All'Assemblea Regionale Siciliana é stato riproposto nei giorni scorsi il provvedimento concernente gli uffici stampa nella pubblica amministrazione che la settimana scorsa era stato impugnato dal Commissario dello Stato
"Abbiamo denunciato quel provvedimento - spiega in un comunicato l'Associazione Siciliana della Stampa - che prefigurava una sanatoria indiscriminata e, per giunta, di fatto inattuabile tanto vulnerabile era a un esame di merito. Ne abbiamo denunciato la formulazione approssimativa e contraddittoria e il fatto che esso non riusciva a garantire neanche i giornalisti precari in nome dei quali si diceva fosse stato presentato. Una sanatoria solo presunta destinata a mettere i precari l'uno contro l'altro determinando un meccanismo che alla fine lasciava spazio solo alla discrezionalità del personale politico. Provvedimento confuso laddove stabilisce in una sua parte che ha diritto ad essere assunto chi ha lavorato per almeno un anno nel periodo compreso tra il giugno 2001 e il dicembre 2005. Ma solo poche righe dopo questo termine si accorcia a sei mesi. E in presenza di uguali requisiti e di fronte a un numero di posti minore degli aspiranti chi sceglie? Il politico naturalmente e per chiamata diretta. Avverrebbe così che a parità di requisiti ci sarebbero i "fortunati" e quelli che resterebbero fuori e ciò senza alcun criterio se non il massimo della discrezionalità. Come sfuggire al sospetto che un provvedimento del genere abbia natura esclusivamente clientelare e tenda in realtà a sanare chi si é collocato in pole position secondo parametri che non hanno nulla a che vedere con la professione? Il riferimento ai vincoli del Patto di Stabilità pone poi un evidente sbarramento alla possibilità di impiego di risorse degli Enti Locali e a controllo regionale che renderà possibile la sanatoria in un numero limitatissimo di casi. II provvedimento inoltre allarga da otto a 24 il numero degli addetti all'ufficio stampa della Regione, addetti che vengono presi per chiamata diretta e che la finanziaria 2005 (del dicembre 2004), aveva già portato da quattro a otto. Eppure quel provvedimento é rimasto in parte inapplicato e non si capisce perché visto che la legge del 2004 aveva superato tutti i passaggi. Si vuole imputare anche questo al sindacato dei giornalisti e al Commissario dello Stato? Dei sedici posti rimanenti, dodici dovrebbero essere destinati ad altrettanti portavoce degli assessorati regionali, colleghi che in realtà svolgono questo lavoro da anni, precari "storici" come si dice. E gli altri quattro? Chi sono? Siamo di fronte ad un'altra legge "ad personam". E ancora: la legge impugnata prevedeva un termine ultimo per la realizzazione della sanatoria, il 30 giugno del 2006. Adesso questo termine é stato spostato di sei mesi. Evidentemente gli estensori del provvedimento hanno capito che il meccanismo previsto é farraginoso e autobloccante e che il termine del 30 giugno 2006 era impraticabile proprio per il fatto che il provvedimento é talmente squilibrato da rendere più che verosimile l'ipotesi che esso sia vulnerabile a una valanga di ricorsi proprio da parte di quei precari che sperano nel riconoscimento del lavoro svolto e che invece saranno discriminati da una legge che a parità di requisiti premia solo chi ha un'interlocuzione privilegiata coi politici. Per tutte queste ragioni il Commissario dello Stato ha impugnato la legge che adesso si ripropone senza sostanziali cambiamenti. La posizione del sindacato, invece, é sempre stata quella di sostenere meccanismi di sanatoria possibili che riguardassero i precari storici, quelli che rappresentano le aspettative più drammatiche, costretti a lavorare negli enti locali con fragili contratti di consulenza che ne limitano la libertà e l'autonomia professionale. Noi abbiamo sostenuto ciò che sostiene la legge siciliana in materia: negli uffici stampa devono lavorare giornalisti iscritti all'Ordine e la loro attività, dal punto di vista economico, previdenziale e normativo, deve essere regolata dal Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico. Il sindacato ha individuato e proposto un meccanismo di sanatoria che individua ope legis una tipologia di precariato storico che é possibile stabilizzare in modo veloce e senza il bisogno di ricorrere ad altri provvedimenti legislativi. Una tipologia limitata nel numero, definita nel ruolo e che non crea discriminazioni ma risponde a un diritto. Quel meccanismo riaffermiamo e riproponiamo forti delle nostre ragioni. Ma il nodo fondamentale rimane quello dei concorsi ed esso costituisce un altro dei motivi di impugnazione da parte del Commissario. E' la Costituzione a dire che non ci sono altri modi per essere assunti nella pubblica amministrazione. Tuttavia il sistema di garanzie costituito dai concorsi sembra proprio non andare giù ai politici siciliani i quali evidentemente considerano gli uffici stampa come uffici di portavoce e non come sportelli di trasparenza dell'attività della pubblica amministrazione. Il meccanismo dei concorsi è l'unico in grado di garantire i diritti di tutti, anche quelli dei precari. Tutto dipende dai meccanismi procedurali che si individuano attraverso il sistema dei punteggi e degli eventuali "bonus". Solo in questo modo sarà possibile dare una risposta a tutti: precari, disoccupati, inoccupati. Di fronte all'arroganza di una politica che getta sul tavolo carte già giudicate illegittime, di fronte ad un legislatore che sfida la legge il sindacato dei giornalisti prende atto dell'inaffidabilità della Regione come interlocutore e conferma che l'attivazione dei concorsi, insieme alla risposta concreta alle aspettative del precariato storico, e' la via maestra per giungere alla soluzione dei problemi. Per questa ragione l'Assostampa, ritenendo non più eludibile l'avvio della stagione dei concorsi pubblici, ha deciso di istituire una commissione congiunta tra Ordine e Assostampa, composta da quattro colleghi, che ha il compito di elaborare, entro un mese, un’ipotesi di regolamento per le selezioni da sottoporre all'assessorato regionale alla Famiglia. L'obbiettivo è adeguare i criteri di accesso alla pubblica amministrazione per i giornalisti attraverso i concorsi già previsti alla realtà professionale, sia sotto il profilo giuridico, individuando criteri di certezza nel rapporto di lavoro precario, sia prevedendo un’ipotesi di “bonus” per i colleghi dell'area del precariato in grado di vantare un rapporto con la p.a. consolidato nel tempo. Oltre a quanto già detto per quanto riguarda il “precariato storico”. Un passaggio necessario, unito alla sollecitazione nei confronti dell'assessorato affinchè proceda all'invio di commissari ad acta, in obbedienza alla legge del 2004, in tutti gli enti vigilati dalla Regione ancora inadempienti nell'istituzione di uffici stampa per riavviare la stagione dei concorsi pubblici individuando nelle more quei Comuni "pilota" dove ciò è fin d'ora possibile. Solo in questo contesto sarà possibile interrompere l'attività delle fabbriche di precariato attraverso il dilagare dei contratti di consulenza per i giornalisti. Una responsabilità grave che il sindacato denuncia e denuncerà in tutte le sedi e davanti a qualsiasi giurisdizione. Sappiano i colleghi chi è dalla loro parte e chi vuole spingerli in un bacino di nebbiose incertezze che non risolve il problema del precariato ma lo aggrava. Sappiano scegliere secondo coscienza i deputati dell'Ars che il 9 gennaio prossimo saranno chiamati a votare una legge sbagliata perché ingiusta e per di più inefficace. Il sindacato è pronto ancora una volta a fare la sua parte: non saremo noi a disertare tavoli di concertazione attorno ai quali chi parla non si smentisce dopo un'ora".