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Editoria 17 Lug 2007

Mediacoop: “Da ddl non tagli ma criteri selettivi”

Non tagli indiscriminati, ma razionalizzazione attraverso l'adozione di criteri più selettivi per l'erogazione di fondi pubblici a realtà editoriali che possiedano determinati requisiti. Questa la realtà avanzata dall'assemblea nazionale di Mediacoop, associazione delle cooperative editoriali e della comunicazione, in vista dell'ormai prossima presentazione del ddl per la riforma dell'editoria da parte del governo.

Non tagli indiscriminati, ma razionalizzazione attraverso l'adozione di criteri più selettivi per l'erogazione di fondi pubblici a realtà editoriali che possiedano determinati requisiti. Questa la realtà avanzata dall'assemblea nazionale di Mediacoop, associazione delle cooperative editoriali e della comunicazione, in vista dell'ormai prossima presentazione del ddl per la riforma dell'editoria da parte del governo.

Per garantire che i contributi siano erogati a soggetti che ne hanno effettivamente titolo Mediacoop elenca cinque meccanismi: in primo luogo stabilire che le cooperative editoriali devono avere requisiti previsti dagli articoli 5 e 6 della legge 416/81 sull'editoria, che riguardano, in particolare, le cooperative di giornalisti. Almeno il 51% dei dipendenti giornalisti devono essere soci e ogni dipendente giornalista che ne faccia richiesta deve essere ammesso come socio. "Si tratta di una misura - spiega Lelio Grassucci, presidente di Mediacoop - tesa ad impedire che godano di benefici pubblici cooperative che non hanno nulla di mutualistico, che presentano una separazione netta tra proprietà e lavoro, propria di qualsiasi forma di società di capitali, e che discreditano il fenomeno cooperativo". La seconda misura indicata da Mediacoop è l'introduzione di un nuovo tetto massimo per i contributi rapportato ai dipendenti: il contributo, cioè, non può superare un certo valore per dipendente giornalista. Una misura rilevante se si pensa che, nell'attuale normativa, i contributi sono parametrati alla tiratura, indipendentemente dalla natura del prodotto, dalla consistenza e dignità del giornale. La terza misura da adottare consiste nel fare in modo che le copie 'diffuse' ai fini dell'accesso ai contributi vengano considerate tali solo se vendute ad un valore non inferiore al 50% del prezzo di copertina: con questo si evita, per Mediacoop, che una vendita in blocco di copie a prezzi irrisori venga utilizzata per gonfiare il numero delle copie diffuse, al fine di innalzare artatamente i contributi, esibendo valori assolutamente distanti dal peso reale dei quotidiani che li ricevono. Le altre due misure suggerite da Mediacoop consistono nello stabilire che i quotidiani che ricevono i contributi devono essere presenti almeno nel 40% delle edicole del territorio di riferimento. Infine, Mediacoop chiede che si adotti un provvedimento per sostenere, anche in Italia, l'aumento del numero degli abbonamenti che aiuterebbe, tra l'altro, a ridurre il fenomeno delle rese. "Riteniamo - conclude Grassucci - che con il provvedimento che verrà presentato dal governo si possa compiere un altro passo nella direzione di scoraggiare furbizie e abusi, per riservare i sostegni pubblici alle esperienze giornalistiche effettivamente vitali e che siano espressione di autentiche realtà cooperative, non profit e di partito". In altre parole Grassucci plaude al ddl di riforma del governo, nella misura in cui confermi i contributi pubblici al settore, ma chiede di stabilire criteri di accesso a quei fondi più "selettivi e trasparenti". (AGI)

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