'Trump sembrava Ahmadinejad e Rohani sembrava Obama'. Parte da questo tweet, virale dopo il primo confronto tra i due presidenti all'Assemblea generale dell'Onu del settembre scorso e perfetto nel descrivere il paradosso del nuovo clima internazionale, il libro di Luciana Borsatti 'L'Iran al tempo di Trump' (Castelvecchi).
Già corrispondente dell'Ansa da Teheran, l'autrice cerca di restituire all'Iran – nuovamente schiacciato in una rappresentazione univoca e demonizzante dalle politiche di Trump – la pluralità delle sue voci, la sua dialettica interna, la molteplicità dei punti di vista tra i suoi cittadini.
Raccogliendo testimonianze e opinioni su temi che vanno dall'accordo sul nucleare all'impegno militare iraniano in Siria e al culto dei nuovi 'martiri' sul campo contro l'Isis; dalle donne come potente motore di cambiamento ai desideri contrapposti dei giovani, divisi tra tradizione e modernità ma soprattutto tra senso di appartenenza al proprio Paese e la voglia di lasciarlo perché non vi trovano sbocchi; dallo spegnersi delle speranze degli iraniani, che nell'accordo voluto da Obama vedevano una prospettiva di sviluppo e di apertura al mondo, ai progetti di grandi investimenti dell'imprenditoria italiana, rimasti per la maggior parte al palo – nonostante gli entusiasmi e la forte volontà politica iniziali – perché gli Usa non permettono alle banche europee di finanziarli.
Ma 'L'Iran al tempo di Trump' è soprattutto un tentativo di contribuire ad una maggiore 'completezza' dell'informazione, primo dovere di un giornalista, su questo Paese, introducendo elementi e chiavi di lettura diversi che proprio il nuovo corso alla Casa Bianca rischia di oscurare. E cercando di dare un punto di vista non solo iraniano sui fatti di questi ultimi mesi, ma anche 'italiano', guardando agli scambi economici e culturali che continuano nonostante tutto.
«Perché l'Iran al tempo di Trump – conclude Luciana Borsatti – non sia soltanto l'Iran visto da Trump».
Se ne parla l'8 maggio alle 16.45 nella sede della Federazione nazionale della Stampa italiana, in corso Vittorio Emanuele II, 349 a Roma, con il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti; il direttore dell'Ansa, Luigi Contu; la giornalista di Repubblica, Francesca Caferri; l'iranista Carlo Cereti (La Sapienza) e l'autrice.