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Appuntamenti 14 Lug 2011

Lunedì 18 luglio a Latina inaugurazione del ‘Villaggio della legalità’

L’Associazione Stampa Romana si associa all’iniziativa di “Libera” che lunedì 18 luglio inaugura il Villaggio della legalità di Latina, il primo nella regione, alla presenza del presidente don Luigi Ciotti, del ministro della gioventù Giorgia Meloni e del referente di Libera Lazio Antonio Turri.Intitolato a una vittima innocente di mafia, Serafino Famà, la cui figlia Flavia sarà presente all’inaugurazione, il campo si estende su quattro ettari confiscati per abusivismo edilizio in zona Borgo Sabotino.

L’Associazione Stampa Romana si associa all’iniziativa di “Libera” che lunedì 18 luglio inaugura il Villaggio della legalità di Latina, il primo nella regione, alla presenza del presidente don Luigi Ciotti, del ministro della gioventù Giorgia Meloni e del referente di Libera Lazio Antonio Turri.
Intitolato a una vittima innocente di mafia, Serafino Famà, la cui figlia Flavia sarà presente all’inaugurazione, il campo si estende su quattro ettari confiscati per abusivismo edilizio in zona Borgo Sabotino.

Ad aprile il commissario prefettizio Guido Nardone li ha affidati a “Libera” per dare un segnale forte e preciso di bisogno di legalità in una terra a propensione turistica che sta subendo da anni la poco gradevole “attenzione” delle mafie. Sempre più aggressive e tentacolari, si sono infiltrate nel tessuto connettivo sociale nella “distrazione” della comunità, in un coacervo di illegalità in cui politica, affari e lobbismo la fanno da padrone.
L'obiettivo dei campi di volontariato e di studio sui beni confiscati alle mafie, promossi da “Libera”, è diffondere una cultura fondata su legalità e giustizia sociale in contrapposizione a quella della violenza, del privilegio e del ricatto. Con la pratica della cittadinanza attiva e della solidarietà è possibile gettare le fondamenta di una società più giusta e, appunto, “libera” da condizionamenti inconfessabili. 
I pochi cronisti della zona pontina che coraggiosamente denunciano subiscono pesanti intimidazioni. Fare il proprio lavoro, informare, soprattutto per chi opera in terre di frontiera, lontane dai riflettori nazionali, sta diventando un “mestiere” pericoloso.
L’ASR esprime la sua piena solidarietà a questi colleghi minacciati e invita le autorità locali a creare una rete di protezione e a perseguire chi criminosamente intimidisce i giornalisti che hanno la sola colpa (evidentemente imperdonabile) di raccontare la verità.
La lotta alle mafie finisce con l’atto repressorio ma inizia con la costruzione di una cultura della legalità, in cui è momento fondamentale il ruolo di una libera e autonoma informazione.

@fnsisocial

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