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Fnsi 06 Nov 2003

Incontro il 5 novembre a Genova tra Associazione Magistrati e Associazione Ligure dei Giornalisti. Zinola: “Magistrati e giornalisti antipatici, perché indipendenti”

Incontro il 5 novembre a Genova tra Associazione Magistrati e Associazione Ligure dei Giornalisti. Zinola: “Magistrati e giornalisti antipatici, perché indipendenti”

Incontro il 5 novembre a Genova tra Associazione Magistrati e Associazione Ligure dei Giornalisti. Zinola: “Magistrati e giornalisti antipatici, perché indipendenti”

Intervengo a nome del sindacato dei giornalisti liguri, struttura regionale della Federazione Nazionale della Stampa che, sui temi dei diritti, del “diritto” e della giustizia non da oggi è presente sul campo. Con la propria autonomia e, anche, con la propria critica. Parlo come segretario di un sindacato unitario al cui interno sono rappresentati anche quei colleghi, quei giornalisti dipendenti e free lance che sono ipercritici sul tema giustizia. Ma credo di parlare a nome di tutti quando si tratta di diritti, del diritto ai diritti, quindi del diritto anche a una giustizia veramente efficiente, uno dei cardini del nostro vivere e convivere civile. Non ho peraltro timori a ricevere, come già accaduto, critiche per questo mio impegno che ritengo debba essere anche uno degli impegni del nostro sindacato. Un magistrato, come i giornalisti, deve essere autonomo, indipendente, libero da condizionamenti e controlli economico politici. Magistrati e giornalisti devono non solo essere indipendenti, ma anche apparirlo. Ciò non deve poi impedire, né deve fare intendere magistrati e giornalisti come dei soggetti “autistici” in chiave politica e sociale. L’espressione delle proprie idee, delle proprie culture discende dalla libertà dell’individuo e dalla nostra costituzione che troppi, da troppe e trasversali sponde, vorrebbero cambiare dopo non averla (in parte) attuata. La giustizia può e deve essere efficiente come l’informazione, se ha mezzi adeguati, progetti razionali, se non ha vocazioni corporative, se è libera e autonoma non solo dai condizionamenti esterni, ma anche da quelli interni: è difficile, ma dobbiamo riuscire in questo impegno, proprio per dimostrare di essere credibili nel concreto. Nella cosiddetta piccola giustizia di ogni giorno, nella cosiddetta grande giustizia, grande solo perché ha grande audience mediatico. La giustizia ha bisogno di riforme per tutti i soggetti interessati: i cittadini, i magistrati, gli avvocati, gli operatori di ogni livello di questo mondo. Le stesse necessità le ha il mondo dell’informazione: non è la riforma Gasparri la soluzione ideale per l’informazione. Guarda caso se ne sono accorti anche molti editori che non sono né estremisti della politica, né del diritto. Il caso Rai è emblematico e sconta oggi colpe pesanti del passato quando la lottizzazione delle carriere e delle professionalità ha visto più di una indecorosa manifestazione di grandi convergenze. Se un tempo c’era una sorta di reato colposo, oggi c’è il dolo nel controllo di questo settore. In cosa possono convergere il sindacato dei giornalisti e l’associazione dei magistrati? Nella chiarezza, nell’indipendenza dall’esterno ma anche dal nostro interno, nella vocazione a fare prevalere le capacità, le competenze, la voglia di lavorare e le specializzazioni, l’organizzazione e la razionalità, nella difesa di una costituzione che non è certo superata dagli eventi, ma solo indigesta a questi “eventi”. Mi scuso per non poter essere presente: sono in partenza per la seconda adozione (anche qui ci sarebbe da dire molto su informazione e giustizia, sul modo di interpretare norme e procedure sullo stesso tema, da un distretto giudiziario all’altro). L’impegno che posso confermare è questo: difendere il diritto dei colleghi giornalisti, quindi anche dei magistrati, ad esprimere le loro opinioni e le loro proposte. E’ difficile farlo con i diversi mezzi di informazione? Possiamo lavorare di fantasia e uscire noi all’esterno, come associazioni, tra i cittadini, soggetto molto più concreto della cosiddetta “gente”. I giornalisti, come i magistrati, spesso non sono simpatici. A dire il vero questa antipatia a volte è meritata, non per la nostra imparzialità, ma per come affrontiamo temi e problemi. E’ vero che “ci sarà (sempre?) un giudice a Berlino”. Ma è molto meglio se, come dicevano i più vecchi avvocati e docenti a Giurisprudenza, devo e posso avere fiducia “nel mio giudice”. In quello naturale, secondo codice e costituzione. Meglio se questo giudice (magari anche il giornalista) è quello di ogni giorno, nella sua antipatica (dentro e fuori la propria categoria) indipendenza.

@fnsisocial

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