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Libertà  di stampa 18 Nov 2015

Mafia, Claudio Fava: “La malavita cerca il consenso anche imbavagliando la libera informazione”

Intervenendo all’Assemblea Regionale Siciliana, il vicepresidente della commissione nazionale Antimafia, Claudio Fava, ha affrontato il tema delle minacce ai giornalisti e del rapporto tra la mafia e l’informazione, che la malavita vorrebbe ridotta al silenzio. “Alle minacce esplicite – ha anche osservato – si sta affiancando lo strumento delle minacce per via giudiziaria” che rischiano di diventare “mazze chiodate per i giornalisti”.

Intervenendo all’Assemblea Regionale Siciliana, il vicepresidente della commissione nazionale Antimafia, Claudio Fava, ha affrontato il tema delle minacce ai giornalisti e del rapporto tra la mafia e l’informazione, che la malavita vorrebbe ridotta al silenzio. “Alle minacce esplicite – ha anche osservato – si sta affiancando lo strumento delle minacce per via giudiziaria” che rischiano di diventare “mazze chiodate per i giornalisti”.

"Uno dei salti di qualità che la mafia ha fatto è nel rapporto con l'informazione. Oggi le mafie vogliono consenso che non si limiti all'omertà e alla paura e il consenso passa anche nell'imbavagliare o ridurre al silenzio l'informazione libera".
È quanto ha affermato il vicepresidente della commissione nazionale Antimafia, Claudio Fava, parlando del ruolo dell'informazione nel corso della sua audizione alla commissione regionale antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana nell'ambito dell'istruttoria sui rapporti tra mafia e politica in Sicilia.
“La maggior parte dei giornalisti che ha subito minacce o intimidazioni – ha rilevato Fava – sono cronisti precari e di periferia che alle spalle non hanno il sostegno di grandi giornali o gruppi editoriali. Dovremmo farci carico della condizione in cui oggi l'informazione racconta i fatti di mafia".
L’altro tasto dolente toccato dal vicepresidente della commissione nazionale Antimafia riguarda invece le liti temerarie: “Alle minacce esplicite si sta affiancando lo strumento delle minacce per via giudiziaria”, ha detto Fava, che ha poi parlato di "un uso strumentale delle querele, di azioni civili con richieste di risarcimento sperequate che comunque, anche in casi come quello della Gabanelli che ha la Rai alle sue spalle, hanno dei costi".
Alcuni strumenti giudiziari, ha concluso, "rischiano di diventare mazze chiodate per i giornalisti".

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