Cari amici, cari colleghi,
Vi porto un caloroso saluto ed i migliori auguri da parte della Federazione Internazionale dei Giornalisti e delle rispettive 120 associazioni di categoria di tutto il mondo che rappresentano 600.000 giornalisti.
Sono profondamente onorato di poter esprimere tutta la nostra solidarietà nei confronti della lotta per questa causa e desidero mettere a verbale i miei ringraziamenti nei confronti della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e di tutti coloro che hanno lavorato duramente per rendere questo raduno così importante e così vitale.
Soprattutto, sono gratificato per tutta l’energia che riesco a percepire in questo posto.
Utilizzerò tutta questa energia speciale − e molto di più − per respingere le forze e le tendenze che oggi mettono a repentaglio il giornalismo ed i giornalisti.
Quasi ovunque, è in atto una profonda crisi globale – economia al ribasso, variazioni climatiche, conflitti– ed i media in particolare sono in tumulto. Come bene sappiamo, quasi ovunque il giornalismo si trova sotto un’enorme pressione – tecnologie convergenti, crisi dei modelli di mercato, richieste di ristrutturazione da parte di datori di lavoro globali affamati di profitti, tutto questo costituisce oggi una reale minaccia per il giornalismo etico. Ed ovunque i giornalisti e le loro rispettive organizzazioni stanno lottando, spesso in condizioni difficoltose o pericolose, per erigersi a difensori delle virtù di un giornalismo basato su responsabilità sociali e valori.
Ma è proprio qui in Italia che questa battaglia si è fatta più incisiva.
Qui la problematica centrale in gioco non è soltanto la colorita vita personale di un primo ministro. Non sarebbe un esagerazione dire che la problematica centrale qui è il futuro della democrazia stessa.
In quale posto del mondo civilizzato sarebbe possibile trovare un primo ministro che possiede quasi l’intera torta dell’universo televisivo con l’emittente pubblica RAI sotto il suo controllo insieme alla maggior parte delle altre emittenti televisive?
Le conseguenze per la democrazia italiana, e per la credibilità dell’Italia all’interno dell’Unione Europea, sono ora oggetto di grave preoccupazione non soltanto per i giornalisti ma per le nostre stesse società.
In un certo modo, George Orwell ha già detto tutto questo (e cito): "E se tutti gli altri hanno accettato la menzogna che il Partito ha imposto – se tutte le prove conducono ad una stessa verità – allora la menzogna passa alla storia e diventa verità. 'Chi controlla il passato', recita lo slogan del Partito, 'controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato.’
Un controllo stile George Orwell era sotto gli occhi del mondo intero quando la gestione della RAI ha bandito la proiezione del filmato per Videocrazia, ma che per caso ha avuto poi un ritorno di fiamma ed ha fatto poi esplodere enormemente l’interesse nel film.
La cosa più significativa che questa storia ha messo in evidenza è che il monopolio della televisione non soltanto è in grado di garantire un favorevole primo piano del primo ministro, ma può addirittura cancellare la realtà, fare in modo che le cose non diventino parte della coscienza del pubblico. Durante la settimana delle registrazioni controllate, sei notiziari televisivi in prima serata hanno tenuto nascosto ai loro spettatori ciò che gli spagnoli, gli inglesi ed i tedeschi erano invece in grado di leggere sull’argomento nei loro rispettivi giornali. Ciò può in un certo senso avere la stessa portata del fatto della BBC che si rifiuta di coprire lo scandalo delle spese parlamentari in Gran Bretagna.
Esiste anche una crescente preoccupazione, in tutto il mondo, sul modo con cui il primo ministro ha risposto in maniera sprezzante alle rivendicazioni fatte da varie donne. Ciò rivela una carenza di trasparenza nel sistema politico italiano ed inoltre costituisce una minaccia alla libertà dei media che risulterebbe inaccettabile in qualsiasi altra democrazia occidentale.
E che dire delle dichiarazioni fatte dal presidente sul fatto che questa critica è stata orchestrata da sostenitori dell’ala sinistra opposta?
Anche lasciando da parte i tabloid di tutta Europa, come il tedesco Bild, che ha fatto lo scoop pubblicando una galleria di immagini delle donne coinvolte, in Gran Bretagna, per esempio, è il Times, il Daily Telegraph e l’ Economist – cioè giornali reputati seri per l’establishment od il centro-destra– che si accaniscono di più nell’esaminare questi fatti.
Noi tutti sappiamo che queste sono scuse vane ed è difficile dare credito alle rivendicazioni fatte da Berlusconi. Il vero problema rimane il suo tentativo di imposizione sui mezzi televisivi utilizzando i ricorsi legali e l’intimidazione finanziaria. Lo ha fatto nel 2001 quando ha citato in giudizio l’Economist per aver affermato che egli era inadatto per la condotta politica. In quell’occasione non ha vinto. Lo sta rifacendo di nuovo oggi citando in giudizio La Repubblica, Le Nouvel Observateur e forse molti ancora.
Affermiamo che questo attacco è inaccettabile e dovrebbe essere respinto. Rimango qui, fianco a fianco con i nostri colleghi dell’FNSI e tutti i giornalisti italiani per assicurarmi che questo attacco alla libertà di stampa non abbia successo.
Faccio affidamento in tutti voi affinché continuiate fianco a fianco con l’FNSI, che oggi sta lottando per tutti voi e per il resto della società italiana, per i principi della libertà di stampa e per un giornalismo etico e libero.
Vi prego, portate a casa con voi tutta l’energia e l’ispirazione di oggi. Portatela alle vostre scrivanie e luoghi di lavoro, ai vostri colleghi ed alle vostre conoscenze e cittadini. Ingranditela, moltiplicatela, e divulgatela. Rendetela vitale. Fate in maniera che non possa essere ignorata – ma per far ciò non utilizzate i poteri politici e non passate attraverso il primo ministro.
Grazie