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Editoria 06 Gen 2012

La befana dei lavoratori di Liberazione porta il carbone a Monti “Presidente: se vuole salvare i giornali, intervenga subito".

Nella mattinata della Befana le lavoratrici e i lavoratori di Liberazione, giornalisti e poligrafici hanno consegnato a Palazzo Chigi una cesta di carbone e una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Mario Monti in cui si chiede al governo di intervenire immediatamente per salvare le testate che rischiano di morire a causa del taglio al finanziamento pubblico all'editoria e per l'assenza di criteri certi quanto alle nuove modalità di sostegno pubblico al settore, definito peraltro dallo stesso Monti "lievito per la democrazia". 

Nella mattinata della Befana le lavoratrici e i lavoratori di Liberazione, giornalisti e poligrafici hanno consegnato a Palazzo Chigi una cesta di carbone e una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Mario Monti in cui si chiede al governo di intervenire immediatamente per salvare le testate che rischiano di morire a causa del taglio al finanziamento pubblico all'editoria e per l'assenza di criteri certi quanto alle nuove modalità di sostegno pubblico al settore, definito peraltro dallo stesso Monti "lievito per la democrazia". 

Attirando la curiosità di romani e turisti che, stupiti per la forma inedita dell'iniziativa hanno formato capannelli davanti al Palazzo manifestando interesse e solidarietà per la loro lotta, le lavoratrici e i lavoratori di Liberazione hanno spiegato le ragioni di una battaglia che unisce la difesa dei posti di lavoro e del pluralismo democratico e dell'informazione. Le lavoratrici e i lavoratori di Liberazione hanno occupato dal 28 dicembre la loro redazione, e dormono ogni notte tra computer e scrivanie, di fronte alla decisione del loro editore (Mrc) di sospendere le pubblicazioni del giornale dal 1 gennaio. Come forma di lotta hanno scelto di mantenere viva la testata continuando a realizzare ogni giorno il giornale online.Al governo chiediamo gesti concreti per salvare il nostro giornale e tutti gli altri che rischiano oggi la chiusura. “Se vuole salvare i giornali, caro presidente Monti, può farlo. Subito". L'assemblea permanente delle lavoratrici e dei lavoratori di Liberazione, Rsu e Cdr, OccupyLiberazione

 Roma, 6 gennaio 2012   

 

Caro Presidente Monti

chissà... anche Lei da bambino avrà aspettato con un po’ di batticuore la mattina del 6 gennaio per scoprire il contenuto della calzetta appesa accanto al camino. Non grandi doni: qualche cioccolatino, qualche caramella, un po’ di frutta secca bastavano, nella sobria Italia degli anni Cinquanta, ad accontentare i più piccoli. E soprattutto a rassicurarli: chi riceveva dolcetti era classificato tra i buoni - le inevitabili marachelle perdonate. Oggi, Presidente Monti, diventato grande, Lei scappa davanti alla Befana. Ieri è volato a sorpresa a Bruxelles, nel tentativo, si dice, di moderare la ferocia dei grandi cannibali - Finanza, Europa della moneta e non dei popoli - che hanno sponsorizzato la sua nomina con quello che voci autorevoli hanno definito golpe bianco, e ora minacciano, guarda un po’, di divorare anche Lei a colpi di spread. A meno che non sia tutta una finta per aiutarLa a spolparci meglio. Provare a non farsi trovare però è inutile: anche la Befana vola, e il suo popolaresco manico di scopa ha il turbo. Il fatto è, Presidente Monti, che quelle del Suo governo non sono marachelle. E che oggi in Italia di Befana non ce n’è una. Ce ne sono milioni. I milioni di non privilegiati a cui Lei sta addossando il costo di una crisi che non hanno prodotto. Precari che Lei vorrebbe “premiare” togliendo diritti a quelli che ce l’hanno, lavoratrici a cui scippa cinque anni di vita, piccoli contribuenti vessati mentre grandi evasori ed esportatori di capitali vengono trattati coi guanti, lavoratori lasciati in ostaggio di imprese agonizzanti o approfittatrici, pensionati cui sottrae gli ultimi spiccioli... continui Lei l’elenco. Niente dolcetti, Presidente Monti. Per lei solo un cumulo di carbone, portato da uno sciame ronzante di Befane imbizzarrite. Noi di OccupyLiberazione, il giornale dei sacchi a pelo, il giornale che non è in edicola, contribuiamo col nostro cestino. Solo una settimana fa, nella conferenza stampa di fine anno, Lei ha ripetuto ai colleghi in sala, mentre un gruppetto di noi tentava un presidio disperato fuori dalla Sua porta, che è «impensabile» non salvaguardare il pluralismo dell’informazione. Nel frattempo i giornali muoiono! Gli editori, primo tra tutti il nostro, e le banche non si fidano delle sue promesse. Liberazione vive in internet solo grazie alla scelta di lotta di noi lavoratori, giornalisti e poligrafici. Terra non esce per lo sciopero a oltranza dei suoi dipendenti non pagati da luglio. All’Unità non ci sono gli stipendi. Il Manifesto si dibatte in una crisi terribile. Decine di altre testate, d’ispirazione cattolica, di destra, di sinistra, cooperative, di partito, di idee sono sull’orlo del baratro. Lei parla ma non agisce. Non agire ora vuol dire che sarà una selezione darwiniana a fare piazza pulita nell’universo dell’informazione estranea ai grandi potentati, e non la trasparenza e il rigore nell’assegnazione delle risorse pubbliche che noi per primi reclamiamo. Carbone per la Sua ipocrisia, presidente Monti! La Sua manovra draconiana ha lanciato come ciambella di salvataggio ai giornali in affanno la possibilità di attingere anche per l’editoria al Fondo per le emergenze.  Il cosiddetto Fondo Letta è nella completa discrezionalità della Presidenza del Consiglio. I milioni per mantenere in vita, com’è giusto, Radio Radicale sono stati presi da lì otto giorni fa. Non si guardi intorno, Presidente. Non si giri. Non dica «Chi, io?». Se vuole salvare i giornali indipendenti può farlo. Subito. Al Prossimo Consiglio dei ministri.

 

 

 

OccupyLiberazione; il Cdr, la Rsu, l’assemblea permanente unitaria di Liberazione occupata

 

Roma, 6 gennaio 2011

 

 

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