disposizione dall’Inpgi.
Il nostro istituto previdenziale, a causa della grave crisi occupazionale del settore, è però arrivato ad avere bilanci in rosso, e adesso siamo tutti in attesa dell’approvazione da parte dei ministeri competenti di una riforma che è fortemente penalizzante per i giornalisti.
Nei giorni scorsi, abbiamo potuto leggere di una trimestrale che è tornata a produrre reddito, questo grazie alla collaborazione e al grande sacrificio di tutte le componenti aziendali. È quindi arrivato, secondo noi, il tempo che l’azienda smetta di puntare esclusivamente al taglio dei costi del personale, in particolar modo quello giornalistico.
È giunta l’ora di mettere in campo anche la volontà e la capacità di pensare a nuovi business, a nuove formule per i nostri giornali, di allargare a 360° il nostro orizzonte. Le redazioni, con il loro continuo sacrificio – economico e produttivo – che prosegue ininterrottamente da quasi quattro anni, hanno dimostrato disponibilità alla sfida e profondo attaccamento alle loro testate, ma sono pronte anche a investire tutte le loro capacità in nuovi ambiti, come è già accaduto in campo digitale.
Noi rifiutiamo quella logica che vediamo avanzare – stato di crisi, dopo stato di crisi – e che pare mirare a trasformarci in una sorta di “specie protetta”. A tutela del nostro lavoro, delle nostre competenze, della nostra cultura mondadoriana che tutti noi continuiamo a considerare un valore.