La discussione sulla proposta di Regolamento europeo sulla libertà dei media (Media Freedom Act) presentata a settembre 2022 dal commissario per il Mercato interno, Thierry Breton e dalla vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova, rappresenta l'occasione per un cambio di passo anche in Italia nell'ottica di offrire un quadro di tutele necessarie ad avere una informazione davvero libera e, in ultima istanza, una opinione pubblica bene informata.
Ed è il segno della (giusta) attenzione che l'esecutivo comunitario riserva al settore dei media, che «non può essere considerato come uno dei tanti business», aveva del resto riconosciuto la stessa presidente della Commissione, Ursula von Der Leyen, nel discorso sullo Stato dell'Unione del 2021.
In ballo, fra le altre cose, ci sono norme che tutti i Paesi membri saranno chiamati a rispettare in tema di tutela delle fonti e di impossibilità di intercettare i giornalisti (salvo rari casi di reati molto gravi); di indipendenza dei mezzi di informazione, specie nella sfera del servizio pubblico; regole antitrust e attenzione ai possibili conflitti di interesse.
Certo guardando soprattutto alla condizione di alcuni Paesi dell'Unione, con il MFA l'Europa ha deciso di fare un primo importante passo nella direzione di garantire all'ecosistema dei media condizioni favorevoli perché prenda corpo in tutto il continente il diritto ad una informazione di qualità, professionale, certificata. Un bisogno primario per la democrazia, anche alla luce del ruolo che la disinformazione ha giocato e gioca in partite cruciali come il voto su Brexit, le elezioni nazionali o la guerra in corso in Ucraina.
Favorevole all'impianto della proposta anche il sindacato continentale dei giornalisti, la Federazione europea, che pure chiede che il testo venga rafforzato in alcuni punti nevralgici. Il tempo per interventi migliorativi c'è. Il progetto di Regolamento ha appena iniziato il suo iter, andrà discusso in sede di Parlamento e il Consiglio per poi integrarsi con altri provvedimenti di recente varati come il Digital Service Act e il Digital Market Act, che affrontano altri temi – anche complementari – rispetto alla realizzazione e diffusione del "prodotto" informazione.
Nella consapevolezza che tutelare la produzione e la fruizione di contenuti informativi di qualità, e chi quei contenuti li produce - vale a dire i giornalisti - è essenziale per la formazione dell'opinione pubblica e, in definitiva, per la stessa tenuta delle istituzioni democratiche.