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Editoria 24 Mag 2010

Intercettazioni, l’opinione del direttore, Maria Patrizia Lanzetti, del Corriere Romagna pubblicata sull’edizione di domenica 23 maggio

E’ un appello all’indignazione quello che lancio a tutti i lettori del Corriere Romagna. Non ci sono differenze politiche che tengano: la legge “bavaglio” non deve passare. La battaglia sul ddl sulle intercettazioni non è più una cosa che può essere lasciata solo nelle mani dei parlamentari di maggioranza o di opposizione. Siamo arrivati al nocciolo, al cuore della democrazia. E tutti devono fare qualche cosa: nel proprio ambiente, con il proprio linguaggio, con i rispettivi referenti. Non si può accettare.

E’ un appello all’indignazione quello che lancio a tutti i lettori del Corriere Romagna. Non ci sono differenze politiche che tengano: la legge “bavaglio” non deve passare. La battaglia sul ddl sulle intercettazioni non è più una cosa che può essere lasciata solo nelle mani dei parlamentari di maggioranza o di opposizione. Siamo arrivati al nocciolo, al cuore della democrazia. E tutti devono fare qualche cosa: nel proprio ambiente, con il proprio linguaggio, con i rispettivi referenti. Non si può accettare.

E’ una norma che vieta il diritto di cronaca, persino su atti non più coperti da segreto, che impedisce ai cittadini di conoscere le malefatte di corrotti e corruttori, che mette in difficoltà il prezioso lavoro dei magistrati come ha detto il sottosegretario americano alla Giustizia Breuer, in Italia per partecipare alle commemorazioni per Falcone.

E’ chiaro ormai che in gioco non c’è un privilegio per i giornalisti e neppure la paura di sanzioni più severe. Quando le regole sono giuste, non è sbagliato prevedere sanzioni per chi le non rispetta. C’è una professione, una deontologia, un diritto all’informazione da difendere anche dai cialtroni. Ma oggi la questione è un’altra. Questa legge vuole chiudere in una camera blindata le informazioni e punire editori e giornalisti solo perché fanno il loro dovere: quello di informare l’opinione pubblica. No, non si può accettare.

Si poteva ragionare sull’uso improprio di uno strumento investigativo decisivo come sono le intercettazioni e anche pensare a come regolare la diffusione indebita di notizie estranee alla persecuzione di un reato. Una diffusione, fra l’altro, in cui si sono specializzati, facendola diventare anche arma per veri e propri ricatti, i settimanali di gossip la cui proprietà è ampiamente nota.

E’ evidente che il problema non è la privacy sulla cui violazione, più o meno concordata, è stata costruita un’industria.

La stessa federazione della stampa aveva proposto una mediazione che mettesse insieme diritto all’informazione e diritto alla privacy: quando gli atti diventano pubblici un’udienza filtro avrebbe consentito al magistrato di stralciare le parti delle intercettazioni che riguardano persone estranee all’indagine o vicende private di indagati non inerenti al reato perseguito.

E invece no, si è voluta seguire una strada punitiva e liberticida. Se la legge dovesse essere varata secondo i criteri con cui sta emergendo dalla Commissione Giustizia del Senato, un minuto dopo l’Fnsi presenterà ricorso alla Corte Europea di Giustizia per i diritti dell’uomo, insieme con la Federazione Internazionale dei Giornalisti.

Lo ha già annunciato così come ha anticipato la richiesta ai direttori di listare a lutto le testate dei giornali. Io spero proprio di non doverlo fare. Spero che un lampo di lucidità renda chiaro a tutti che veramente meno informazione porta a più corruzione. E sicuramente proprio ora non ne abbiamo bisogno.

@fnsisocial

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