Il presidente dell'Inpgi, Gabriele Cescutti, ha inviato in questi giorni una circolare a tutti gli organismi della categoria nella quale si spiega l'esito positivo di alcune vertenze legali nei confronti della Rai che riguardano 17 colleghi ai quali il giudice ha riconosciuto il ruolo di giornalisti a fronte di un inquadramento come programmisti registi. Riportiamo integralmente la nota dell'Inpgi
Cari colleghi, ritengo utile segnalarvi la conclusione positiva di due cause attivate dal nostro Ufficio Legale nei confronti della Rai e originate da due distinte ispezioni dell’Inpgi, con le quali i Giudici hanno riconosciuto l’evidenza del carattere giornalistico della prestazione resa da 17 colleghi, cui invece era stato applicato il contratto ed il trattamento di programmista regista. Al di là del valore complessivo delle cause – un totale di oltre 330 mila euro fra contributi evasi e sanzioni – quel che più conta (e che avrà notevole importanza in giudizi analoghi) è che i due Giudici abbiano ritenuto inconsistenti le pretese della Rai la quale sosteneva (come, sbagliando, ha sempre sostenuto) che l’attività giornalistica può essere esercitata e riconosciuta soltanto nelle Testate dell’Ente radiotelevisivo, ma non nei programmi delle Reti. Questo concetto è stato giudicato errato ed inconsistente dai due Giudici, i quali hanno riconosciuto che ha rilevanza non tanto il “luogo” ove l’attività viene esercitata, bensì la caratteristica dell’attività stessa: per cui, se è provato che dei giornalisti abbiano prestato opera propria della professione cui appartengono, il contratto da applicare – sia nelle Testate che nelle Reti – dovrà essere quello giornalistico. E i contributi dovranno essere indirizzati all’Inpgi e non ad altri Enti previdenziali. La prima sentenza, depositata il 15 giugno scorso (Giudice del lavoro dott. Coco) ha tratto origine da un ispezione Inpgi conclusasi nel giugno 2004, e riguardante le posizioni di quattro giornalisti più volte assunti con contratti a termine di programmista regista, i quali avevano prestato attività giornalistica nelle trasmissioni “C’era una volta”, “Sciuscià”, “Circus”, “Cronaca in diretta” e “La vita in diretta”. L’attività dei quattro colleghi si era svolta nel periodo da settembre 1998 a dicembre 2003 e si era sviluppata da un minimo di 10 ad un massimo di 26 mesi. Condannando la Rai il Giudice ha confermato il decreto ingiuntivo in precedenza ottenuto dall’Inpgi per l’importo complessivo di 100.075 euro. La seconda sentenza, depositata lo scorso 20 giugno (Giudice del lavoro dr.ssa Casari) è riferita ad un’altra ispezione Inpgi conclusa nel dicembre 2003. Questo giudizio riguardava 13 giornalisti, anch’essi considerati programmisti registi nonostante (come ha riconosciuto il Tribunale sulla base delle prove prodotte dal nostro Servizio ispettivo) essi avessero prestato evidente attività caratteristica della nostra professione nell’ambito della trasmissione “Mi manda Rai tre”. Anche in questo secondo caso i colleghi avevano fruito, nel periodo da settembre 1998 a dicembre 2003 di contratti a termine, per un totale variabile da 9 a 43 mesi. Il valore della causa, riferita ai contributi e alle sanzioni riconosciuti all’Inpgi, è stato di 233.423 euro. Le motivazioni delle sentenze, non appena saranno depositate, saranno rese disponibili in una specifica sezione “giudiziaria” che l’Inpgi sta predisponendo nell’ambito del suo sito istituzionale, da tempo esistente. Cordiali saluti. Gabriele Cescutti