Venerdì 12 febbraio, “Se la mafia fa paura ma non fa notizia”. Una riflessione sulle infiltrazioni della criminalità organizzata, su sottovalutazioni, intimidazioni, censure e autocensure che oscurano l’informazione, prendendo spunto dal libro “C’erano bei cani ma molto seri” Storia di mio fratello Giovanni ucciso perché scriveva troppo - di Alberto Spampanato
Sabato 13 febbraio, “Mafia & giornali - Cronisti disarmati, notizie che uccidono”. Dibattito sul diritto dei cittadini all’informazione, sulle notizie oscurate con la violenza e sui pericoli che corre il cronista impegnato a raccogliere sul territorio le notizie sgradite alle mafie e ai personaggi dotati di potere lecito e illecito
Venerdì 12 febbraio 2010 alle 21.00
presso La Gabella . - Centro di Aggregazione Giovanile - via Roma 68
SE LA MAFIA fa paura ma NON FA NOTIZIA
Una riflessione sulle infiltrazioni della criminalità organizzata, su sottovalutazioni, intimidazioni, censure e autocensure che oscurano l’informazione, prendendo spunto dal libro “C’ERANO BEI CANI MA MOLTO SERI” Storia di mio fratello Giovanni ucciso perché scriveva troppo - di Alberto Spampinato - Editore Ponte alle Grazie
• Roberto Morrione, presidente di Libera Informazione
• Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l’informazione
• Gerardo Bombonato, presidente Ordine Giornalisti Emilia Romagna
L’incontro è promosso da Libera Informazione, Associazione Gabella, Coordinamento Libera di Reggio Emilia, Ossigeno per l’informazione
Sabato 13 febbraio 2010 alle 9:00
Liceo scientifico “Aldo Moro” – Aula magna
MAFIA & GIORNALI
CRONISTI DISARMATI, NOTIZIE CHE UCCIDONO
Dibattito sul diritto dei cittadini all’informazione, sulle notizie oscurate con la violenza e sui pericoli che corre il cronista impegnato a raccogliere sul territorio le notizie sgradite alle mafie e ai personaggi dotati di potere lecito e illecito
Partecipano:
- Roberto Morrione, presidente di Libera Informazione
- Camillo Galba, segretario dell’Associazione della Stampa dell’Emilia Romagna
- Alberto Spampinato, autore del libro “C’erano bei cani ma molto seri-Storia di mio fratello Giovanni ucciso perché scriveva troppo” e direttore dell’osservatorio Ossigeno sui cronisti minacciati in Italia
"Mafie senza confini - Noi senza paura",
è il percorso nato da un accordo stipulato tra la fondazione Libera Informazione e l’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna. Prevede Incontri e appuntamenti per informare, capire, prevenire l’infiltrazione e il radicamento delle mafie in Emilia-Romagna. Incontri e convegni si propongono di stimolare la coscienza del problema e al contempo formare le persone, educatori e giornalisti sul territorio, per un approccio più consapevole ad un problema davanti al quale anche la realtà emiliano-romagnola non può distogliere lo sguardo. Dopo le tappe di Bologna e Parma, Mafie senza confini arriva a Reggio Emilia
Il libro “C’erano bei cani ma molto seri”, Editore Ponte alle Grazie, 2009
narra la storia di Giovanni Spampinato, giornalista del quotidiano L’Ora di Palermo, autore di clamorose inchieste sugli intrecci fra mafia, eversione nera, apparati deviati, ucciso barbaramente nel 1972 a Ragusa, all’età di 25 anni dopo aver pubblicato clamorosa inchieste sul neofascismo e una notizia che gli altri cronisti conoscevano ma tenevano nel cassetto per un malinteso senso del quieto vivere . Sullo sfondo, il libro presenta l’apparentemente tranquilla vita di provincia, dagli Anni 40 agli Anni 70, a Ragusa, la cittadina siciliana che si gloriava falsamente di vivere al riparo da ogni inquinamento criminale ed eversivo. Quel mondo, quelle illusioni sono rievocati attraverso ricordi, aneddoti, foto, documenti, da Alberto, fratello minore di Giovanni, anche lui giornalista, che affida a questo libro un toccante e inquieto ritratto della sua famiglia di origine e un’inchiesta sulle vere cause della morte del cronista di Ragusa. Al contempo, l’Autore svolge un’indagine personale e profonda sulla storia culturale e sociale della sua terra e dà voce, in questo libro commovente e lucidissimo, a un dramma privato che appartiene a noi tutti e ci fa riflettere su cosa avviene oggi ai giornalisti alle prese con notizie scomode, difficili, e nelle città che ancora si illudono di poter vivere al riparo dell’insidioso e subdolo inquinamento delle mafie.