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Appuntamenti 18 Mar 2014

Lunedì il 31 marzo, presentazione del libro "Le mani della Mafia"presso la Sala Azzurra della Fnsi

Lunedì il 31 marzo alle ore 16.00 presso la Sala Azzurra della Federazione Nazionale della Stampa in Corso Vittorio Emanuele, a Roma, avverrà la presentazione del libro "Le mani della Mafia" (Edizioni Chiarelettere), prefazione di Nando Dalla Chiesa. Saranno presenti il Presidente del FNSI, Giovanni Rossi, il Procuratore generale di Brescia Pierluigi Maria Dell'Osso, già alla Procura nazionale antimafia e pubblico ministero per il crack Ambrosiano, Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama e Leonida Reitano, presidente dell'Associazione giornalismo investigativo, oltre all'autore, Maria Antonietta Calabrò, giornalista del Corriere della Sera.

Lunedì il 31 marzo alle ore 16.00 presso la Sala Azzurra della Federazione Nazionale della Stampa in Corso Vittorio Emanuele, a Roma, avverrà la presentazione del libro "Le mani della Mafia" (Edizioni Chiarelettere), prefazione di Nando Dalla Chiesa. Saranno presenti il Presidente del FNSI, Giovanni Rossi, il Procuratore generale di Brescia Pierluigi Maria Dell'Osso, già alla Procura nazionale antimafia e pubblico ministero per il crack Ambrosiano, Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama e Leonida Reitano, presidente dell'Associazione giornalismo investigativo, oltre all'autore, Maria Antonietta Calabrò, giornalista del Corriere della Sera.

Nel volume si dimostra un legame diretto tra la storia del vecchio Banco Ambrosiano e i più recenti scandali dello IOR che hanno portato all'arresto di monsignor Nunzio Scarano. Un capitolo è dedicato al difficile compito dell'allora cardinale di Buenos Aires George Maria Bergoglio nel gestire l'eredità del vecchio Ambrosiano in Argentina. Si tratta di un tipico libro investigativo.
Ci si chiederà che cosa tutto ciò abbia a che fare con una storia, quella di Roberto Calvi e della sua banca, conclusasi tragicamente trent'anni prima con le più recenti vicende dello ISTITUTO PER LE OPERE
DI RELIGIONE.
Ebbene, alcuni dei conti di transito presso le banche italiane utilizzati dallo Ior nel 2010 erano gli stessi dei tempi del Banco Ambrosiano. E hanno giocato un ruolo decisivo nel caso che ha portato all'arresto per riciclaggio di don Salvatore Palumbo a Roma e di monsignor Nunzio Scarano, come ha scritto il gip Dolores Zarone di Salerno il 15 gennaio 2014. Oltre che nel blocco dei 23 milioni di euro dello Ior, nel settembre 2010 (con i vertici della banca indagati per riciclaggio), e fino al clamoroso blocco dei bancomat interni al
Vaticano del gennaio 2013.
Nel corso del processo per l'omicidio del «banchiere dagli occhi di ghiaccio» (iniziato in Assise a Roma nel 2005) era infatti emersa la realtà dei cosiddetti «conti R», almeno sei, che erano «sfuggiti» al processo milanese per bancarotta del vecchio Ambrosiano, pur individuati dalle indagini e dalla famosa ispezione della Banca d'Italia del 1978.
Si trattava di conti dello Ior in lire, su cui figuravano transazioni con clienti esclusivamente italiani. A differenza di quanto avvenuto con i creditori esteri dell'Ambrosiano, i debiti dello Ior in lire vennero
pagati, per circa 100 milioni di dollari, subito dopo il fallimento della banca di Calvi, in modo che entrassero nelle poste attive di avviamento del nuovo Banco Ambrosiano. Questi conti, anche detti «misti» (perché erano dello Ior, ma gli amministratori dello Ior vi operavano «in gestione confusa», cioè senza rivelare i nomi dei clienti per cui compivano le operazioni), sono rimasti attivi, sono cioè «sopravvissuti» (proprio perché i loro debiti erano stati immediatamente sanati) per quasi trent'anni senza che di essi si parlasse più. E invece questo «particolare» funzionamento dello Ior costituisce la ragione per la quale spesso quei conti sono stati utilizzati per il riciclaggio e sono finiti nel mirino dell'Uif della Banca d'Italia e della magistratura italiana.
Pierluigi Maria Dell'Osso, già alla Procura nazionale antimafia e pubblico ministero nel processo per la bancarotta dell'Ambrosiano ha dichiarato, dopo l'arresto di Scarano: «Se si fosse fatto buon governo
di quanto avevamo detto, non sarebbe accaduto di nuovo».

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