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Editoria 26 Mag 2005

Le pistole Beretta alla guerriglia irachena. Perquisizione al Corsera. Le proteste della Fnsi e del Cdr, di Reporters sans frontières e Giuseppe Gulietti

La Guardia di Finanza, su ordine della magistratura bresciana, ha eseguito una perquisizione nella redazione milanese del Corriere della Sera, in via Solferino. Lo ha reso noto lo stesso quotidiano.

La Guardia di Finanza, su ordine della magistratura bresciana, ha eseguito una perquisizione nella redazione milanese del Corriere della Sera, in via Solferino. Lo ha reso noto lo stesso quotidiano.

La Guardia di Finanza, su ordine della magistratura bresciana, ha eseguito una perquisizione nella redazione milanese del Corriere della Sera, in via Solferino. Lo ha reso noto lo stesso quotidiano. L'intervento delle Fiamme Gialle è collegato all'articolo comparso oggi sul quotidiano a pagina 13 (e richiamato in prima pagina) dal titolo 'Iraq, pistole italiane alla guerriglia. Il mistero delle Beretta fantasma', a firma della corrispondente da Brescia Nunzia Vallini. In mattinata era stata sentita dai magistrati la giornalista. Nel decreto di perquisizione, firmato dai sostituti Piantoni e Chiappani e vistato dal procuratore di Brescia Giancarlo Tarquini, si spiega - secondo quanto reso noto dal Corriere - che il provvedimento si è reso necessario, secondo i magistrati, per ''verificare la provenienza delle notizie contenute nell'articolo, con particolare riferimento agli elementi che, non presenti nel materiale di indagine sino a oggi acquisito, assumono rilevanza''. La perquisizione, si legge sempre nel decreto, aveva lo scopo di ''sequestrare la bozza dell'articolo'' nonché ''eventuale ulteriore documentazione, pertinente alle notizie contenute nell'articolo stesso e utile alle indagini in corso''. Nell'articolo - ricorda lo stesso quotidiano - è contenuta la notizia che, come risulta da un'informativa dei servizi di sicurezza Usa, i ribelli iracheni sono armati di un numero considerevole di pistole Beretta di modello recente con numero di matricola illeggibile o inesistente. Sulla base di questa informativa, e con l'intervento anche dell'intelligence italiano, la Procura di Brescia ha aperto un'inchiesta fin dal 2004 e l'altro ieri, sostiene sempre l'articolo, la polizia giudiziaria è andata alla Farnesina per acquisire ''copia di atti''. (ANSA) SERVENTI, PERQUISIZIONE CORSERA ATTACCO A INFORMAZIONE Si tratta di ''un attacco all'informazione''. Così il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi definisce la perquisizione in corso alla redazione del 'Corriere della Sera'. ''La perquisizione di stasera su mandato della Procura di Brescia - dice - è un atto di grave intimidazione nei confronti del diritto-dovere dei giornalisti di fornire le informazioni di cui sono in possesso. Una perquisizione in forze della Guardia di Finanza - prosegue - che è l'ultimo episodio di una lunga serie di gravi attacchi al diritto di cronaca''. (ANSA) CDR CORSERA, INTRUSIONE NELLA LIBERTA' Allarme per ''un atto che appare una intrusione nella liberta' del Corriere della Sera''. E' quel che manifesta il Comitato di Redazione del quotidiano in un comunicato in cui ricostruzione la perquisizione della Gdf su ordine della magistratura bresciana. ''Alle ore 20.30 di stasera - spiega il Cdr - la Guardia di finanza si è presentata alla direzione del 'Corriere della Sera' con un 'decreto di perquisizione locale' del giornale firmato dal procuratore della Repubblica di Brescia, Giancarlo Tarquini. Si ordinava la ricerca della bozza dell'articolo 'Iraq, pistole italiane alla guerriglia: Il mistero delle 'Beretta fantasma'' con particolare riferimento agli elementi che, non presenti nel materiale dell'indagine sino a oggi acquisito, assumono rilevanza nell'ambito del procedimento''. ''Scopo della perquisizione - rileva il Cdr - era, quindi, non solo l'acquisizione dei documenti riferiti all'indagine, ma anche la ricerca di notizie, elementiþe carte frutto del lavoro giornalistico del 'Corriere' che sono riportati nell'articolo, ma non compaiono ancora nelle indagini stesse''. Per il Cdr ''alla protesta contro la perquisizione (un capodesk è stato 'sentito' a lungo come persona informata dei fatti), comunque odiosa e contraria alle regole del libero giornalismo, si aggiunge quindi l'allarme ancora più alto per un atto che appare una intrusione nella liberta' del Corriere della Sera. Non costituisce, infatti, questa materia, nemmeno in via ipotetica violazione del segreto delle indagini''. (ANSA) Comunicato di Reporters sans frontières Perquisizione al Corriere della Sera : violato il principio del segreto delle fonti d'informazione "Siamo scandalizzati per questa nuova violazione del diritto alla protezione delle fonti d'informazione in un paese europeo, e invitiamo le autorità giudiziarie a rispettare un principio garantito dall'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti umani. Non debbono esserci eccezioni, così come non debbono esserci eccezioni per il segreto istruttorio. Desideriamo esprimere la nostra solidarietà all'insieme della redazione del Corriere della sera, e il nostro appoggio totale nel momento in cui le autorità giudiziarie esercitano pressioni sulla redazione affinché sveli le fonti". Tutto è cominciato il 25 maggio con la pubblicazione, in prima pagina, sul quotidiano milanese, di un articolo intitolato "Iraq, migliaia di pistole Beretta in mano ai ribelli. Il mistero delle Beretta fantasma" Lo stesso giorno, nella tarda mattinata, il pm ha interrogato per più di un'ora l'autore dell'articolo Nunzia Vallini e il caporedattore del Corriere Gianluca Di Feo. Gli agenti della Guardia di Finanza si sono poi presentati nella sede del quotidiano, alle 20:30, accompagnati da un magistrato munito di un mandato di perquisizione firmato da Giancarlo Tarquini, procuratore della Repubblica di Brescia. Hanno controllato i computer, perquisito diversi uffici e sequestrato documenti appartenenti a redattori della cronaca. Scopo dell'operazione: individuare le fonti che avevano fornito alla giornalista le informazioni per il suo articolo, e reperire eventuali "fughe di notizie" nell'ambito dell'istruttoria condotta dai pm di Brescia sul caso Beretta. Secondo la giornalista i pm si sarebbero mossi sulla scorta di una soffiata del servizi segreti americani, per indagare sulle armi semiautomatiche di tipo Beretta, prive di numeri di serie o con numeri di serie illeggibili. I ribelli si sarebbero serviti di queste armi per combattere le forze della coalizione alleata in Iraq. La giornalista ha rivelato che l'impresa che fabbrica le pistole Beretta avrebbe firmato dei contratti, negli anni '80, per la fornitura all'Iraq di vecchi modelli 70 e 51. Tuttavia, gli americani avrebbero scoperto che i ribelli sarebbero in possesso di armi di un modello più recente, il 92 (modello che, per ironia della sorte, è in dotazione anche alle forze armate statunitensi). L'articolo cita i servizi segreti americani, secondo i quali alcuni miliziani di Al Qaeda recentemente arrestati sarebbero stati trovati in possesso di queste pistole Beretta 92. Inoltre, 4000 armi dello stesso modello sarebbero state trovate nei palazzi di Saddam Hussein all'indomani dell'intervento americano in Iraq. L'articolo precisa che le pistole Beretta 92 sarebbero state fabbricate non solo in Italia ma anche in altri paesi: Brasile, Cina e addirittura Usa. "Siamo di fronte a un'odiosa gesticolazione giudiziaria contraria alle regole del libero giornalismo", ha dichiarato la redazione del Corriere della sera in un comunicato pubblicato nell'edizione del 26 maggio. Giuseppe Giulietti esprime «totale solidarietà alla redazione del Corriere della Sera» e «indignazione» per la perquisizione della Guardia di Finanza nella sede del quotidiano su ordine della magistratura bresciana e annuncia che chiederà «al sottosegretario Bonaiuti di verificare se non sia il caso di affrontare, nell'ambito della legge sulla diffamazione o del ddl sull'editoria, la modifica del concetto di reato opinione e l'adozione di norme più stringenti a tutela dell'autonomia del lavoro giornalistico». «La perquisizione al Corriere della Sera - spiega Giulietti - mi ha impressionato sia per l'argomento dell'inchiesta 'sotto accusa', e cioè l'Iraq, dove la bugia mediatica è stata una delle fonti della guerra, ma anche per il metodo: interrogatori, sequestri di materiali, brogliacci, appunti rappresentano una violazione del segreto professionale e insieme un rischio di ulteriore stretta dell'attività di investigazione su argomenti scottanti. Il governo - è l'auspicio dell'esponente Ds - accolga le preoccupazioni della Fnsi,dell'Ordine dei giornalisti, dei cronisti, delle associazioni professionali e valuti la possibilità di garantire una maggiore tutela al lavoro giornalistico». (ANSA).

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