"Quando il giornalismo politico diventa militante siamo alla guerra civile, anzi alla guerra tra poveri. L'articolo sul 'Fatto' di D'Esposito e Ferrucci, così fortemente denigratorio nei confronti degli uffici stampa istituzionali indicati come casta, gronda malafede dall'inizio alla fine. Il pezzo lascia supporre che i giornalisti degli uffici stampa percepiscano stipendi d'oro, godano di inimmaginabili privilegi e facciano una vita agiata. Nulla di più falso".
E' quanto dichiarano, i consiglieri della Fnsi, componente l'Alternativa, Paolo Corsini, Marco Ferrazzoli, Pierangelo Maurizio e Massimo Calenda, in merito ad un articolo del quotidiano che prende spunto dalle dimissioni del portavoce del ministro Mariastella Gelmini.
"Al netto di qualche portavoce -hanno aggiunto- la cui funzione è più vicina a quella dei politici, gli addetti stampa sono l'ultimo anello, quello più debole, della comunicazione politica e del panorama dell'informazione: si tratta, infatti, di colleghi molto spesso sottopagati, assunti frequentemente con contratti non giornalistici, costretti a turnazioni infernali e senza possibilità di godere di straordinari, assoggettati ai tempi e ai 'temperamenti' del vertice politico".
"Peraltro quello degli uffici stampa -hanno osservato i consiglieri - è uno di pochi settori professionali rimasti vitali, nei quali molti professionisti in disoccupazioni riescono a 'reinventarsi' una specializzazione e a ricollocarsi nel mercato.
Motivo per cui sia la Fnsi, sia l'Odg hanno aperto sezioni dedicate agli uffici stampa. Sono fonti primarie d'informazione, spesso indispensabili per chi esercita il lavoro dall'altra parte della 'barricata'. Per quanto possa valere, rammentiamo che gli addetti stampa contribuiscono alla elezione dei vertici delle categorie associativo-sindacali della professione. Ma evidentemente - hanno concluso- accecati dal furore ideologico i due 'colleghi' lo ignorano. (ADNKRONOS)