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Inpgi 18 Ott 2007

Maurizio Andriolo (Vicepresidente Inpgi): “Facciamo chiarezza…. per la rinascita della categoria”

Più di un anno fa scrissi all’ancora oggi Segretario generale della Fnsi, di fare un gesto di cambiamento: “dimettere la commissione contratto della Federazione” e accelerare l’iter per il congresso. Era una provocazione, ma doveva essere un segnale. Un segnale per cambiare e affrontare con metodo diverso il problema del contratto, dei freelance, dei precari, della democrazia nel sindacato.

Più di un anno fa scrissi all’ancora oggi Segretario generale della Fnsi, di fare un gesto di cambiamento: “dimettere la commissione contratto della Federazione” e accelerare l’iter per il congresso. Era una provocazione, ma doveva essere un segnale. Un segnale per cambiare e affrontare con metodo diverso il problema del contratto, dei freelance, dei precari, della democrazia nel sindacato.

Nulla è accaduto perché il gruppo dirigente si è sempre più arroccato. Ancora oggi prevede di mantenere l’attuale maggioranza nazionale e di conservare i posti di comando. Una egemonia che ha portato una categoria al disastro; una egemonia di persone, non di cultura. In sintesi: gattopardescamente la giunta federale uscente vuole mantenere il potere. Inaccettabile! O no? Enormi e tanti sono gli errori commessi dalla dirigenza federale. Accompagnati da veri e propri soprusi, ne indicherò alcuni. 1) La piattaforma contrattuale è stata un assemblaggio di proposte (anche strampalate). Il “terreno di scontro” con gli editori non è stato neppure preso in considerazione. Come già si era capito nella precedente tornata contrattuale, gli editori attendevano questa occasione per suonarcele! La Fnsi sperava solo nell’aiuto politico. Risultato: questo contratto non si è fatto. Ne si farà mai. Neppure nei prossimi anni e il Governo (questo) non ci potrà (ne vorrà) dare un aiuto. E neppure qualsiasi altro governo. La piattaforma dei 77 articoli è da ripensare completamente. 2) La Fnsi, non soddisfatta dei danni fatti, si è inchinata, recentemente, al Ministro del Lavoro ed ha accettato di firmare un protocollo d’intesa (?!) sul lavoro precario preparato dallo stesso Ministero del Lavoro con il consenso degli editori (!) che: a) disconosce le esigenze dell’Inpgi; b) costa un sacco di soldi all’Inpgi; c) mette in discussione la figura del giornalista; d) ci accomuna all’Inps prefigurando la “scomparsa” della categoria. 3) Dobbiamo aggiornare il modo di governare sindacale. Emarginiamo o annacquiamo le tradizionali nicchie di conservazione dell’attuale maggioranza. E dei gruppettini alla ricerca della poltroncina. E’ urgente cambiare il tipo di relazioni industriali fin qui osservato. 4) Contratto di lavoro: nuovo metodo di contrattazione. A livello nazionale si precisi e si valorizzi la figura e la professionalità del giornalista al di là di coloro che sono garantiti o precari. Il mancato contratto è l’evidenziazione di un certo vacuo estremismo che non ha mai prodotto nulla in campo sindacale, ma l’ondata di scioperi che abbiamo affrontato è costata e all’INPGI è pesata per diversi miliardi. Pensioni e pensionati Il balletto intorno alle pensioni non è ancora concluso. I nostri pensionati sono garanti solo dalla solidità dell’Inpgi. Anche se il mancato contratto nazionale ha provocato (lo ripeto) una consistente perdita al nostro Istituto di previdenza. Ma dobbiamo pensare al futuro dei nostri colleghi più giovani. Non sarà un prossimo Presidente calato dall’alto, come s’intende fare, a contribuire al consolidamento dell’Inpgi, a salvarla dalle mire politiche. Anzi. Ai nostri pensionati non si possono fare promesse che poi si rivelano fallaci. E’ necessario intervenire a sostegno delle pensioni con alleggerimenti fiscali, con provvedimenti ulteriori di assistenza per fasce di età e per condizioni di salute, con interventi sociali e sulle loro reali condizioni abitative. Ma basta con il considerare il pensionato un “estraneo” alla società; un umano buono solo per usare la paletta fuori dagli istituti scolastici! Ed è molto importante - a questo punto - sostenere che l’Inpgi deve fare sistema. Gli altri nostri enti di assistenza devono essere recuperati nell’Inpgi. Oltretutto risparmieremmo tanti, ma tanti soldi. E il Circolo della stampa? Anch’esso merce di scambio? Che ne facciamo di questo punto di riferimento lombardo, che il celebre suo primo Presidente (Renato Simone) aveva definito “centro di fermento intellettuale attorno al giornalismo militante”? Il “fermento”, se mai ancora c’è, non è stato apprezzato da un noto salotto milanese e al Circolo è stato dato lo sfratto. Pochi si sono interessati del caso, Né le “componenti” sindacali hanno vibrato. Il Circolo è così diventato “merce di scambio”: tu dai un voto a me e io ti garantisco la presidenza del Circolo…….”finchè qualcosa non ci separi”! Maurizio Andriolo Vicepresidente Inpgi

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