“L’idea che avanza da qualche parte di applicare il metodo del contrasto allo spread - cioè con voti di emergenza continui - al tema delle intercettazioni appare quanto meno incongruo, anzi improprio. Materie di questa delicatezza vanno affrontate in modo organico e non con propositi non dichiarati (ma evidenti) di porre riparo a spifferi dei palazzi di giustizia con divieti e bavagli all’informazione.
La Fnsi aveva preso atto con soddisfazione, poco meno di due anni fa del “binario morto” sul quale era finito l’ennesimo tentativo di un progetto di legge per punire la stampa.
E se tentativi simili da anni giacciono in Parlamento, proprio per le inquietanti manovre contro i diritti dei cittadini a conoscere fatti e notizie di pubblico interesse, non si capisce come si possa immaginare un intervento d’emergenza col metodo dello “spread”, in quest’ultimo scorcio di legislatura. Questioni così delicate non si possono chiudere bruscamente con colpi di mano. Le notizie da pubblicare, se disponibili e diffuse, nel rispetto dei principi e doveri istituzionali e di convivenza civile sanciti dalla Carta Costituzionale e dalla giurisprudenza europea sui diritti umani, non possono essere scelte né dai politici né dai giudici”.