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Unione Europea 26 Lug 2009

L'appello "Non in mio nome" sull'espulsione dalla Federazione internazionale dei giornalisti israeliani. La risposta del presidente della Fnsi, Roberto Natale: "Dalla Russia all'Iran il nostro impegno in difesa della libertà di informazione".

Riportiamo l'appello sottoscritto da 1.500 tra giornalisti e lettori fortemente critico nei confronti della Federazione internazionale dei giornalisti dopo la decisione di espellere la delegazione israeliana e l'intervento sulla stessa questione del presidente della Fnsi, Roberto Natale. 

Riportiamo l'appello sottoscritto da 1.500 tra giornalisti e lettori fortemente critico nei confronti della Federazione internazionale dei giornalisti dopo la decisione di espellere la delegazione israeliana e l'intervento sulla stessa questione del presidente della Fnsi, Roberto Natale. 

Ecco il testo della lettera-appello inviato a Franco Siddi , Segretario della Fnsi e Roberto Natale, presidente della Fnsi.

Egregio Segretario, egregio Presidente,
dopo lo scandaloso e vergognoso voto con il quale i membri dell’esecutivo della Federazione internazionale dei giornalisti hanno espulso i colleghi israeliani, senza ascoltarne le ragioni, vi chiediam
a) Il voto del rappresentante italiano, Paolo Serventi Longhi, è stato concordato con la segreteria e/o con la giunta della Fnsi?
b) Dopo la polemica vicenda delle quote (sollevata dai colleghi israeliani in seguito alla costante esclusione da momenti importanti della Federazione internazionale, come l'aver tenuto all'oscuro i giornalisti israeliani di una missione investigativa sugli eventi di Gaza. E che in ben due occasioni, a Vienna e a Bruxelles, i giornalisti israeliani sono stati esclusi dagli incontri sul Medio Oriente), pensate anche voi, come Serventi Longhi, che l’unica soluzione fosse quella burocratica, invece che avviare finalmente un chiarimento politico al vertice della Fig?
c) E’ utile per noi italiani far parte di questo organismo non democratico che costa alla Fnsi – quindi alla tasche di tutti gli iscritti – circa 100 mila euro l’anno?
d) Sono stati mai esaminati dalla Fig e dai suoi vertici gli omicidi di colleghi in Iran, in Cecenia, e in altre parti del mondo?
e) E’ mai stata presa una posizione ufficiale su questi tragici avvenimenti?
f) La Federazione internazionale è mai intervenuta sui giornalisti di quelle tv arabe che reclamano “la morte di tutti gli ebrei”?
A nome di oltre 1.500 aderenti (giornalisti e lettori) vi chiediamo di prendere pubblicamente le distanze da una decisione vergognosa e inaccettabile dalla società civile. E di promuovere, contemporaneamente, un’indagine sull’intera attività della Federazione internazionale, con una commissione di cui faccia parte qualcuno degli amministratori di questo gruppo, sospendendo , nel frattempo, la partecipazione della FNSI alle attività della Federazione Internazionale.
Vogliamo saperne di più, poiché funziona anche con i nostri soldi.
Sergio Stimolo, Onofrio Pirrotta, Pierluigi Battista, Silvana Mazzocchi, Cinzia Romano, Mariagrazia Molinari, Gianni de Felice, Paola D'Amico, Nicola Vaglia, Enzo Biassoni, Paola Bottero, Luigi Monfredi , Antonio Satta, Maria Laura Rodotà, Stefania Podda, Marida Lombardo Pijola, Daniele Repetto, Dimitri Buffa, Emanuele Fiorilli, Antonella Donati, Paola Tavella, Anna Maria Guadagno, Monica Ricci Sargentini, Maria Teresa Meli, Giovanni Fasanella, Mirella Serri, Stefano Menichini, Marina Valensise, Gloria Tomassini, Franca Fossati, Mariella Regoli, Claudio Pagliara , Daniele Renzoni, Daniele Moro (seguono altre 1.500 firme)
ROMA 22 luglio 2009

All’appello comparso su Facebook ha risposto il presidente della Fnsi, Roberto Natale.

Care colleghe e cari colleghi,
la decisione della Ifj puo’, comprensibilmente, essere suonata come discriminatoria a chi poco conosce della vita degli organismi del sindacato internazionale. Allora vorrei cogliere l’occasione del vostro appello per aggiungere qualche element nella speranza di dare ai problemi la loro dimensione reale, evitando di vedere il fantasma orribile dell’antisemitismo nell’azione di un sindacato internazionale che non merita davvero di essere sporcato da questi sospetti (e anche nell’azione di un dirigente del sindacato come Paolo Serventi Longhi: ridicolo, prima ancora che offensivo, immaginarlo nei panni del nemico degli ebrei). Proprio per far chiarezza, vi dico che le vostre domande sull’azione della Federazione Internazionale a difesa dei giornalisti in Iran, in Cecenia e in altre parti del mondo tradiscono una disinformazione che poco si concilia con il mestiere di giornalista. Basta una visita - anche fugace - al sito della Federazione Internazionale (http://www.ifj.org/) per rendersi conto che la denuncia di questi crimini e’ la sua missione principale. Nella home page campeggia il rapporto “Spezzare le catene”, a sostegno della liberta’ d’informazione nel mondo arabo e in Iran. E i giornalisti uccisi nelle repubbliche ex-sovietiche sono cosi’ poco dimenticati dalla Ifj che proprio a Mosca si e’ tenuto il suo ultimo congresso mondiale, nel maggio 2007: aperto da una toccante cerimonia nella quale tutti i sindacalisti del mondo sfilarono in silenzio per deporre un fiore sotto le duecento fotografie di giornalisti e operatori dei media (la piu’ grande era quella di Anna Politkovskaja) ammazzati negli ultimi quindici anni. Una strage sulla quale il sindacato internazionale ha messo in piedi una commissione di inchiesta per ottenere giustizia dalle autorita’ russe. Sulla sensibilita’ della Ifj a questi problemi, dunque, non e’ proprio il caso di fare insinuazioni: non e’ certo colpa della Federazione Internazionale se sui media italiani questa attivita’ non riscuote alcuna attenzione. E proprio perche’ ne conosciamo la sensibilita’, non abbiamo nessuna ragione di sospendere la partecipazione della Fnsi alla Ifj o addirittura di promuoverne una sorta di commissariamento, come proponete.
Anche sulla specifica vicenda e delicatissima dell’esclusione del sindacato israeliano, la posizione della Ifj puo’ essere certo contestata, ma merita almeno di essere conosciuta nella sua completezza. In anni recenti, provvedimenti di espulsione per il mancato pagamento delle quote hanno riguardato i sindacati di Cile, Macedonia, Moldavia, Serbia, Corea, Kenya e Thailandia. L’uscita di Israele, naturalmente, non puo’ essere ridotta a burocratica lettura dei libri contabili. Consapevole della rilevanza della questione, la Ifj ha mandato due missioni nel paese negli ultimi tre anni, ha invitato il sindacato dei giornalisti israeliani a unirsi alla sezione europea della Federazione Internazionale, si e’ offerta di trovare sostegni per la conferenza dei colleghi israeliani alla fine di quest’anno, e i sindacati tedesco e inglese hanno proposto di cooperare. Un’attenzione della quale da’ testimonianza anche un recente intervento pubblico, nel quale la Federazione Internazionale “riafferma il suo impegno a difendere gli interessi dei giornalisti in Palestina e in Israele” dopo che la Federazione Nazionale dei Giornalisti Israeliani aveva espresso le sue critiche alla missione a Gaza.
Questi elementi bastano per dichiarare chiusa la vicenda? No, certamente no. E infatti la Fnsi sta agendo, come gia’ sapete, perche il provvedimento di espulsione possa essere superato. Pero’ questi elementi danno almeno la garanzia, a mio avviso, che la Federazione Internazionale non sia quel concentrato dei pregiudizi piu’ ignobili che emerge da qualche articolo. C’e’ da continuare a parlarne, e per questo contiamo di avere in Italia a settembre il Segretario, Aidan White, o il Presidente, Jim Boumelha. Sara’ anche l’occasione per un confronto aperto coi colleghi italiani che hanno contestato la decisione della Ifj. Questo l’impegno che prendiamo.
Un’ultima notazione: voglio sperare che questa polemica produca una maggiore attenzione dei giornali sui quali scrivete alla liberta’ di informazione nel mondo e anche alle iniziative che il sindacato (internazionale e italiano) mette in atto per sostenerla. Solitamente ci scontriamo con un muro di indifferenza. Se non e’ strumentale a piccole polemiche tra componenti sindacali (e certamente non lo e’), l’interesse che si e’ acceso intorno a questi temi fa pensare che le cose potranno cambiare in meglio.
Roberto Natale, presidente della Fnsi
Roma, 26 luglio 2009  

@fnsisocial

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