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Internazionale 27 Mag 2007

Iraq, a Kerbala i giornalisti autorizzati ad avere armi Fnsi: "No a giornalismo armato, occorre rafforzare le misure di sicurezza"

Il governatorato della città santa sciita di Kerbala, nel Sud dell'Iraq, ha deciso di consentire ai giornalisti di dotarsi di armi per l'autodifesa, riferisce l'agenzia di stampa irachena Aswat al Iraq

Il governatorato della città santa sciita di Kerbala, nel Sud dell'Iraq, ha deciso di consentire ai giornalisti di dotarsi di armi per l'autodifesa, riferisce l'agenzia di stampa irachena Aswat al Iraq

"Il governatorato ha deciso di concedere ai giornalisti e agli operatori del settore media che ne faranno richiesta l'autorizzazione a dotarsi di armi per la difesa personale", ha detto il governatore Hakil al Kazali. "Fino ad ora, nella provincia di Kerbala non sono stati registrati rapimenti o assassinii di giornalisti, ma noi vogliamo comunque proteggerli", ha detto ancora il governatore. Secondo il Centro per la protezione dei giornalisti, una organizzazione che ha sede a New York, 102 giornalisti e 39 operatori del settore media sono rimasti uccisi in Iraq dall'inizio dell'invasione delle forze multinazionali, nel marzo del 2003. Fonti giornalistiche irachene forniscono dati leggermente superiori. (ANSA) "No al giornalismo armato in Italia, no in tutto il mondo". Il segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, Paolo Serventi Longhi, commenta con preoccupazione la decisione del governatorato della città santa sciita di Kerbala, nel Sud dell'Iraq, di consentire ai giornalisti di dotarsi di armi per l'autodifesa. "Penso che il giornalismo sia naturalmente alternativo a qualunque forma di violenza - sottolinea Serventi Longhi - fosse pure per una forma di autodifesa. Oggi gli inviati nelle aree di conflitto rischiano molto ed è evidente che, insieme alla naturale cautela, occorre che i governi e le istituzioni sovranazionali garantiscano il massimo della sicurezza. Il problema non può essere risolto consegnando le armi ai giornalisti. Lo dico anche con grande rispetto per i nostri colleghi iracheni, uccisi a centinaia negli ultimi due anni". Per il segretario della Fnsi, "l'attacco alla libera informazione non si frena dotando i giornalisti di un kalashnikov. Anche i colleghi iracheni devono poter contare su misure di sicurezza che il governo legittimo e le forze di intervento militare dell'Occidente devono garantire". (ANSA)

@fnsisocial

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