Una delegazione di giornalisti composta da Fnsi e altre associazioni ha incontrato il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, per discutere della proposta di legge che prevede la delega al governo in materia di intercettazioni: uno strumento che anche i magistrati considerano non adatto ad un tema così delicato.
Giornalisti e magistrati insieme contro la proposta di legge
bavaglio. Per fare una sintesi delle posizioni in campo, anche in vista del
confronto con la politica sulla delega al governo in materia di intercettazioni
contenuta nella proposta di riforma del processo penale in discussione in
parlamento, una delegazione di magistrati, guidata dal presidente dell’Anm
Rodolfo Sabelli, e una delegazione di giornalisti, composta da rappresentanti di
Fnsi, Articolo21, Usigrai, Ordine dei giornalisti del Lazio, Associazione stampa romana, Cronisti romani,
Comitato 'No bavaglio', Pressing-Giornalisti in rete, si sono incontrati questa
mattina a Roma, nella sede dell’Associazione nazionale magistrati.
La riflessione comune ha portato ad alcuni punti unificanti rispetto alla
battaglia da portare avanti, con un deciso “No” allo strumento della delega al
governo, considerata sia dai giornalisti che dai magistrati uno strumento
inadatto alla delicatezza costituzionale della materia, e alcune prime idee su
iniziative congiunte per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza
dello strumento delle intercettazioni per i lavoro di magistrati e giornalisti.
Il presidente Sabelli ha ribadito la richiesta dell’Anm al governo di
restituire al parlamento la riflessione sul tema, evitando una delega che, per
la sua genericità, si presterebbe ad un ventaglio troppo ampio di soluzioni.
Mentre il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha ricordato, come già
affermato in occasione della conferenza stampa di presentazione della petizione
online promossa, tra gli altri, dal professor Stefano Rodotà, che per il
sindacato dei giornalisti “la delega al governo su una materia come quella delle
intercettazioni è una scelta sbagliata e pericolosa, perché si corre il rischio
di ledere il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati su
questioni di interesse pubblico contenute negli atti delle inchieste
giudiziarie”.
Le due delegazioni hanno quindi deciso di proseguire il dialogo e di valutare azioni
comuni da porre in essere a tutela dei cittadini nell’ottica di contemperare il
diritto alla privacy con il diritto ad un’informazione corretta e completa.
Sull’argomento è intervenuto anche il ministro Andrea Orlando che ai microfoni
di #Corrierelive ha ribadito la linea del governo. "Stiamo puntando al
rafforzamento dello strumento di indagine, quello che vogliamo fare – ha
spiegato il Guardasigilli – è che sia usato per le indagini e non per altre finalità.
Non vogliamo pregiudicare la capacità di indagine né mettere in galera i
giornalisti, ma far sì che nei fascicoli vada ciò che concerne l'attività
processuale e nient'altro. Si scriva quel che serve e non di più".
I PRECEDENTI - "Giornalisti e magistrati collaborino nell'interesse dei cittadini"
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