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Partiti 27 Nov 2008

La7, Stampa Romana critica il Pd per avere invitato Piroso ad un dibattito Lucia Annunziata: “Questa volta l’Asr ha sbagliato” Butturini: “Il direttore dell’emittente faccia un primo passo”

Che idea ha il Partito Democratico delle relazioni sindacali e del welfare? Francamente è difficile dirlo. Possibile che da un parte faccia un’interrogazione sul licenziamenti a La7, discussa oggi alla Camera, e dall’altra inviti il direttore del Tg dell’emittente, Antonello Piroso, a moderare un dibattito proprio sui temi del lavoro?

Che idea ha il Partito Democratico delle relazioni sindacali e del welfare? Francamente è difficile dirlo. Possibile che da un parte faccia un’interrogazione sul licenziamenti a La7, discussa oggi alla Camera, e dall’altra inviti il direttore del Tg dell’emittente, Antonello Piroso, a moderare un dibattito proprio sui temi del lavoro?

Quel Piroso, ricordiamo, che ha posto la sua firma in calce alla richiesta aziendale di licenziare un quarto della sua redazione e che a tutt’oggi rifiuta di impiegare giornalisti della testata nelle sue trasmissioni, preferendo sfruttare dei precari assunti con pagamenti a fattura o con contratti di collaborazione? Avremmo preferito che i vertici del partito alzassero alta la loro voce contro l’impoverimento dell’offerta informativa e la distorsione delle notizie appaltate ai soliti service o a società esterne, sempre le stesse, che quasi mai applicano il contratto di lavoro giornalistico. Dai democratici avremmo voluto sentire, e qualcuno l’ha fatto di sua iniziativa, levarsi la protesta per un licenziamento collettivo di giornalisti che colpisce proprio l’emittente che più di altre ha fatto dell’informazione il fiore all’occhiello. Invece, si preferisce dare una ribalta così prestigiosa a chi si schiera contro i propri colleghi e avalla una deregulation che mina il concetto stesso di contratto di lavoro e più in generale di welfare. “OLTRE LA CRISI, L’impresa italiana riparte dal lavoro”, “DIRITTI AL FUTURO Contrasto alla precarietà e tutela dei diritti”, sono due dei titoli del convegno del Pd: non suona un po’ strano che a introdurre e moderare questi temi sia qualcuno che ha sottoscritto e avallato la richiesta di 25 licenziamenti? Roma, 27 novembre 2008 Su La Stampa del 28 novembre 2008 Lucia Annunziata scrive: Cari colleghi della Stampa Romana, leggo sempre ogni vostra comunicazione, e quando posso, lo sapete bene, sono al vostro fianco in tutte le iniziative che fate per la difesa dei giornalisti. In questo caso scelgo di pubblicare questo vostro comunicato perché contiene una presa di posizione che non condivido. Sintetizzo il mio dissenso: i giornalisti de La7 avrebbero meritato di sicuro una migliore difesa (su questo siamo in pieno accordo), ma la scarsa difesa vuol dire escludere da ogni dibattito pubblico il direttore del Tg? intanto c'è un problema di responsabilità: i licenziamenti vengono 'decisi dai vertici di un'azienda; e può o meno avallarli. Se lo fa, può essere per condivisione o per debolezza, e si può contestarlo (come state facendo), insultarlo (sarebbe bene di no), ma non può essere messo all'indice. Dico questo per tutti noi giornalisti. Ma anche per quello che le vostre parole di oggi significano per il Pd. Ci sono già fin troppe richieste di espulsioni, punizioni, messe in riga in questo partito: il dissenso e la difesa politica delle proprie opinioni non può essere fatta su base burocratica. Vi suggerisco così, cari colleghi, di andare al convegno e sollevare lì i temi che La7 pone, ma senza censure a priori. Scusate la mia franchezza. Attendo la vostra replica.
Cara Lucia, Innanzitutto grazie della ospitalità, raramente un comunicato sindacale trova questa attenzione. Rispondo volentieri alla tua sollecitazione su “il caso La7 e il Partito Democratico”, come titola la tua posta del 28 novembre. Precisiamo subito che nessuno voleva togliere la parola ad Antonello Piroso, siamo da sempre affezionati al motto liberale :”Non condivido nulla di quello che dici, ma farò di tutto perché tu lo possa dire”. Il problema che abbiamo sollevato è sindacale, di coerenza e di opportunità. Sindacale, perché, come sai bene, i direttori, tu lo sei stata in più testate, sono e devono restare dei giornalisti, il loro ruolo è scritto nel nostro contratto di lavoro, articolo 6, perché continuiamo a pensare che debbano essere dei “primi inter pares”, i capitani di una nave che si chiama redazione. Come tali hanno onori e oneri, si devono far carico dei destini della loro ciurma, difenderne le prerogative, opporsi all’armatore che la vuole sottopagata e l’un contro l’altro armata. Se la nave affonda il capitano mette prima in salvo l’equipaggio. Niente di tutto questo si è verificato nel comportamento di Piroso: al tavolo della trattativa non ce lo siamo trovato né a fianco né in posizione neutrale, ma schierato sul lato opposto, a sostenere le ragioni dell’armatore, pardon dell’azienda. E qui arriviamo alla questione della coerenza: ci si può dire progressisti o accreditarsi come tali, se si sposano le ragioni unilaterali dell’impresa? In questo caso, poi, siamo di fronte a un piano di licenziamenti che il sindacato ritiene infondato e, nella forma, persino illegale. Si può professare la solidarietà col mondo del lavoro e negarla ai propri redattori? Si può chiedere regole giuste e chiudere la porta ai giornalisti impedendo che vengano utilizzati, salvando così posti di lavoro, nelle trasmissioni che Piroso firma come responsabile? Basta un supposto torto subito dal sindacato, come rivela Piroso in un’intervista al settimanale Anna, a giustificare quella che, raccontata così, sembra una vendetta postuma a scapito di chi non c’entra nulla? Per chiudere la questione di opportunità: Piroso è stato deferito ai probi viri dell’Associazione per violazione della clausola di solidarietà, è stato contestato, mai offeso, per il suo ruolo svolto nella vicenda La7. Ci è suonato inopportuno che il più grande partito di opposizione, che si definisce il partito del lavoro, lo chiamasse a moderare un dibattito su quei diritti che col suo comportamento ha più volte negato. Ci piacerebbe che il collega Piroso ci smentisse coi fatti: siamo pronti a ricrederci nel vederlo rimettersi alla testa della sua ciurma e rivendicare che l’informazione di qualità si fa soltanto coi giornalisti e in numero sufficiente. Lo farà? Il Consigliere Segretario (Paolo Butturini)

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