Nuovo tentativo di imbavagliare la stampa per via legislativa e nuova reazione da parte di giuristi, giornalisti e società civile che lanciano sul web la petizione “No bavaglio 3”, primi firmatari Stefano Rodotà, Marino Bisso, Arturo Di Corinto e Giovanni Maria Riccio. E anche il segretario generale della FNSI, Raffaele Lorusso, aderisce all’iniziativa.
Il web si mobilita contro la minaccia di una nuova legge
bavaglio insita nella delega al governo in materia di intercettazioni
telefoniche prevista dalla riforma del processo penale in discussione in
parlamento. Stefano Rodotà, Marino Bisso, Arturo Di Corinto e Giovanni Maria
Riccio, primi firmatari della petizione online, hanno dato vita al sito nobavaglio.org e lanciato
l’appello raccolto, tra gli altri, anche dal segretario generale della FNSI
Raffaele Lorusso.
“Il disegno di legge approvato alla Camera che delega il governo a predisporre
norme in materia di pubblicazione delle intercettazioni è un fatto gravissimo. Ancora
una volta – si legge nell’appello online – si cerca di colpire la libertà
d’informazione e il diritto dei cittadini di essere informati cercando di
mettere un bavaglio ai giornalisti”.
“Con la delega al Governo – spiega ancora la pagina web – si sottrae al
Parlamento la decisione sui diritti fondamentali, che dovrebbe essere di sua
stretta competenza, e si impedisce all'opinione pubblica di esercitare il
diritto di seguire con trasparenza i lavori parlamentari e l’attività di
redazione legislativa, così come riconosciuto dalla Costituzione. Non può
essere il potere esecutivo a stabilire quali siano le notizie rilevanti per i
cittadini”.
“Nei Paesi democratici – prosegue l’appello – sono i giornalisti che decidono
quali sono le notizie che vanno diffuse oppure no, in base a criteri di
rilevanza, attualità, interesse pubblico e privacy a tutela dei diritti dei
singoli. Oggi, se il giornalista sbaglia, sono già previste sanzioni. Quindi
non è vero che questa riforma tutela la privacy dei cittadini che è ampiamente
garantita dalle norme vigenti”.
“La legge italiana sulla privacy inoltre chiarisce il concetto di ‘minore
aspettativa di privacy per i personaggi pubblici’, le cui notizie – rilevano i
firmatari della petizione – sono protette solo se non hanno ‘alcun rilievo per
l'informazione’, e la stessa corte di Strasburgo ha chiarito che tutto ciò che
li riguarda, penalmente rilevante oppure no, va pubblicato perfino quando vi
sia violazione del segreto istruttorio”.
Il timore è che si istituisca una censura preventiva che consenta ai poteri
pubblici e privati di sottrarsi al controllo dei cittadini.
Il nuovo ddl sulle intercettazioni, inoltre, colpisce duramente il diritto di
cronaca. “Intercettazioni di minore rilevanza giudiziaria, ma di grande
interesse pubblico, non potranno essere più né divulgate né conosciute dai
cittadini. Così come nel 2010, contro il decreto Alfano, oggi contro il ddl del
governo Renzi siamo pronti a mobilitarci: non ci faremo mettere il bavaglio”,
ammoniscono i promotori dell’iniziativa.
“Chiediamo – conclude la nota – che dal disegno di legge all'esame del Senato
venga stralciata la disciplina delle intercettazioni per restituire al solo
Parlamento questa delicatissima materia, tutelando la pienezza del diritto di
informare e ad essere informati, solennemente riconosciuto dall'articolo 21
della nostra Costituzione”.
(Foto da primaonline.it)