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Internazionale 16 Ott 2007

L'Italia al 35° posto nel mondo della classifica di Rsf sulla libertà di stampa

L'Eritrea sostituisce la Corea del Nord all'ultimo posto della classifica mondiale della liberta' di stampa diffusa oggi da Reporters sans frontieres mentre l'Islanda sostituisce la Finlandia in testa. L'Italia assieme agli altri membri del G8 (Russia esclusa) migliora il suo posto e si colloca in 35/ma posizione sui 169 paesi che la sesta edizione della classifica redatta dall'organizzazione per la tutela dell'informazione e dei giornalisti ha preso in considerazione.

L'Eritrea sostituisce la Corea del Nord all'ultimo posto della classifica mondiale della liberta' di stampa diffusa oggi da Reporters sans frontieres mentre l'Islanda sostituisce la Finlandia in testa. L'Italia assieme agli altri membri del G8 (Russia esclusa) migliora il suo posto e si colloca in 35/ma posizione sui 169 paesi che la sesta edizione della classifica redatta dall'organizzazione per la tutela dell'informazione e dei giornalisti ha preso in considerazione.

(ANSA) - PARIGI, 16 OTT - Eritrea, Corea del Nord, Turkmenistan, Iran , Cuba, Birmania e Cina rappresentano l'area piu' nera per la liberta' di stampa e piu' difficile per chi lavora nel settore. ''Anche se non si conoscono bene tutte le violazioni attuate in Corea del Nord o Turkmenistan, l'Eritrea merita l'ultimo posto'' ricorda l'organizzazione, perche' nel paese ''la stampa indipendente e' stata vietata'' e ''i rari giornalisti che hanno osato criticare il regime sono finiti in carcere''. Rsf sottolinea che quattro di loro sono morti e sostiene di avere ''tutte le ragioni'' per credere che vi saranno altre vittime. Al di fuori dell'Europa - che ha 14 paesi in testa alla classifica - non c'e' alcuna regione al mondo risparmiata dalla censura o da fatti di violenza contro i giornalisti. Tra i peggiori vi sono sette paesi asiatici, cinque africani, quattro del medio-oriente, tre appartenenti all'ex Unione sovietica e uno nel continente americano, Cuba. Il rapporto punta il dito sulla Birmania: ''la feroce repressione delle manifestazioni da parte della giunta militare al potere non fa prevedere nulla di buono per il futuro delle liberta' fondamentali nel paese. I giornalisti continuano a lavorare sotto il giogo di una censura implacabile cui nulla sfugge, neppure i piccoli annunci'' sottolinea l'organizzazione che denuncia anche la presenza della Cina nella parte piu' bassa della classifica (163/mo posto) a un anno dai giochi olimpici mentre le promesse di riforme e di liberta' per i giornalisti restano ''una pura illusione''. Nei paesi del G8 , Russia a parte, viene segnalata un progressione generalizzata: l'Italia al 35/mo posto sale di cinque posizioni avendo ''fermata la sua discesa, anche se giornalisti restano sotto la minaccia di gruppi mafiosi che impediscono loro di lavorare in sicurezza''. Tra gli altri paesi G8 la Francia e' al 31/mo( guadagna sei posizioni) anche se ''restano inquietudini a causa di episodi di censura, di perquisiszioni nelle redazioni e della mancanza della protezione del segreto sulle fonti''. Negli USA(48/ma posizione) le violazioni delle liberta' di stampa sono state leggermente inferiori; liberato Josh Wolf dopo 224 giorni di carcere, resta a Guantanamo dal giugno 2002 il cameraman sudanese di al'Jazira Sam al-Hai mentre ad Oakland e' stato ucciso un reporter. Migliora anche il Giappone, e cosi' RSF sottolinea che l'evoluzione in questi paesi ''e' una buona notizia''. Forse - aggiunge- ''gli appelli ripetuti perche' queste democrazie si comportino in modo esemplare portano i loro frutti. Bisogna pero' restare prudenti e vigilanti'' sottolinea il rapporto che ricorda come solo due paesi G8, Canada e Germania, rientrino tra i primi venti virtuosi della liberta' di stampa. All'interno dell'UE la Bulgaria e la Polonia sono i fanalini di coda oltre quota cinquanta mentre nuovi paesi sono entrati tra i cinquanta di testa, come la Mauritania, l'Uruguai e il Nicaragua. Internet occupa un posto sempre piu' importante nei tentativi di colpire la liberta' di espressione e molti paesi sono retrocessi proprio per questi interventi censori: almeno 64 persone sono in prigione in vari paesi per essersi espressi liberamente sulla rete; la Cina mantiene la testa di questa graduatoria con 50 persone imprigionate. (ANSA).

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