I temi del lavoro si confermano poco graditi alla nostra grande informazione, in particolare a quella televisiva. Anche la manifestazione di ieri dei metalmeccanici della Fiom ha ottenuto, tranne qualche eccezione, scarsissima visibilità.
Chi sceglie di oscurare così le ragioni di decine di migliaia di lavoratori li spinge - che se ne renda conto o no - a forme di protesta sempre più clamorose. Non ci si può stupire che gruppi di lavoratori decidano di salire su una gru, o sul tetto di un provveditorato, se le manifestazioni di tipo più “tradizionale” ottengono, per quanto partecipate, un distratto silenzio. Non per caso il corteo romano di ieri aveva come punto d’arrivo Viale Mazzini: la Rai è stata negli anni una delle principali artefici della rimozione mediatica dei lavoratori e delle lavoratrici. All’informazione, naturalmente, non si chiede di “tifare” per una delle parti in campo, su un tema come la contrattazione che vede il movimento sindacale attraversato da aspri conflitti interni. Sarebbe essenziale invece trasmettereall’opinione pubblica la rilevanza di una discussione che riguarda le condizioni materiali di milioni di famiglie. C’era anche la richiesta di un’attenzione diversa all’Italia reale, tra le motivazioni che hanno portato la Fnsi a indire la grande manifestazione di piazza del Popolo. Per quanto ci riguarda, il tema del lavoro è uno dei criteri-guida per poter misurare lo stato dell’informazione italiana. E proprio perché vogliamo tenere fede agli impegni assunti nella manifestazione, proponiamo a Cgil, Cisl, Uil e Ugl di riprendere una riflessione comune sul rapporto tra lavoro e media. Roma, 10 ottobre 2009