In Iraq si moltiplicano gli ostacoli e le minacce nei confronti dei giornalisti
Per la prima volta dalla fine della guerra in Iraq, ha avuto luogo in data odierna (venerdì 26 settembre)un attentato contro un hotel che ospitava un’equipe di giornalisti che lavorano per un media americano. Reporter senza frontiere (sezione italiana di Reporters sans frontières) condanna con forza questo attentato e chiede l’immediata apertura di un’inchiesta che possa far luce sui fatti accaduti in data odierna. L'organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa si inquieta, allo stesso tempo, per il perentorio richiamo all’ordine impartito ai media dal Consiglio del governo transitorio irakeno, che ha diffuso, il 23 settembre 2003, una serie di rigide consegne per i media che operano in Iraq. Queste consegne si accompagnano a una serie di sanzioni prese contemporaneamente nei confronti delle emittenti arabe Al-Jazira e Al-Arabiya. Reporter senza frontiere denuncia con inquietudine la vocazione alla minaccia e la logica repressiva che sembra privilegiare il Consiglio quando impone una sorta di "libertà sorvegliata ai media". Le nuove consegne sono ridondanti e retoriche, come il decreto firmato dall’amministratore americano dell'Iraq, Paul Bremer, nel giugno 2003, che interdiva già all’ora "l’istigazione al disordine", un concetto peraltro vago e quindi estensibile a piacere, e soprattutto, con un campo di applicazione illimitato. Inoltre, la natura delle sanzioni e la possibilità di fare ricorso, non sono specificate. Senza per questo aderire o approvare le linee editoriali di alcuni media, Reporter senza frontiere non può che condannare la volontà manifestata dal Consiglio, di controllare e limitare la copertura mediatica della situazione in Iraq. Non sarà certo un’attitudine di questo tipo a risolvere il problema degli attacchi terroristici che hanno colpito le autorità irakene, americane e la popolazione civile. Da parte loro, i media nel trattare l’attualità devono evidentemente dare prova di professionalità e responsabilità. La missione di informare comporta, in alcuni casi, dei limiti che i giornalisti devono imporsi spontaneamente e in accordo con le disposizioni internazionali fissate dalle stesse organizzazioni dei media, come la "Carta di Monaco". Inoltre, è inaccettabile che delle restrizioni così importanti e eccessive vengano decise da un governo, e non da una commissione etica o da un consiglio della stampa eletto dai professionisti dei media e composto dagli stessi rappresentanti della categoria. Reporter senza frontiere mette in guardia contro la sospensione delle testate giornalistiche, la chiusura delle redazioni o l’espulsione di giornalisti, che sarebbero dei metodi vistosamente contrari alle promesse fatte alla popolazione irakena di rispettare le libertà fondamentali, tra le quali la libertà di stampa. I giornalisti sono i primi ad essere coscienti dei problemi di sicurezza in Iraq visto che alcuni di loro sono stati per la prima volta, vittime di un attentato. Il 25 settembre, una bomba è esplosa a fianco dell’hotel Al-Aike a Bagdad, che ospitava un’equipe della televisione americana NBC. Un impiegato dell’hotel è rimasto ucciso e altre due persone ferite, tra cui un tecnico del suono della NBC, David Moodie, leggermente ferito a una mano. Il personale della NBC è stato immediatamente evacuato dall’hotel. Secondo il corrispondente dell’emittente americana, Jim Avila, nessuna scritta sull’immobile poteva indicare la presenza degli uffici della NBC nell’hotel. La televisione americana non era peraltro stata oggetto di minacce. Se è ancora troppo presto per sapere se i giornalisti sono stati deliberatamente presi di mira, alcuni abitanti del quartiere sostengono che la presenza di Americani e di giornalisti nell’hotel non era passata inosservata.