Momenti significativi all'assemblea dell'Associazione Stampa Toscana, a Palazzo Sacrati Strozzi, a Firenze, sede della presidenza della Regione Toscana, giovedì 15 settembre 2022. Dopo la relazione del presidente Sandro Bennucci è stata consegnata una targa-ricordo alla moglie e ai figli di Nazzareno Bisogni, storico giornalista dell'ufficio stampa della Cgil toscana, scomparso a luglio, molto impegnato nel sindacato dei giornalisti, cui sarà dedicato, per iniziativa della segretaria generale della Cgil toscana Dalida Angelini e dell'Ast, un premio rivolto ai giovani. Quindi la firma, fra Regione Toscana e Ast, di un protocollo sugli uffici stampa, che sollecita tutte le amministrazioni pubbliche locali, che ancora non l'abbiano fatto, a dotarsi di uffici stampa con giornalisti iscritti all'Ordine e contrattualizzati nel modo corretto.
Apprezzati anche gli interventi del segretario generale Fnsi, Raffaele Lorusso, del presidente nazionale dell'Ordine, Carlo Bartoli, del presidente della Giunta toscana, Eugenio Giani, del presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, di Marilena Rizzo, presidente del Tribunale di Firenze e, da remoto, del presidente della Corte d'Appello, Alessandro Nencini. Presenti anche il generale Gabriele Vitagliano, nuovo comandante provinciale dei carabinieri di Firenze, e il colonnello della Guardia di Finanza Gianluca Dinoi, in rappresentanza del generale Bruno Bartoloni.
Sulla necessità di una legge per la transizione al digitale del settore dell'editoria è tornato il segretario generale Raffaele Lorusso. «Non stiamo chiedendo finanziamenti a pioggia, non stiamo chiedendo che ci vengano riconosciute particolari guarentigie, bensì una legge con cui il settore venga accompagnato in questa fase di transizione, in questo caso al digitale, esattamente come vengono accompagnate in questo Paese tutte le fasi di trasformazione industriale», ha ribadito.
«Riteniamo – ha aggiunto – che tutti insieme si debba insistere nei confronti delle istituzioni, a tutti i livelli, perché alla stampa venga data l'attenzione che merita. La categoria dei giornalisti è molto piccola, ma essenziale per la democrazia del paese ed è necessario che faccia squadra con tutti quelli che sono i suoi enti, ciascuno naturalmente nell'ambito delle proprie competenze; e lo faccia sia a livello centrale ma anche e soprattutto a livello territoriale».
E Dalida Angelini, segretaria generale di Cgil Toscana, ha osservato che «la stampa libera è uno dei pilastri delle democrazie e di conseguenza va difesa con forza la qualità del lavoro di chi fa giornalismo: da qui la partecipazione ai lavori dell'assemblea di Ast, convinti dell'importanza del ruolo del sindacato dei giornalisti e di come viene svolto a tutela degli operatori dell’informazione».
Il protocollo sugli uffici stampa è stato firmato dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e dal presidente Ast, Sandro Bennucci: Regione e Ast concordano sulla necessità di avviare un percorso di valorizzazione, professionale ed economica, del lavoro dei giornalisti della pubblica amministrazione, negli spazi e con gli istituti e i percorsi non ancora esperiti o utilizzati resi possibili dai nuovi contratti del pubblico impiego nonché a livello di accordo decentrato, e ugualmente si impegnano a sensibilizzare le amministrazioni comunali e provinciali, gli enti regionali e società partecipate a fare altrettanto, al fine di dare attuazione ad esempio al protocollo di recente firmato da Anci e Fnsi sugli uffici stampa.
Per Giani e Bennucci, si tratta di «un accordo importante, che può servire da modello di riferimento». Contratti ed accordi che in questi anni non sono mancati vanno infatti riempiti di contenuti, anche economici, e di norme che consentano ai giornalisti della Pa di lavorare al meglio; e vanno difesi affinché nella pratica siano applicati. «Valorizzare il lavoro dei giornalisti, ricorda il presidente della Toscana, significa difendere la trasparenza e l'informazione della pubblica amministrazione rivolta ai cittadini», ha osservato il governatore. L'intesa richiama anche l'autonomia professionale e il rispetto delle norme deontologiche, sottolineate anche nel recente accordo tra Aran e Federazione della Stampa, con l'obbligo inderogabile del rispetto della verità sostanziale dei fatti e rettifica nel caso di notizie inesatte.
Durante l'assemblea, presieduta da Maurizio Naldini con Patrizia Centi in veste di segretaria dei lavori, approvati all'unanimità la relazione del presidente Bennucci e i bilanci consuntivo 2021 e preventivo 2022 dell'Ast. Eletta anche la commissione che seguirà e controllerà le elezioni dei delegati al 29° Congresso della Fnsi e per i nuovi organismi dirigenti Ast. Le elezioni si svolgeranno dal 15 al 20 novembre 2022.
Informazione, Lorusso a Repubblica: «Servono interventi strutturali, le forze politiche dicano cosa intendono fare»
In una lettera al direttore, il segretario generale Fnsi torna sull'importanza di salvaguardare il ruolo dei media. Il tema è «fra i grandi assenti» nella campagna elettorale in corso, eppure «sono in gioco migliaia di posti di lavoro, la sopravvivenza di imprese e testate giornalistiche e, soprattutto, la qualità della nostra democrazia», denuncia. Ecco di seguito il testo pubblicato sul quotidiano di giovedì 15 settembre 2002.
Caro direttore,
da tempo lo stato di salute dell'informazione italiana è precario. Il poco onorevole 58esimo posto occupato dal nostro Paese nella classifica internazionale sulla libertà di stampa certifica un declino che pare inarrestabile. L'indipendenza, il pluralismo e l'autorevolezza dei media - come ha ricordato a più riprese il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – sono indispensabili per avere un'opinione pubblica matura e garantire la tenuta delle istituzioni democratiche. In Italia poco è stato fatto nel corso degli ultimi anni per rilanciare il settore, la cui sopravvivenza è messa a dura prova dalla crisi di un modello industriale che ha sì una dimensione globale, ma allo stesso tempo richiede interventi strutturali da parte dei singoli governi.
Nella campagna elettorale in corso, il tema informazione è fra i grandi assenti. Nelle proposte programmatiche delle varie forze politiche non c'è nulla che riguardi la salvaguardia del ruolo dei media.
Un paradosso, soprattutto se si considera che in tanti, anche in questi giorni, denunciano il tentativo di apparati di disinformazione stranieri, a cominciare da quelli russi, di influenzare e condizionare l'opinione pubblica italiana. Questo pericolo, già segnalato durante il periodo della pandemia e sventato proprio grazie al lavoro degli organi di informazione professionali, dovrebbe spingere i partiti a riconoscere e valorizzare il ruolo della stampa attraverso misure mirate per affrontare la delicata fase di transizione digitale. Invece, si assiste ad una lenta ma inesorabile perdita di quote di mercato.
In Italia la media giornaliera di quotidiani venduti è di poco superiore al milione di copie. Vent'anni fa era cinque volte di più. Il digitale è in crescita, ma non in misura tale da compensare le perdite della carta. Se questa situazione avesse riguardato un altro settore economico, si sarebbero moltiplicati i tavoli di confronto per cercare soluzioni. Neanche le minacce e le aggressioni fisiche ai cronisti e l'aumento esponenziale del precariato e del lavoro povero sembrano meritare l'attenzione delle forze politiche.
È un atteggiamento preoccupante: fatte salve poche eccezioni, limitate a singoli esponenti del mondo politico, i giornali e i giornalisti, soprattutto quelli che ancora fanno domande scomode e promuovono inchieste, vengono percepiti come un fastidio.
Anche nella legislatura che si è appena conclusa le proposte di legge per contrastare i bavagli e rafforzare le tutele del lavoro dei cronisti sono finite su un binario morto.
La crisi epocale del settore richiede un approccio di sistema. È necessario che le forze politiche spieghino in che modo intendono difendere l'informazione professionale.
Il contrasto al precariato e alle cosiddette querele temerarie, la tutela delle fonti e del giornalismo di inchiesta, l'eliminazione di vecchi e nuovi bavagli, a cominciare da quello introdotto recentemente con il recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza, sono temi cruciali.
Pensare, inoltre, di affrontare la crisi strutturale del mercato con misure, necessarie ma non strutturali, inserite nelle varie leggi di stabilità, senza porsi il problema di una nuova legge per il settore è un'operazione di cortissimo respiro.
La legge sull'editoria in vigore è del 1981. Ha consentito di governare il passaggio dal piombo alla composizione a freddo. L'attuale fase di transizione digitale richiede un confronto serrato fra politica, giornalisti ed editori per giungere ad una nuova legge di settore. Sono in gioco migliaia di posti di lavoro, la sopravvivenza di imprese e testate giornalistiche e, soprattutto, la qualità della nostra democrazia.