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Rai 17 Mag 2007

Il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa: “La crisi colpa di tutto il Cda, riforma subito” Il Consiglio di amministrazione convocato per il 4 e 5 giugno

Roma, 16 maggio - ''Non intravedo la possibilità di superare l'attuale impasse''. Denunciata da mesi, la crisi gestionale della Rai si è materializzata ieri a tarda sera nelle parole del presidente dell'azienda Claudio Petruccioli di fronte alla commissione parlamentare di vigilanza.

Roma, 16 maggio - ''Non intravedo la possibilità di superare l'attuale impasse''. Denunciata da mesi, la crisi gestionale della Rai si è materializzata ieri a tarda sera nelle parole del presidente dell'azienda Claudio Petruccioli di fronte alla commissione parlamentare di vigilanza.

La foto impietosa della condizione di ingovernabilità dell'azienda, si è ripresentata oggi, quando il cda, riunito per affrontare il nodo della sfiducia dichiarata dal ministro dell'Economia al consigliere Angelo Maria Petroni, (assente dalla seduta per "sensibilità istituzionale"), è dovuto ricorrere al voto del presidente Petruccioli per indire la convocazione del Consiglio di amministrazione che si terrà il 4 e 5 giugno prossimi. Intanto il ddl di riforma allestito dal ministro della Comunicazioni, Paolo Gentiloni, è stato inserito nell'odg del consiglio dei ministri di domani pomeriggio. Impantanata da un assetto societario che non favorisce la governance, la Rai deve anche fare i conti con un bilancio molto problematico. Secondo le stime illustrate dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa di fronte alla Vigilanza, nel 2006 la Rai perderà 87 milioni come gruppo e 69 milioni come capogruppo. L'andamento dei conti non è destinato a migliorare nel 2007, con una previsione di perdite intorno ai 47 47 milioni a livello di gruppo e di 35 milioni per la capogruppo. Dati che motivano un giudizio preoccupato del ministro: "le performance dell'azienda negli ultimi anni non sono soddisfacenti e incapaci di far fronte alla concorrenza". L'attuale situazione di "stallo" e "criticità" della Rai, ha osservato il ministro dell'Economia, "non è ascrivibile ad un singolo consigliere ma all'intero cda". Per questo "se la Rai fosse stata vincolata allo stesso regime civilistico delle altre società per azioni -ha puntualizzato- avrei promosso la revoca dell'intero cda". Ma le radici della crisi non sono solo nell'amministrazione. Derivano, secondo il presidente della Camera Fausto Bertinotti, dai prodotti 'sfornati' dalla Rai, che da qualche anno ha deciso di scendere nell'arena della tv commerciale, in cui si vince il confronto a colpi di audience e di introiti pubblicitari, decidendo deliberatamente di rinunciare al ruolo di azienda culturale. (ADNKRONOS) MINISTRO ECONOMIA, CON L'ATTUALE LEGGE POTEVO SFIDUCIARE SOLO PETRONI La revoca del consigliere Angelo Maria Petroni era l'unica scelta possibile nell'attuale quadro normativo, ''per tentare di ristabilire il corretto funzionamento dell'organo di gestine collegiale della Rai'', ha precisato Padoa-Schioppa. "Avuti presenti i vincoli derivanti dalla norma speciale di riferimento e dallo statuto della Rai -ha sostenuto ancora il ministro dell'Economia di fronte alla commissione di Vigilanza- ho potuto e ho inteso attivare l'unica iniziativa che rientrasse nelle mie esclusive prerogative per tentare di ristabilire il corretto funzionamento dell'organo collegiale della Rai". Padoa-Schioppa ha sottolineato che, in assenza di una norma specifica nella legislazione riguardante la Rai, si è ispirato per la decisione di revocare Petroni alla normativa generale e al principio del 'contrarius actus', che stabilisce "per la revoca le stesse modalità della nomina". Per questo la revoca, così come la nomina, può essere adottata "in autonomia" dal ministero. Nella decisione, ha poi aggiunto il ministro, è stata determinate la valutazione del "rapporto fiduciario" tra l'amministratore che rappresenta il ministero nel cda Rai e lo stesso dicastero. La legge di riforma della Rai "è necessaria: il governo l'ha annunciata, mi auguro che venga approvata al più presto", ha successivamente auspicato il titolare del dicastero dell'Economia, secondo cui l'attuale situazione di "stallo" e "grave criticità" della gestione "è legata a due aspetti: il modo in cui la legge disegna il governo dell'azienda e prevede poteri per il direttore generale molto, troppo limitati rispetto a quelli del Cda e il modo in cui, data tale situazione, ha concretamente operato il Cda". (ADNKRONOS) MINISTRO ECONOMIA, SONO CONTRARIO AL COMMISSARIAMENTO Padoa-Schioppa ha assicurato anche tempi brevi per la nomina del sostituto di Petroni: "I tempi -ha sostenuto- saranno quelli tecnici minimi: non ho intenzione di aggiungere nessun tempo di riflessione. I giorni che passeranno da qui all'assemblea saranno gli stessi che utilizzeremo per scegliere chi nominare". A questo proposito, il ministro ha precisato di non avere ancora deciso se si tratterà di una persona interna al ministero o no. "Credo -si è llimitato a far sapere- che ci siano persone idonee sia dentro che fuori il ministero". Siccome "la Rai com'è oggi è un centauro: in parte umana, in parte equina, ovvero è in parte una società per azioni e in parte un soggetto pubblico che opera in un settore estremamente delicato", per Padoa Schioppa è "indispensabile" che il consigliere che succederà a Petroni "sia una persona che abbia molta cura della parte equina del centauro, quella che fa vivere anche la parte umana: con i conti in rovina, infatti, tutto il centauro finirebbe in tribunale...", ha ammonito. Il ministro si è detto poi "contrario al commissariamento della Rai, perché la Rai non è in una situazione così grave da giustificarlo". Anche se ha evidenziato più volte nel corso dell'audizione la preoccupazione per la situazione contabile in cui versa l'azienda, rimarcando "l'indebolimento dei conti", ma anche "il deterioramento degli indici di ascolto", "l'eccessivo ricorso all'esternalizzazione di alcune attività", la contrazione della raccolta pubblicitaria con l'erosione di quote di mercato da parte di Sky, "la mancanza di un piano triennale" e il ritardo con cui si è giunti all'elaborazione di un "piano per il digitale terrestre". (ADNKRONOS) MINISTRO ECONOMIA, IL DG HA POTERI TROPPO LIMITATI Padoa-Schioppa non è d'accordo con chi ha attribuito le responsabilità della situazione al direttore generale, i cui "poteri -ha ricordato- in Rai sono molto limitati rispetto alle altre società per azioni. Tra un terzo e la metà del suo tempo, il dg Rai deve passarlo a parlare con il consiglio, una cosa impensabile in altre società". Il suo potere decisionale autonomo "ha un tetto di 2,5 milioni di euro, per cifre superiori il suo potere è solo di proposta, ma deve decidere il Cda". Il ministro ha lamentato anche che "i lavori del Cda sono spesso incentrati su questioni di carattere minuto e di dettaglio della programmazione, che dovrebbero essere di competenza delle strutture operative" e che lo stesso Cda "Non ha invece esplicitato indirizzi strategici". Di fronte a questa situazione che Padoa Schioppa ha definito di "effettiva paralisi gestionale" della Rai, "il governo si sta muovendo nell'unica direzione possibile: predisporre una proposta di legge per modificare le norme che regolano l'azienda, segnalare alla Vigilanza le disfunzioni in atto, revocare l'amministratore designato dal ministero dell'Economia al quale è legato da un rapporto fiduciario finalizzato alla gestione operativa dell'azienda". "Con il presidente del Consiglio -ha riferito Padoa Schioppa- ho condiviso la necessità di un indifferibile mutamento delle condizioni attuali". Ma ha inoltre sottolineato di aver "voluto evitare" un anno fa, al momento del suo insediamento, la rimozione di Petroni con "un'azione tipica dello spoil system, nonostante il diverso parere di altri componenti del governo". Avrebbe proceduto alla 'sfiducia' anche nel caso la maggioranza dell'attuale cda fosse stata di centrosinistra? "Certo che l'avrei fatto -ha replicato rispondendo a un commissario del cenntrodestra- se avessi voluto fare solo un'azione politica l'avrei fatta un anno fa". (ADNKRONOS) NEL CDA VOTO CONTRARIO DEI CONSIGLIERI D'OPPOSIZIONE Il ministro, insomma ha spiegato di aver atteso nella speranza che l'azienda funzionasse, ma adesso non ha più intenzione di aspettare perche "il perdurare delle forti criticità otre ad accrescere il rischio di forti perdite, rappresenta un danno per il servizio pubblico e quindi per gli utenti che pagano il canone". La scelta di convocare il cda è stata contestata dai consiglieri d'opposizione, che in una nota congiunta sottoscritta da Giovanna Bianchi Clerici, Gennaro Malgieri, Marco Staderini e Giuliano Urbani, hanno evidenziato "la mancanza di idonea informazione a corredo della richiesta, avanzata dal ministro, di convocazione dell'assemblea per la revoca" di Petroni. "La materia è particolarmente complessa -prosegue la nota- considerando: i diversi atti ufficiali del presidente della Commissione di Vigilanza; l'audizione dei vertici Rai di ieri; le dichiarazioni rese nella seduta di ieri da Petroni e l'audizione di Padoa Schioppa. Il ministro ha avviato un procedimento di revoca, con riferimento solo ed esclusivamente alle norme del Codice Civile, 'dimenticando' la valenza pubblicistica della Rai, che è sancita nelle Leggi 206/93 e 112/04 e nello stesso Statuto della Rai". "I consiglieri -spiega la nota- hanno perciò richiesto gli approfondimenti necessari, visto che la lettera del ministro faceva riferimento a una convocazione 'senza ritardo' e non a una convocazione 'immediata' e che comunque l'azionista potrebbe promuovere l'azione nell'Assemblea di approvazione del bilancio prevista per fine giugno, senza coinvolgere il Cda. La completa assenza di materiale informativo (pareri legali, interni o esterni, delucidazioni da parte del ministro dell'Economia) ha provocato -conclude la nota- il voto contrario di Bianchi Clerici, Malgieri, Staderini e Urbani. Ciò anche per evitare che a loro carico possano essere intraprese azioni di natura legale, per la consapevole violazione di quanto stabilito dalla legge e dallo statuto nell'iter procedimentale avviato dal ministro". (ADNKRONOS) LA RIFORMA GENTILONI VA AVANTI, DOMANI ALL'ODG DEL CDM A favore della richiesta di convocazione del cda, si sono espressi invece il presidente Claudio Petruccioli e i consiglieri Alessandro Curzi, Nino Rizzo Nervo, Carlo Rognoni. "Come previsto dalle norme -si legge nella nota- in caso di parità prevale il voto del presidente. Alla riunione, per correttezza istituzionale, non ha partecipato il consigliere Angelo Maria Petroni. L'assemblea è convocata per il prossimo 4 giugno e in seconda convocazione per il giorno successivo 5 giugno, con all'ordine del giorno la 'revoca di un amministratore e nomina di un nuovo amministratore della società". Il testo del ddl per la riforma della Rai proposto dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni fa passi avanti. Secondo un testo anticipato da Radio Radicale, discusso oggi pomeriggio alla riunione del preconsiglio dei ministri, il servizio pubblico televisivo sarà guidato da una Fondazione composta da undici elementi. I componenti della Fondazione rimarranno in carica per sei anni e saranno nominati quattro dalla commissione di Vigilanza parlamentare, due dalla Conferenza Stato-Regioni e uno ciascuno dal Cnel, dal Consiglio nazionale dei consumatori, dall'accademia dei Lincei, uno dalla conferenza dei rettori delle università, e infine, fatto inedito, dai dipendenti Rai. Sulla crisi della Rai è intervenuto oggi anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti. "Da tempo il sistema pubblico radiotelevisivo vive una crisi di identità profonda, che il suo linguaggio, la sua comunicazione, la sua espressione siano largamente omologate a quelle della tv commerciale e questo mi pare sia la ragione principale della sua crisi. Ci sono stati momenti in cui la televisione pubblica italiana è stata un elemento che ha favorito la crescita del paese, a me pare però che oggi la malattia sia il contagio della televisione commerciale. Quel linguaggio lì e la rincorsa all'audience a tutti i costi...". (ADNKRONOS) BERTINOTTI, AZIENDA IN CRISI DI IDENTITÀ - MASTELLA, VIA PETRUCCIOLI Secondo Bertinotti, "il paese avrebbe bisogno di un servizio pubblico capace di una grande presa d'inchiesta sulla società, sulla realtà e anche con una capacità di muovere cultura, spettacolo, cinema, teatro, ma in funzione anche della costruzione di uno spirito critico, di una coscienza nazionale". Duro e esplicito è stato il giudizio del ministro della Giustizia e segretario dell'Udeur, Clemente Mastella. A suo parere Petruccioli dovrebbe lasciare la presidenza della Rai o, in alternativa, il cda andrebbe sciolto. "Io l'ho detto: il cda si deve dimettere in blocco o Petruccioli se ne deve andare. Diamo il presidente della Rai all'opposizione -ha affermato Mastella- ma qualcuno ha replicato 'Petruccioli è un bravo tecnico...'. Va bene, sarà pure bravo, ma i bravi tecnici stanno anche dall'altra parte, anche l'opposizione ha bravi tecnici. Io dico che se ne dovrebbe andare, ma vedo che rimane incollato alla poltrona". "Poi mi hanno detto ancora: 'di cosa ti preoccupi? Alla direzione generale c'è Claudio Cappon, che è una persona neutrale, un amico'... Sì, un amico loro, un amico del giaguaro. Io -ha continuato il segretario dell'Udeur- non mi azzardo proprio a indicare un possibile direttore generale. Ogni volta che parlo degli incarichi, di come fare una sostituzione, c'è subito qualcuno che si alza per dire: 'ecco, è il solito Mastella, va sempre alla ricerca di poltrone... A prescindere dal fatto che non ho chiesto niente a nessuno, ma allora che facciamo? Solo Ds e Margherita hanno diritto di chiedere le poltrone. Solo loro hanno questo diritto?". (ADNKRONOS) DILIBERTO, SCIOGLIERE CDA - BONAIUTI, PADOA SCHIOPPA DELUDENTE Anche il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, non ha dubbi: "è ora che l'intero Cda Rai vada a casa. La tv pubblica è alla paralisi e la necessità di un organo di gestione che prenda decisioni a tutela dell'azienda, è sempre più impellente. La polpetta avvelenata confezionata da Berlusconi nella passata legislatura, con un Cda guidato da un presidente, definito di garanzia, del centrosinistra, ma con una maggioranza saldamente in mano al centrodestra, sta producendo i suoi frutti velenosi. Abbiano un sussulto di responsabilità: presidente e consiglieri e si dimettano tutti, restituiscano alla televisione pubblica l'opportunità di avere un vertice autorevole e indipendente che la governi". Il portavoce del presidente di Fi e vice presidente della Vigilanza Rai, Paolo Bonaiuti, ha puntato il dito sul 'basso profilo' delle risposte fornite da Padoa Schioppa in commissione. "Quella del ministro dell'Economia -ha affermato- è stata una relazione molto molto deludente. Il ministro ha detto che paga uno per tutti -ha osservato Bonaiuti- e poi non ha detto che ci sono certezze giuridiche nell'azione che ha intrapreso contro il consigliere''. "Petruccioli -ha dichiarato il parlamentare di An, Maurizio Gasparri- sa che la situazione di difficoltà della Rai non è certo colpa dei consiglieri del centrodestra, ma dell'illegale aggressione a Petroni che sta facendo il governo. Cappon e soci si rivelano complici di un disegno che tentano di attuare in palese violazione della legge. Chi si rende complice di un disegno che sarà certamente contestato nelle sedi giudiziarie, diventa responsabile di migliaia di dipendenti della Rai che devono sapere che è la sinistra a metterla in difficoltà. Per difendere il servizio pubblico -ha concluso- si lasci operare il cda legittimamente in carica senza far prevalere le logiche della vergognosa azione partitocratrica di Prodi sugli interessi della Rai''. (ADNKRONOS) ROTONDI, GIULIANO URBANI PRESIDENTE DI GARANZIA ''Non dobbiamo girare attorno al problema. O tutto si libera dal conflitto di interessi e dall'invasione della politica -ha avvertito il deputato diessino Giuseppe Giulietti- o nulla potrà cambiare, anzi la situazione peggiorerà di giorno in giorno. Serve una legge su conflitto di interesse che risolva l'anomalia di chi ha incarichi di governo e contemporaneamente è a capo di un impero mediatico. È altrettanto urgente è che il governo approvi la proposta Gentiloni che tende a recidere ogni cordone ombelicale rispetto alle ingerenze della politica sulla Rai. Il governo deve rompere gli indugi -ha concluso il portavoce di Articolo 21- deve dimostrare la volontà di fare prestissimo. In caso contrario è inutile pretendere che la Rai cambi e ipotizzarne un rilancio''. "Il futuro della Rai va preservato e non stracciato. Giù le mani dalla Tv pubblica e si trovi una mediazione tra le posizioni in campo: Giuliano Urbani presidente potrebbe essere la soluzione giusta", ha proposto il segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie e membro della Commissione di vigilanza Rai, Gianfranco Rotondi. "Si sostituisca Petroni con un professionista interno alla Rai", ha suggerito invece Massimo Donadi capogruppo dell'Idv alla Camera. ''La Cdl urla e strepita soltanto per paura di perdere quel controllo scientifico e militare che in 5 anni ha costruito all'interno della Rai. Ne è prova -ha spiegato Donadi- proprio quel Petroni, dimissionato correttamente e tardivamente da Padoa Schioppa che, invece di rispondere al Tesoro e quindi allo Stato, da più di un anno, risponde al suo mandante politico che guarda caso è il padrone di Mediaset. Ma badi bene il centrosinistra: la Rai non può più permettersi di cadere dalla padella alla brace, ovvero, passare da un'occupazione scientifica e militare ad un'altra. I partiti devono tenere fuori le mani dalla Rai". (ADNKRONOS) SERVENTI LONGHI, DAL GOVERNO MI ASPETTAVO DI PIÙ Molto preoccupato, ma anche deluso dal comportamento del governo, si è detto il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi. "Qualche mese fa era lecito aspettarsi qualcosa di diverso e più forte da questo governo. Ci saremmo aspettati -ha sostenuto- che avesse valorizzato in maniera concreta il ruolo della Rai, mentre ci troviamo in una situazione simile all'abbandono. L'auspicio -ha concluso- è che la Rai e la libertà d'informazione tornino ad essere priorità del paese". Al di là dei profili giuridici della vicenda, è giunto il momento di "uscire rapidamente dallo stallo che blocca il cda ed espone l'azienda ad una cronica crisi d'identità, ad una carenza di progetti e di prodotti, ad una sostanziale caduta di credibilità e di autorevolezza dell'intero servizio pubblico", ha affermato il vice presidente della Vigilanza, Giorgio Merlo. "O si riprende un cammino normale e funzionante dell'azienda oppure sarà necessario intervenire con maggior incisività nel suo organo di governo. Tutto è possibile, tranne continuare con una situazione alquanto anomala e singolare con maggioranze e minoranze politico partitiche rigorosamente definite che hanno l'unico obiettivo di bloccare i lavori dell'azienda". ''C'è un modo attraverso cui il ministero dell'Economia, a legislazione vigente, potrebbe almeno in parte risolvere in modo strutturale il nodo del blocco del cda: basterebbe che alienasse appena più del 10% del proprio capitale in Rai'', ha proposto Maurizio Beltrandi, parlamentare radicale della Rnp. "In questo modo, la nomina di sette su nove consiglieri verrebbe sottratta alla Commissione parlamentare di Vigilanza Rai" e, quindi, ai "partiti politici". Oltre, "naturalmente -ha concluso Beltrandi- a dare avvio a quel processo di privatizzazione che, solo, potrebbe liberare definitivamente la Rai dalla morsa dei partiti politici''. (ADNKRONOS)

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