Due condanne a due anni e quattro mesi di reclusione per violenza privata agli aggressori della giornalista di Rainews24 Angela Caponnetto. Pur escludendo l'aggravante mafiosa, il Tribunale di Crotone ha riconosciuto l'estrema gravità della violenza con cui gli imputati impedirono alla troupe, nel 2017, di concludere un servizio sulla 'ndrangheta a Isola di Capo Rizzuto. La condanna inflitta è stata persino superiore alla richiesta del pubblico ministero.
Soddisfatta la Federazione nazionale della Stampa italiana, parte civile nel processo a fianco della giornalista, anche in rappresentanza dell'Usigrai. «La sentenza del Tribunale di Crotone dimostra che denunciare è necessario e giusto: non può passare il messaggio che chi "molesta" il lavoro dei giornalisti e il diritto di cronaca possa farla franca. La Fnsi continuerà ad essere al fianco delle colleghe e dei colleghi nelle aule di giustizia e non solo. Un grazie ad Angela Caponnetto per il suo coraggio e per il suo impegno al servizio del diritto dei cittadini ad essere informati», ha rilevato il sindacato.
Grande soddisfazione è stata espressa anche dall'avvocato Giulio Vasaturo, legale della Fnsi, dell'Usigrai e di Caponnetto. «Questa sentenza è un tributo alla coscienza civile e alla professionalità di una giornalista che ha avuto il coraggio di denunciare le gravi minacce e intimidazioni subite in un territorio difficile», ha osservato.
«Oggi – ha proseguito – in aula c'erano tanti giornalisti locali che ogni giorno raccontano quel che accade in questo angolo di Calabria. Il riconoscimento del Tribunale, l'encomiabile impegno della Procura di Catanzaro su questo territorio, la presenza della Fnsi e dell'Usigrai in tutti i processi per reati contro la libera informazione devono essere di pieno sostegno per tutti questi esemplari cronisti di frontiera».
E Caponnetto ha commentato: «Ho fatto semplicemente quello che sentivo di dover fare: denunciare l'impedimento nei confronti di una troupe televisiva al lavoro. Denunciando ho pensato di fare un ulteriore servizio pubblico: se io non riesco a documentare, a pagarne le conseguenze sono i cittadini, cui viene impedito di conoscere. Ringrazio chi mi ha sostenuto fin dall'inizio», ha aggiunto, rivolgendo infine un appello ai colleghi: «Non lasciatevi intimidire, denunciate sempre».